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Diplomazia pontificia, la lotta alla maternità surrogata, Gallagher a Panama

Un chiaro supporto della Santa Sede al bando della maternità surrogata. I cento anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Panama

Papa Francesco, Casablanca Declaration | Papa Francesco incontra i membri della Casablanca Declaration, 4 aprile 2024 | Casablanca Declaration Papa Francesco, Casablanca Declaration | Papa Francesco incontra i membri della Casablanca Declaration, 4 aprile 2024 | Casablanca Declaration

Nel suo discorso di inizio anno al corpo diplomatico, Papa Francesco ha chiesto un bando universale della maternità surrogata. Non è dunque un caso che monsignor Wachowski, sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, abbia partecipato alla conferenza sulla Dichiarazione di Casablanca, il primo strumento legale che chiede un bando della maternità surrogata. Una delegazione di organizzatori è stata anche incontrata dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, il 3 aprile.

La mattina del 4 aprile, i membri della piattaforma – il presidente della FAFCE Vincenzo Bassi, il professor Sofia Maruri, il coordinatore della Dichiarazione di Casablanca Bernard Garcia Larrain e la portavoce della Dichiarazione Olivia Maurel – hanno incontro Papa Francesco. Questi ha ricordato loro l’importanza della gioia e del buon umore in tutte le circostanze, specialmente in questa difficile campagna per l’abolizione della maternità surrogata, hanno detto i partecipanti all’incontro.

Altre notizie. Dall’1 al 4 aprile, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher è stato a Panama, per celebrare i cento anni di relazioni diplomatiche con il Paese dell’istmo. A Pasqua, il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha incontrato i leader cristiani della nazione. Diversi sono stati gli interventi della Santa Sede negli organismi multilaterali.

                                   FOCUS MATERNITÀ SURROGATA

La Santa Sede chiede un lavoro trasversale

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La lotta alla maternità surrogata non è una questione solo cattolica, ma una battaglia di buon senso, che deve coinvolgere tutti gli uomini di buona volontà. Lo ha sottolineato monsignor Miroslaw Wachowski, sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, intervenendo il 5 aprile alla Conferenza Internazionale per l’Abolizione della Maternità Surrogata.

La Conferenza, che riunisce esperti e politici da tutto il mondo, ha l’obiettivo di implementare la Dichiarazione di Casablanca, primo strumento giuridico internazionale che punta al bando della pratica della maternità surrogata. Papa Francesco ha sostenuto la necessità di un bando internazionale della pratica nel suo discorso di inizio anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede.

Nel chiedere di farne una battaglia di civiltà, e non solo una battaglia cattolica, monsignor Wachowski aveva certamente in mente che la piattaforma di Casablanca include leader di tutte le confessioni religiose e anche senza alcun riferimento religioso, e riesce a mettere insieme esponenti cattolici e attiviste femministe, che hanno motivi diversi nel loro obiettivo comune.

Nel suo intervento, monsignor Wachowski ha notato che “il cuore del problema della maternità surrogata è la mercificazione della persona con la conseguente violazione della sua dignità”.

Il diplomatico vaticano ha notato che oggi il corpo e la dignità biologica sono posti su un piano secondario e soggiogai a qualsiasi desiderio della volontà, e questo si riflette sia nel dibattito sulla fecondazione in vitro (“che aveva già vari conflitti etici”) e ora nel conseguente dibattito sulla maternità surrogata, dove prevale “la logica produttiva” che deve “corrispondere alle aspettative di chi ha ordinato una vita umana”, spingendo così la vita umana “nelle categorie della produzione”.

La vita umana, già “reificata”, per dirla con il filosofo Jurgen Habermas, nel momento della scelta degli embrioni per la fecondazione in vitro, ora vede una ulteriore evoluzione laddove “la genitorialità fisica viene separata da quella sociale”.

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Non solo. La maternità surrogata lascia pensare che “il corpo della donna sia un fattore sostituibile, quando esistono azioni umane in cui nessuno è sostituibile, come un rapporto sessuale”. Monsignor Wachowski ha denunciato che “la maternità è un processo esistenziale, spirituale e corporale” e per questo “trasformare la procreazione in una forma di produzione è la deriva dell’umano verso il post-umano”, cosicché “l’uomo, svuotato dal significato antropologico, diventa malleabile”.

Nella maternità surrogata, continua il numero quattro della Segreteria di Stato vaticana, un bambino “nasce senza padre e senza madre” e deve “integrare nella sua biografia personale tre o quattro genitori”, mentre “la donna sottopone il proprio corpo alla decisione dei committenti e delle agenzie”, perdendo autonomia mentre “altri decidono delle modalità della sua vita”.

