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Milano e gli oratori, una storia che racconta anche la città oggi

Il posto degli oratori. Una mappa delle proposte educative e ricreative per gli adolescenti di Milano

Ragazzi degli oratori milanesi a Roma |  | Fondazione Oratori Milanesi/ FB Ragazzi degli oratori milanesi a Roma | | Fondazione Oratori Milanesi/ FB

Nello scorso febbraio all’Ambrosianeum di Milano è stato presentato ‘Il posto degli oratori – Una mappa delle proposte educative e ricreative per gli adolescenti di Milano’, uno studio sulle proposte educative e ricreative offerte dai 146 oratori presenti nei 12 decanati in cui è suddivisa la città, realizzato tra maggio 2022 e gennaio 2023, anche attraverso la somministrazione di questionari online, da docenti e ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e del Politecnico.

Introducendo la ricerca  Rosangela Lodigiani, docente di sociologia dei processi economici e del lavoro, e la dott.ssa Veronica Riniolo, ricercatrice di sociologia, entrambe all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, hanno sottolineato la necessità della sfida educativa, divenuta urgenza dopo il Covid: “La sfida educativa, infatti, è divenuta ancora più centrale con la pandemia  Covid-19, quando perfino il diritto di accesso alle proposte educative è vacillato ed il benessere psico-fisico degli adolescenti ha subito un forte contraccolpo…

Dallo studio emerge la distribuzione fitta e capillare degli oratori all’interno del comune di Milano, capace di offrire un servizio di prossimità, accessibile a piedi in 5-10 minuti in ogni quartiere. Inoltre una parte importante dello studio ha cercato di delineare l’identikit di chi frequenta l’oratorio e di individuare le motivazioni di tale scelta. Accanto ai bambini e ai preadolescenti coinvolti nell’iniziazione cristiana (destinatari della pastorale giovanile ‘classica’) si osserva che, con l’aumentare dell’età, la presenza in oratorio diventa una presenza ‘ingaggiata’, ovvero impegnata a frequentare in modo attivo le proposte. Meno presenti dei bambini in termini numerici, i più grandi hanno una presenza più attiva:

Per quale motivo una ricerca sugli oratori a Milano o, meglio, una mappatura territoriale?

“Nel 2021 c’è stata profonda ridefinizione dei confini dei decanati cittadini. Ridotti da 21 a 12 sono divenuti territori molto vasti di cui è importante conoscere le caratteristiche. Gli oratori sono ‘sentinelle’ e ‘sensori’ dei territori e delle comunità che li abitano, operano al fianco e talvolta in sinergia con altre realtà educative. La ricerca ha mappato le proposte educative e ricreative rivolte a adolescenti tra gli 11 e i 19 anni, studiando le principali caratteristiche socio-demografiche e urbanistiche i contesti in esse cui si situano e considerando, insieme agli oratori, le proposte provenienti anche da altri soggetti impegnati sul fronte educativo, del pubblico (centri di aggregazione giovanile, centri di aggregazione multifunzionali, biblioteche), e del privato profit (scuole di teatro, piscine e palestre) e non profit (associazioni e cooperative sociali)”.

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In questo scenario gli oratori che ‘posto’ occupano? Come riescono a esprimere la loro unicità, ad annunciare il Vangelo?

“La mappatura ha evidenziato che gli oratori sono diffusi in modo capillare ed esteso su tutto il territorio di Milano rappresentando, in alcune aree, gli unici spazi aggregativi per i più giovani, rivelandosi preziosi specie per quanti hanno minore capitale culturale ed economico e vivono in contesti più svantaggiati. Da qualunque punto della città ci si metta in cammino, in massimo 10 minuti a piedi si può raggiungere un oratorio.

La prossimità che offrono gli oratori non è solo spaziale: l’oratorio assicura un luogo di accoglienza a ‘bassa soglia’, con accesso libero e gratuito, con tempi e spazi di incontro sia organizzati sia informali, con proposte strutturate e occasioni spontanee di condivisione, aperte a tutti ma non per questo aspecifiche. E’ anche tramite questa apertura che nella concretezza dei gesti quotidiani si testimonia e trasmette la fedeltà al Vangelo.

La tensione tra dentro e fuori, vicini e lontani resta però una costante che chiede di sperimentare linguaggi e forme nuove tanto per attrarre quanto per uscire. La pandemia è stata da questo punto di vista l’occasione per avviare cammini di condivisione per sottrarsi al ripiegamento autoreferenziale; cammini di apertura per lasciarsi provocare; cammini di comunità, convivialità, condivisione, co-protagonismo: quelle che la ricerca chiama le ‘4 C’ dell’oratorio”.

Come si caratterizza l’offerta educativa e ricreativa degli oratori?

“L’offerta degli oratori integra finalità diverse: di evangelizzazione e formazione cristiana, educative e formative, ricreative e di socializzazione, e lo fa attraverso un’ampia varietà di proposte: dall’oratorio estivo ai percorsi di formazione cristiana, dal gioco libero alle attività ricreative strutturate, a partire da quelle sportive, le più diffuse, dai ritiri alle esperienze di vita in comune, ai campi estivi e alle vacanze formative.

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Con un mix modulato in funzione delle diverse fasce d’età e delle relative esigenze di accompagnamento, educazione personale e spirituale. Dal canto loro, ragazzi e ragazze esprimono chiaramente il bisogno di essere di confrontarsi su temi decisivi per la propria vita, con adulti significativi, ma anche di essere maggiormente protagonisti, di sperimentare spazi di autonomia, di ‘poter contare’ anche nella costruzione delle proposte a loro rivolte”.

Come si caratterizza la popolazione di giovani che frequenta gli oratori?

“Gli oratori accolgono con un universo giovanile plurale e frastagliato in cui si intrecciano appartenenze culturali, etniche e perfino religiose diverse (la presenza di giovani con background migratorio è ormai strutturale), ma anche differenze di genere e di età, differenti capacità e bisogni speciali, differenti desideri di protagonismo e di accompagnamento, nella fede, nella crescita personale. Di conseguenza all’oratorio spetta oggi più che mai di trovare la via per valorizzare questa pluralità, rafforzando le competenze educative per saper promuovere percorsi di integrazione e inclusione, di fatto rappresentando un laboratorio di cittadinanza plurale”.