Carpi , domenica, 7. aprile, 2024 10:00 (ACI Stampa).
Al centro dell’episodio del vangelo di questa domenica seconda Domenica di Pasqua sta la persona di Gesù. Ci troviamo nel Cenacolo, dove gli apostoli vivono reclusi per timore dei capi del popolo ebraico. Improvvisamente il Signore si rese presente in mezzo a loro. Egli è risorto dai morti e poiché è vivo può venire e fermarsi in mezzo ai suoi amici. Chi si manifesta non è un fantasma, ma lo stesso Gesù che due giorni prima avevano visto morire con atroci sofferenze sulla croce. E perché i discepoli non avessero alcun dubbio al riguardo, Egli "mostrò loro le mani e il costato". Le mani che erano state confitte sulla croce ed il costato che era stato aperto dalla lancia del soldato.
Dopo essersi presentato e fatto riconoscere, Gesù risorto compie un atto: alitò su di loro” e poi offre loro un dono: E disse: ricevete lo Spirito Santo”. Il gesto del Risorto ha un significato molto profondo in quanto ricorda il modo con cui venne creato il primo uomo (cfr. Gen 2,7), il quale prende vita perché Dio alita in lui il suo soffio vitale. Il gesto compiuto da Gesù dunque ricrea la persona umana. Con esso viene donato ai discepoli la Sua stessa vita. Quel giorno, dunque, nel cenacolo è accaduto qualcosa di veramente straordinario: il Signore risorto facendo dono del Suo Spirito ai discepoli li rigenera ad una vita nuova e costituisce la nuova comunità dei figli di Dio, la Chiesa.
Ma il dono comporta sempre un impegno, la grazia porta con sé un compito. Gesù Risorto dice: "come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi". Con il dono dello Spirito la comunità dei discepoli di Cristo diviene missionaria, si apre al mondo, va nei posti più lontani per portare la presenza salvatrice di Cristo.
Quanto è accaduto nel Cenacolo di Gerusalemme accade anche per noi ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa. La celebrazione eucaristica, infatti, non ha al suo centro né il sacerdote né l’assemblea, ma la persona di Gesù. I cristiani, come i discepoli nel cenacolo, si riuniscono nei loro luoghi di culto non per ricordarsi di Gesù ma per incontrarlo, non per parlare di Lui solamente ma per parlare con Lui. E’ possibile questo incontro perché Egli è Risorto e vivo e si rende presente in mezzo a noi.
E noi come san Tommaso siamo chiamati a gettarci ai piedi del Risorto per confessare la nostra fede: "mio Signore e mio Dio!". Che equivale a dire: “Tu sei il Signore della mia vita a cui voglio rimanere fedele per sempre, perché con la tua resurrezione rimani l’incrollabile fondamento della pace, l’inesauribile fonte della gioia e l’unica via per umanizzare il mondo”.