In conclusione, monsignor Wachowski ha sottolineato che è “importante non dare l’impressione che questa sia una battaglia dei cattolici: è una battaglia di civiltà cui devono aderire persone di estrazione fede e origine diverse – tutte le persone di buona volontà – anche perché per raggiungere un divieto internazionale serve una intesa larga”. E ha detto che è anche “importante non disdegnare piccoli passi, sono utili singoli cambiamenti amministrativi che ostacolino maternità surrogata”.

La piattaforma della conferenza incontra il Cardinale Parolin

Il 3 aprile, alcuni dei membri che hanno contribuito ad organizzare la conferenza per l’abolizione della maternità surrogata hanno avuto un incontro privato con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. L’incontro testimonia l’estrema attenzione che la Santa Sede sta dando oggi al tema della maternità surrogata.

Hanno partecipato all’incontro: Vincenzo Bassi, presidente della Federazione della Associazioni Familiari in Europa (FAFCE), insieme a Nicola Speranza, segretario generale, a Teresa Gerns, policy officer, e a Mark Montegriffo, che cura la comunicazione della Federazione; Carla Di Lello, dell’Associazione Giuristi Cattolici; Sofia Maruri, dell’Università di Montevideo; Olivia Maurel, portavoce della Dichiarazione di Casablanca; Bernard Garcia, coordinatore della Dichiarazione di Casablanca; Bettina Rosko, avvocato dell’ufficio legale di ADF International di Ginevra.

L’incontro è stato introdotto da una breve presentazione della Dichiarazione di Casablanca di Vincenzo Bassi, che ha anche descritto il lavoro della FAFCE a livello europeo nel contrastare il Certificato Europeo di Genitorialità, il quale potrebbe fornire una scappatoia legale al traffico di esseri umani aiutato dalla maternità surrogata.

Bernard Garcia ha invece spiegato il modo in cui si è giunti alla Dichiarazione di Casablanca e la piattaforma che si è costituita intorno alla dichiarazione, mentre Olivia Maurel ha offerto la sua testimonianza personale di figlia della maternità surrogata e della sua esperienza che la ha portata a combattere la surrogacy – un tema che ha affrontato in diverse conferenze internazionali.

Bassi ha detto che “siamo insieme da differenti ambiti per unirci su questo tema. Non è una questione ideologica, ma una questione di realtà. La maternità e i bambini non sono beni commerciali, ma un dono”.

Il Cardinale Parolin ha suggerito di lavorare a livello di Nazioni Unite, cercando il sostegno degli Stati membri, notando che la Santa Sede ha comunque status di Osservatore, ma garantendo il supporto affinchè si allarghi la coalizione per la protezione della dignità umana. Il Segretario di Stato vaticano ha fatto l’esempio del lavoro della Santa Sede per stabilire un consenso internazionale contro l’uso e il possesso delle armi nucleari, e incoraggiato a seguire lo stesso esempio, trovando un argomento morale chiaro che possa unificare le diverse voci.

                                               FOCUS PANAMA

Il viaggio di Gallagher a Panama

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Dall’1 al 4 aprile, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, è stato a Panama, per celebrare il centenario dei rapporti diplomatici. La visita è avvenuta su invito del ministro degli Affari Esteri del Paese Janaina Tewaney Mencomo.

Nel primo giorno di viaggio, l’arcivescovo Gallagher è stato nel Darién, regione al confine con la Colombia dove si estende una foresta che è diventata un percorso chiave per tutti i migranti diretti negli Stati Uniti dal Sudamerica attraverso l’America Centrale e il Messico, e che ha visto la morte di migliaia di uomini, donne e bambini.

I sopravvissuti a quella che è una vera e propria giungla vengono assistiti nel centro di accoglienza di Lajas Blancas, visitato dal “ministro degli Esteri” vaticano. Gallagher ha anche incontrato gli operatori pastorali del Vicariato Apostolico di Darién e le autorità del Senafront, il servizio nazionale di frontiera.

Il 3 aprile, l’arcivescovo Gallagher ha incontrato il presidente di Panama Laurentino Cortizo e con il ministro Mencomo. In un comunicato congiunto, si è notato che Gallagher e Mencomo hanno ribadito “la ferma volontà di lavorare insieme per il benessere spirituale e materiale della persona umana”, di istituire “meccanismi bilaterali” per il riconoscimento della personalità giuridica delle entità della Chiesa e di “rafforzare la cooperazione” per l’assistenza spirituale e sociale ai migranti.

Nello stesso giorno, Gallagher ha tenuto una lectio magistralis presso l’Università Cattolica Santa Maria La Antigua.

Nella lectio, l’arcivescovo Gallagher ha sottolineato che “la Santa Sede svolge un ruolo speciale affrontando i conflitti culturali e religiosi in tutto il mondo senza ambizioni territoriali, politiche o materiali, ma abbracciando principi che hanno come priorità il benessere dell’umanità, la protezione della dignità umana e la promozione della pace”.

