Città del Vaticano , venerdì, 26. aprile, 2024 15:00 (ACI Stampa).
Venticinque minuti di colloquio tra Papa Francesco e il presidente tagico Emomali Rahmon, presumibilmente sui grandi temi internazionali e sull’importanza delle piccole nazioni. Perché il Tadjikistan, piccola nazione dell’Asia Centrale, una delle ex repubbliche socialiste sovietiche, può essere partner strategico della Santa Sede in dialogo con la Russia, ma anche nel dialogo con le altre fedi, come sottolinea poi il comunicato finale dell’incontro.
Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, va ricordato che Rahmon, in fondo, è stato il presidente che ha lamentato davanti a Vladimir Putin la trascuratezza nei confronti delle piccole nazioni, che, a suo dire, era stato anche causa del tracollo dell’Unione Sovietica. Ma è anche partner strategico della Federazione Russa: mentre era in viaggio a Roma, un bilaterale a livello di ministero degli Esteri si è tenuto tra Dushambe e Mosca.
È questo lo sfondo su cui nasce la visita a Papa Francesco, durata, appunto, 25 minuti. Interessante che il Papa abbia donato, sembra per la prima volta, la scultura “Fiore fragile”, oltre ai soliti documenti papali e il Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace.
Da parte del presidente, è stata donata una scultura rupestre della dinastia sasanide in Iran.
Nel bilaterale in Segreteria di Stato, insieme con il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, e l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, sono state – si legge in un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede – “rilevate le buone relazioni tra la Santa Sede e il Tadjikistan, e ci si è soffermati su alcuni aspetti della situazione politica e socioeconomica del Paese.”