Genova , martedì, 26. gennaio, 2016 16:00 (ACI Stampa).
Il suo nome è Giovanna. Vive nella sua casa di Genova, in Liguria, nella zona Borgo Incrociati (quella nei pressi del torrente Bisagno vittima di alluvioni negli ultimi anni, per intenderci) ed esce poco, molto poco, pochissimo. Perché? Perché Giovanna, prossima ai settant’anni, da quando ne aveva dieci è vittima della poliomielite, o meglio, vive con un compagno molto speciale e indispensabile per la sua quotidianità: un polmone d’acciaio.
Oggi, in realtà, per fortuna Giovanna nel polmone ci va solo la notte, per dormire più tranquilla, e durante il giorno è aiutata da un respiratore, molto meno ingombrante e più comodo. Resta l’impossibilità per lei di respirare autonomamente a causa della malattia.
Giovanna è stata addirittura quindici anni senza uscire di casa, perché spostarsi dal letto e andare all’aria aperta significa chiamare in aiuto i volontari dell’ambulanza, il medico di fiducia, amici e conoscenti. E Giovanna, oltre a volte a non sentirsi sicura, non vuole recare disturbo a nessuno.
Ma Giovanna, seppur ferma nel letto, vola. Vola con la fantasia, con la sua positività che non le ha mai fatto provare rancore verso la malattia o il polmone nei confronti del quale anzi prova gratitudine, vola attraverso la Tv, il Pc, Facebook, attraverso le fotografie e i racconti degli amici che non l’abbandonano mai. In questo modo ha visitato molti più posti del mondo di tanti di noi. E poi ‘va’ allo stadio, sì perché segue immancabilmente ogni settimana la sua Sampdoria e discute di calcio con dirigenti e giocatori che si alternano per farle compagnia nella sua stanza.
A raccontare la sua storia ci ha pensato il giornalista della sede Rai di Genova Enzo Melillo in ‘La farfalla nel bozzolo d’acciaio’ edito da De Ferrari con la prefazione di Lorella Cuccarini grande amica di Giovanna, un libro-intervista allegro, vivace, scorrevole i cui diritti d’autore vanno a Giovanna e che ci insegna tanto. Perché la storia di Giovanna è una di quelle che ci fanno crescere e diventare più maturi e consapevoli, meno ‘mugugnoni’ nella nostra quotidianità fatta di tante piccole continue lamentele.