Città del Vaticano , mercoledì, 8. maggio, 2024 13:00 (ACI Stampa).
Papa Francesco ha ricevuto in Udienza i Partecipanti alla Consultazione “La cura è lavoro, il lavoro è cura” del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. "Negli ultimi sei anni avete portato avanti riflessioni, dialoghi e ricerche, proponendo modelli d’azione innovativi per un lavoro equo, giusto, dignitoso per tutte le persone del mondo. E ringrazio i Superiori del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale per aver incoraggiato questo impegno", accoglie così il Papa i presenti.
Nel suo discorso il Papa elenca cinque tematiche che "rivestono un’importanza cruciale per l’intera società".
Il lavoro dignitoso e le industrie estrattive. Per Francesco "è fondamentale che le condizioni del lavoro siano connesse con gli impatti ambientali, prestando molta attenzione ai possibili effetti in termini di salute fisica e mentale delle persone coinvolte, nonché di sicurezza".
Il lavoro dignitoso e la sicurezza alimentare. "Più di 280 milioni di persone in 59 Paesi e in diversi territori hanno sofferto livelli elevati di insicurezza alimentare acuta, che richiedono un intervento assistenziale urgente; senza dimenticare che in zone come Gaza e il Sudan, devastate dalla guerra, si trova il maggior numero di persone che stanno affrontando la carestia. I disastri naturali e le condizioni meteorologiche estreme, ora intensificate dal cambiamento climatico, oltre agli shock economici, sono altri importanti fattori che determinano l’insicurezza alimentare, legati a loro volta ad alcune vulnerabilità strutturali quali la povertà, l’elevata dipendenza dalle importazioni di prodotti alimentari e le infrastrutture precarie", denuncia Papa Francesco.
Lavoro dignitoso e migrazione. Il Papa denuncia che "i Paesi ricchi non fanno figli: tutti hanno un cagnolino, un gatto, tutti, ma non fanno figli. La denatalità è un problema, e la migrazione viene ad aiutare la crisi che provoca la denatalità. Questo è un problema molto grave. Tuttavia, molti migranti e lavoratori vulnerabili non sono ancora pienamente integrati nella pienezza dei diritti, sono cittadini “di seconda”, restando esclusi dall’accesso ai servizi sanitari, alle cure, all’assistenza, ai piani di protezione finanziaria e ai servizi psicosociali".