Mosul , giovedì, 11. aprile, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Parla di “risultato eccezionale” il Cardinale Raffael Sako, patriarca caldeo, nel momento in cui sta riconsacrando la chiesa di Nostra Signora del Perpetuo soccorso a Mosul. E non potrebbe essere altrimenti, perché la chiesa era stata occupata, dissacrata e quindi adibita a ufficio della polizia religiosa da parte dei miliziani del sedicente Stato Islamico, che avevano rimosso e distrutto crocifissi e statue e li avevano sostituiti con simboli, insegne e manifesti dell’ISIS, tra cui un manifesto con le 14 regole della Jihad. La chiesa era stata liberata nel 2017, e fu avviato un lavoro di ricostruzione terminato solo quest’anno.
Così, lo scorso 5 aprile, il Cardinale Sako è andato a Mosul, in una chiesa che aveva “gestito e patrocinato per 15 anni” ha ricordato nell’omelia, dicendo che “ci sentivamo una sola famiglia, cristiani e musulmani, in completa armonia”.
La chiesa ha circa 80 anni di storia, e alla celebrazione di riapertura hanno partecipato leader religiosi musulmani, yazidi e sabei di Mosul e della Piana di Ninive, ma anche politici cristiani e personalità internazionali, tra cui i finanziatori della ricostruzione, nonché circa 300 fedeli.
Fra le personalità ecclesiastiche il vescovo Nicodemus Daoud Sharaf della Chiesa siro-ortodossa, l’arcivescovo Imad Khoshaba di Teheran dei caldei e l’arcivescovo di Mosul Michael Najib Michael, oltre a sacerdoti, suore e religiosi.
Così Mosul, una diocesi che aveva smesso di esistere, ora incomincia una nuova vita. Già nel 2021 uno stimolo al ritorno era stato dato dal passaggio di Papa Francesco. Al momento, si stanno ricostruendo e ristrutturando lentamente chiese e monasteri distrutti, e allo stesso modo è lento il ritorno dei cristiani.