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Ad limina Calabria, il Vescovo Savino: "Quello con il Papa non è un legame formale"

I Vescovi della regione ecclesiastica della Calabria hanno compiuto alla fine di aprile la visita ad limina. Per parlare di questa esperienza, ACI Stampa ha intervistato Monsignor Francesco Savino, Vescovo di Cassano allo Jonio

La visita ad limina dei Vescovi calabresi |  | Vatican Media La visita ad limina dei Vescovi calabresi | | Vatican Media

I Vescovi della regione ecclesiastica della Calabria hanno compiuto alla fine di aprile la visita ad limina. Per parlare di questa esperienza, ACI Stampa ha intervistato Monsignor Francesco Savino, Vescovo di Cassano allo Jonio e Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana per il settore Sud.

Anzitutto è stata una esperienza di autentica ecclesialità. Sentirci parte di un noi più grande aiuta a sentirsi meno soli e anche meno campanilisti. Il legame con il Santo Padre per noi Vescovi, ma anche per le nostre comunità, non è formale poiché alimenta un senso di maggiore unità e corresponsabilità. La visita alle tombe degli Apostoli ha rafforzato questo legame che non va mai dato per scontato.

Che cosa può dirci dell’incontro con il Santo Padre?

È stato un dialogo aperto e sincero. Lo stile pastorale del papa ha fatto sì che non si riducesse ad una discussione teorica, perché si è dimostrato sensibile alle tematiche che affliggono non solo la nostra terra di Calabria ma anche le diverse comunità cristiane. La sua preoccupazione principale è l’accompagnamento del cammino del popolo di Dio manifestato con vicinanza e tenerezza: in questo senso al papa sta molto a cuore la formazione dei laici e dei futuri presbiteri. E a tal proposito ci ha incoraggiato verso l’unificazione dei seminari.

Avete potuto incontrare e confrontarvi con i responsabili dei dicasteri della Curia Romana. Cosa è emerso?

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Siamo stati accolti con grande cordialità nei diversi dicasteri. È emersa la necessità di continuare a lavorare insieme come Vescovi sui diversi fronti dell’evangelizzazione per favorire nelle diverse diocesi un clima di maggiore unità e sinodalità oltre ogni provincialismo e autoreferenzialità. La Calabria è una terra che invoca maggiore cura, a partire da una testimonianza cristiana capace di intercettare le criticità e trasformarle in risorse.

Come questa visita aiuta a preparare il Giubileo e la fase profetica del Sinodo?

L’attesa del Giubileo favorisce la crescita del legame con la Chiesa di Roma, che presiede nella carità. Tuttavia il confronto con il papa e i diversi dicasteri, soprattutto con la segreteria del Sinodo, hanno suscitato diversi interrogativi in merito alle scelte da fare come comunità nella fase profetica ormai alle porte. Gli anni del cammino sinodale non hanno subito un andamento lineare, ma i contributi emersi ci permettono di immaginare e proporre vie creative per l’annuncio del Vangelo nella nostra preziosa regione. La chiesa vive di alternanza, diceva il cardinale Martini, tra avanzamenti graduali e salti di qualità. È l’ora di un salto di qualità.

A livello personale, cosa ha maturato da questa visita? Quanto questa esperienza romana può aiutarla nel suo ministero episcopale?

Personalmente mi ha arricchito molto, sia dal punto di vista della conoscenza delle diverse realtà dei dicasteri, e anche dalla comprensione del servizio che i dicasteri svolgono dentro la chiesa e per la chiesa. Senz’altro come vescovo mi sento sostenuto, accompagnato e incoraggiato nel mio servizio episcopale.

Tra pochi giorni si terrà l’Assemblea Generale della CEI: farete un bilancio delle ad limina delle diverse regioni?

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L’Assemblea Generale dei vescovi italiani costituisce senz’altro un momento di sintesi, di condivisione e di proposte. Il Santo Padre senza dubbio metterà insieme i frutti delle diverse conferenze regionali, ci aiuterà a comprendere la visione globale della chiesa italiana e ci consegnerà tracce per il cammino futuro della nostra Chiesa. Come vescovi saremo aperti e disponibili alle sollecitazioni del Santo Padre in un momento culturale e storico in cui il senso di impegno civile e politico rischia di ripiegarsi su se stesso con inevitabili danni sulle coscienze e sull’educazione delle giovani generazioni.