Le sue sollecitazioni pastorali sono state di grande incoraggiamento a superare le difficoltà e ad avere fiducia che insieme è possibile elaborare prospettive nuove di impegno pastorale.
Avete incontrato i vari responsabili dei dicasteri della Curia Romana: cosa è emerso da questi incontri? Avete presentato qualche richiesta specifica?
Gli incontri con i responsabili dei Dicasteri della Curia romana non sono stati formali. I Vescovi hanno manifestato il loro sentimento di profonda gratitudine per la loro disponibilità ad offrire indicazioni alla risoluzione delle problematiche di specifica competenza.
I relatori della Conferenza Episcopale che si sono alternati nei diversi incontri hanno presentato la situazione attuale del cammino delle Diocesi, suscitando per il futuro forme nuove di collaborazione, soprattutto su tematiche di particolare rilevanza nazionale e internazionale.
Tra queste la formazione culturale non solo di coloro che svolgono uno specifico ministero nella Chiesa, ma soprattutto dei christifideles laici chiamati ad essere anche costruttori della società.
La Chiesa italiana sta percorrendo il cammino sinodale, ci incamminiamo verso la seconda sessione del Sinodo e il Giubileo si avvicina. Quanto la visita ad limina la aiuterà a ripartire con slancio su questi due fronti?
Il cammino sinodale - come aveva indicato papa Francesco nell’incontro con la Chiesa di Roma il 18 settembre 2021 - non è una iniziativa alternativa al cammino ordinario della Chiesa. Così come il tema della speranza, che animerà il prossimo Giubileo, interpella la capacità delle nostre Chiese diocesane ad essere segno di una rinnovata presenza nella storia coniugando insieme le tre forme di carità suggerite dall’enciclica Fratelli tutti: carità samaritana, intellettuale e politica.
Il cammino sinodale - nella sua fase sapienziale - e il Giubileo non sono due iniziative parallele, ma un unico percorso pastorale per rilanciare l’azione evangelizzatrice di ogni comunità ecclesiale. Promuovere e storicizzare il dono della speranza è la più alta forma di carità nel e del cambiamento d’epoca.
Quanto e come gioverà questa esperienza al suo ministero episcopale? E in che modo questa esperienza potrà giovare alla sua Diocesi?
Essere in comunione con il Papa è il cuore del dinamismo apostolico del Vescovo. E’ un dono grande per ripartire con nuovo slancio missionario, con la certezza che il ministero non è funzionale a progetti religiosi o sociali, ma servizio alla presenza del Risorto che cammina nella e con la Chiesa.
Per la Diocesi di Teramo-Atri è un grande invito a non sentirsi mai fuori della storia, ma a saper vivere e servire il proprio tempo con la consapevolezza che l’evangelizzazione non è fare pubblicità della Chiesa, ma annuncio che è possibile costruire la civiltà dell’amore, come aveva indicato papa Francesco nell’udienza generale del 22 marzo 2023.
Un grande dono, ma anche una grande responsabilità che può essere accolta solo nella comunione con il Papa.
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