Napoli , lunedì, 13. maggio, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Nei mesi scorsi il ‘Don Bosco’ di Napoli ha celebrato i 90 anni dall’arrivo dei salesiani nel quartiere periferico della Doganella. Oltre alla formazione il ‘Don Bosco’, che è parte della Rete Salesiani per il Sociale, fa accoglienza ed è il principale punto di raccolta dei minori stranieri non accompagnati che transitano dalla Campania. Il direttore della struttura, don Giovanni Vanni, spiega che il centro è un punto di riferimento per giovani nordafricani, bengalesi, pakistani, affermando che negli ultimi sei anni sono arrivati 799 ragazzi da ben 37 Paesi diversi e che l’età media si è abbassata "qualche giorno fa ho ricevuto un 14enne”.
Il primo aiuto è per i documenti "carta identità e residenza. Così poi possono affittare un appartamento, lavorare e avere il medico. La scuola d’italiano è un altro fondamentale strumento di integrazione. E poi noi siamo un po’ i loro secondi genitori, cerchiamo di dargli quell’educazione che si basa su incoraggiamenti, ma anche su rimproveri. Il segreto è scorgere le loro inclinazioni e assecondarle, inserendoli magari nella formazione professionale”.
Perché arrivano in Italia?
“I motivi sono tra i più vari. Ci sono i ragazzi che scappano da una situazione di guerra (non solo Ucraina/Russia o Palestina/Israele) ma tante guerre civili o zone in mano a gruppi terroristici in cui lo Stato è assente, per esempio il Mali, Ciad, Burkina Faso, Nigeria, Sudan, Etiopia, la Repubblica Democratica del Congo, Pakistan, Siria, Iraq, Afghanistan, Somalia. Poi abbiamo il problema delle discriminazioni di minoranze. Faccio due esempi: molti pakistani sono etnia afgana ed il Pakistan non li riconosce; pertanto si hanno problemi nell’avere il passaporto: appartieni ad una nazione che non ti riconosce. Poi i ragazzi Coopti: nei loro documenti vi è l’indicazione della religione, se non sei mussulmano, sei sempre l’ultimo e non hai possibilità di crescere. Ho notato che alcuni coopti, se provengono da una zona con una comunità forte numericamente sono scolarizzati; ma quando vengono da zone in cui sono i coopti sono vere e proprie minoranze non sanno leggere e scrivere, eppure dicono di essere andati a scuola!
Poi c’è il motivo economico: Tunisia, Bangladesh Egitto… Paesi colpiti da un’inflazione galoppante e situazioni economiche al collasso. L’Egitto, anche se nessuno ne parla, vive uno dei momenti più bui: la guerra tra Hamas ed Israele; l’instabilità del Mar Rosso e del Canale di Suez, la crisi monetaria… e chi ne paga sono le piccole famiglie, in quanto i prezzi salgono continuamente e la popolazione è agli estremi della povertà. E’ interessante (e fa riflettere) che vi sono molti ragazzi che provengono dalla zona del Delta del Nilo, la zona per eccellenza più ricca dell’Egitto! La Tunisia, un Paese definito sicuro dal nostro governo, ma in realtà la povertà è visibile agli occhi di chi ci abita e rischia di essere una bomba sociale… E tante famiglie lasciano i figli partire, pur coscienti dei tanti rischi”.