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Dalle diocesi, la pastorale per i detenuti e l'impegno dei vescovi

l’Ufficio Liturgico Nazionale della Cei e l’Ispettorato dei Cappellani delle Carceri ha pubblicato un sussidio pastorale dal titolo “Misericordia io voglio e non sacrifici”

L'immagine del Sussidio |  | CEI L'immagine del Sussidio | | CEI

Ogni persona va difesa nella propria dignità qualunque sia la sua origine, appartenenza, religione, etc. Un concetto che va ricordato perché non sempre se ne è consapevoli soprattutto quando si parla di alcune categorie di persone come i carcerati che non sono figli di un dio minore.

Carla Maria Martini, cardinale e arcivescovo di Milano, sottolineava che è “più produttiva, anche in termini di prevenzione generale, una politica criminale che investa sulle capacità dell’uomo di tornare a scegliere il bene che non una politica criminale fondata sul solo fattore della forza e della deterrenza”.

Papa Francesco ha esortato, nell’Enciclica Evangelii Gaudium, a farsi promotori di una pastorale penitenziaria in un contesto di nuova evangelizzazione del sociale. Recentemente l’Ufficio Liturgico Nazionale della Cei e l’Ispettorato dei Cappellani delle Carceri ha pubblicato un sussidio pastorale dal titolo “Misericordia io voglio e non sacrifici” per promuovere e sensibilizzare l’attenzione verso il mondo delle carceri. Si tratta di uno strumento agile – contenente le parole dei Pontefici sul tema e alcune proposte per l’animazione liturgica – che ogni comunità potrà utilizzare per declinare tale sensibilità secondo le modalità che riterrà più opportune.

Un sussidio, spiega il segretario generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, che vuole essere “un segno di attenzione delle Chiese in Italia per quanti sono stati privati della loro libertà personale e di incoraggiamento per coloro che operano nelle carceri. È un modo per ‘visitare’, per oltrepassare le porte chiuse e le sbarre, per farci prossimi. Pagine che diventano “una mano tesa, un abbraccio, una parola di conforto, un’azione concreta affinché questi fratelli non siano solo destinatari di una buona azione ma protagonisti del proprio riscatto e del proprio futuro”. Nelle diocesi italiane sono varie le iniziative che prevedono gli incontri dei vescovi con i detenuti o altri momenti liturgici con la celebrazione della Messa.

Tra i momenti di sensibilizzazione nei giorni scorsi, in Campania si è svolta la “Giornata regionale della Misericordia” degli Istituti penitenziari della regione con un corteo per le strade di Pompei e una liturgia eucaristica nel santuario della Madonna del Rosario presieduta dal vescovo delegato per la pastorale carceraria della Conferenza Episcopale campana, Pasquale Cascia e concelebrata, tra gli altri, dal vescovo di Teano-Calvi, Alife-Caiazzo e Sessa Aurunca,  Giacomo Cirulli.  Proprio nel santuario mariano di Pompei il beato Bartolo Longo diede vita nel 1891 all’Ospizio per i figli dei carcerati. E ancora domenica scorsa a Fagnano Olona  la messa della Divina Misericordia per tutte le persone nelle carceri. A presiederla Erminio De Scalzi, vescovo responsabile dell’accoglienza di Papa Benedetto XVI al Family Day a Milano nel 2012 e oggi delegato della Conferenza Episcopale Lombarda per la pastorale carceraria. In Calabria, nelle settimane scorse all’Università Magna Grecia di Catanzaro una raccolta di indumenti per i detenuti delle carceri della città con lo slogan “carità senza sbarre”. L’iniziativa è stata promossa dall’Ufficio per la Pastorale universitaria della diocesi di Catanzaro-Squillace, diretto da don Roberto Corapi. “Il male fa male compierlo e subirlo ma – ha detto il sacerdote - non bisogna dimenticare che alla fine c’è sempre la luce, c’è la Risurrezione, e noi dobbiamo testimoniare con forza il messaggio del Vangelo che si può sempre rinascere, si può sempre cambiare”.

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