Che cosa può raccontarci dell’incontro che avete avuto con il Santo Padre?
È stato un incontro caratterizzato da profonda familiarità nel quale ogni Vescovo della nostra regione ha avuto la possibilità di descrivere a Papa Francesco il particolare contesto della propria diocesi. Si è parlato dei punti di forza, per esempio la profonda devozione che ancora dimora nel cuore della nostra gente, ma anche delle problematiche specifiche e delle prospettive per il futuro. Per la Chiesa non esistono periferie dimenticate, ma un unico grande centro e ogni popolo risiede nel cuore di Dio. Il Papa ha mostrato grande premura per le nostre parole che, illuminando i problemi e le luci delle nostre Chiese particolari e della società campana, saranno utili strumenti del suo ministero petrino. È stato un incontro molto concreto perché il Vangelo o è incarnato o non è. Gesù stesso vive tra la gente. La concretezza, che ha caratterizzato gli interventi di ogni Vescovo, è stata particolarmente apprezzata dal Santo Padre, che ci ha incoraggiati nel continuare ad essere “pastori con l’odore delle pecore”. Papa Francesco ha rimarcato come proprio il grande popolo del Mezzogiorno sia la vera forza di noi Vescovi. Quanto è vero! Lo vedo ogni giorno dalla specialissima prospettiva del Santuario di Pompei, dove migliaia di persone insegnano a tutti noi cosa sia la fede, come si viva la speranza, quale sia la strada della carità. Siamo usciti dalla biblioteca del Palazzo apostolico, dove si è tenuto l’incontro, rinfrancati e confortati nella speranza.
Nel corso della visita avete avuto la possibilità di incontrare i responsabili dei dicasteri della Curia Romana. Cosa è emerso da questi confronti?
È stata un’importante occasione di confronto, utile a rafforzare il ministero dei Vescovi a servizio delle loro diocesi. A cominciare dalla lettura di una relazione, che ha introdotto i vari incontri, abbiamo avuto modo di esporre problemi aperti, di chiedere informazioni specifiche o dare delucidazioni, di presentare richieste. Si è reso così palese lo spirito di comunione nella verità e nella carità e tutto questo avendo a cuore l’interesse degli uomini e delle donne che il Signore ha affidato alle nostre cure pastorali. La Campania è una regione meravigliosa, ma complessa, con una considerevole densità abitativa e tanti problemi anche di particolare gravità. Penso per esempio ai tanti giovani che lasciano la nostra terra per studiare o per trovare un’occupazione stabile. Noi Vescovi guardiamo dall’interno a questa come ad altre criticità mentre i responsabili dei Dicasteri della Santa Sede, nella loro esperienza, possono osservare le Chiese particolari dall’esterno dando indicazioni, suggerimenti. È la Chiesa, Madre, che per prima si mette in ascolto del popolo di Dio e poi cerca soluzioni per il bene dei fedeli.
La Chiesa italiana sta vivendo il cammino sinodale e ci stiamo preparando al Giubileo. Come questa visita ad limina aiuterà a preparare a livello diocesano queste due esperienze?
C’è un denominatore comune tra cammino sinodale, Giubileo e visita ad limina. È il sentirsi popolo, il sentirsi una cosa sola. Questo aspetto è già contenuto nella definizione di “cammino sinodale”, che possiamo tradurre con le parole “camminare insieme”. Cammina insieme il popolo di Dio che, come ci dice Papa Francesco, dialoga e dibatte non “per fare un’altra Chiesa”, ma per “fare una Chiesa diversa”. Cammineranno e pregheranno insieme milioni di pellegrini che giungeranno a Roma per il Giubileo. Camminiamo insieme noi Vescovi campani in visita ad limina alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Noi pastori portiamo nella terra che il Signore ci ha affidato nuove energie e un’idea di fondo, resa ancora più forte della visita: siamo una cosa sola. È un’ispirazione che, a Pompei, animerà sia la prosecuzione del cammino sinodale sia la preparazione al prossimo Giubileo. Né possiamo dimenticare che la celebrazione dell’Eucarestia e la preghiera siano state parti essenziali dei cinque giorni di visita ad limina. Cosa potremmo mai fare senza la Messa e senza l’Eucarestia? E anche questa considerazione vale sia per la visita ad limina sia per il cammino sinodale sia per il Giubileo che stiamo preparando, a Pompei, vivendo l’Anno della preghiera con particolare intensità sin dal 12 gennaio scorso. E, nella Città Mariana, quando si parla di preghiera, si parla soprattutto del Santo Rosario nel quale preghiamo continuamente, e con profondo amore filiale, per la salute e il ministero di Papa Francesco.
A livello personale, cosa ha maturato da questa visita? Quanto l’esperienza della visita ad limina potrà aiutarla nel suo ministero episcopale?
Sono sempre stato convinto che, nell’unità, la Chiesa abbia davvero un volto radioso. Durante la visita ad limina ho fatto esperienza di unità e di fraternità e questo mi ha dato tanta gioia. Non camminiamo da soli. Accanto a noi ci sono i nostri fratelli nella fede delle diocesi della Campania, d’Italia, d’Europa, del mondo. Il mio ministero episcopale è uscito rinvigorito e sempre più entusiasta dai cinque giorni trascorsi a Roma, dalle parole e dalla paternità di Papa Francesco, dall’amicizia con gli altri Pastori. Al termine della visita mi venivano alla mente le parole del Vangelo di Giovanni: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35).
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