Gli obiettivi della diplomazia della Santa Sede vanno dalla “giustizia, la pace, la solidarietà a livello internazionale” alla difesa degli emarginati, per una diplomazia che ha lo scopo di “costruire ponti, dove altri potrebbero vedere solo divisioni insormontabili”.

Gallagher ha messo in luce che c’è una tendenza di affrontare i problemi globali urgenti “sostituendo la centralità della dignità umana con interessi più riduttivi di natura politica ed economica”, e ha denunciato che “la società e la comunità internazionale devono togliersi gli occhiali scuri che possono causare indifferenza, per guardare in faccia la moltitudine di crisi che oggi la colpiscono, dai conflitti armati e dai disastri umanitari alla degradazione ambientale e al cambiamento climatico”.

Ci vogliono “soluzioni globali”, che possono essere favorite dal “ruolo speciale” giocato dalla Santa Sede, che ha una influenza “multiforme”, in quanto la sua missione “supera le frontiere geografiche, le limitazioni temporali e le affiliazioni politiche”.

Uno dei mezzi della Santa Sede è la “persuasione morale”, ovvero una azione di “orientamento morale e di leadership etica in una società dove il potere politico auto-riferito potrebbe non essere sufficiente”.

Questa persuasione ha luogo attraverso “partnership strategiche con nazioni, organizzazioni e persone di buona volontà che condividono l’impegno per i diritti umani fondamentali e la dignità umana”, e che non sono “alleanze o blocchi politici”, perché la Santa Sede mantiene la sua indipendenza e preferisce la “cooperazione e mediazione pacifica”, cosa che permette di “svolgere il ruolo di mediatore affidabile”.

Parlando di Papa Francesco, l’arcivescovo Gallagher ha detto che questo ha orientato la diplomazia pontificia ad affrontare in modo urgente i problemi della povertà mondiale, del cambiamento climatico e della migrazione, della difesa della pace e della non violenza.

L’autorità del Papa – ha detto il “ministro degli Esteri” vaticano – viene ancora riconosciuta “formalmente e diplomaticamente”, cosa che permette una interazione costante con i leader mondiali, promuovendo ponti.

Temi principali del magistero di Francesco, secondo Gallagher, sono la fratellanza universale, la difesa della dignità umana, la protezione della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la difesa di diritti umani e libertà, la promozione del multilateralismo e di sistemi economici che privilegiano equità e giustizia, il superamento della visione utilitaristica dell’essere umano, la sostenibilità ambientale.

“Papa Francesco – ha detto Gallagher – chiama costantemente la comunità internazionale ad affrontare seriamente queste tragedie umane e a cambiare atteggiamento verso quella che definisce una cultura per l’incontro”.

I cento anni delle relazioni diplomatiche tra Panama e Santa Sede sono state celebrate co la piantumazione di un albero.

                                                 FOCUS UCRAINA

Ucraina, il presidente Zelensky riceve i capi cristiani in occasione della Pasqua

In occasione della Pasqua, il presidente Ucraino Volodymir Zelensky ha incontrato rappresentanti delle Chiese cattoliche e protestanti in occasione della Pasqua. Secondo il servizio stampa dell’ufficio del presidente, Zelensky si è congratulato per le festività pasquali e ha augurato la “vittoria della guerra contro gli occupanti russi”, ringraziando il clero per il supporto dato ai fedeli in questo tempo difficile.

“È molto importante – ha detto Zelensky – che la popolazione abbia l’opportunità di venire, parlare con voi e pregare. Voglio esprimere gratitudine per il servizio dei nostri cappellani militari. Grazie a voi, i nostri uomini e donne al fronte hanno l’opportunità di comunicare e sentire il vostro supporto”.

I rappresentanti cristiani hanno proposto al presidente di iniziare un “colazione di preghiera” in tutta l’Ucraina, sul modello di altri “Prayers breakfast”, e Zelensky ha supportato questa idea, notando l’importanza della comunicazione tra le Chiese di differenti nazioni.

Valerii Antoniu, capo dell’Unione Pan-Ucraina delle Chiese Evangeliche – Battiste e membro del Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese, ha sottolineato l’importanza della libertà religiosa in Ucraina, evidenziata in particolare dalla efficace partnership con la comunità americana.

Ucraina, il nunzio ha celebrato Pasqua a Zaporizhzhia

L’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, ha trascorso Pasqua a Zaporizhzhia, città bombardata quasi ogni giorno, per una scelta di trascorrere le festività con le comunità più in difficoltà.

“A Zaporizhzhia, a Kherson, ma anche a Kharkiv – ha detto il nunzio parlando a Vatican News - arrivano meno aiuti umanitari. Per esempio, qui sono molto attive anche le organizzazioni cattoliche che ricevono, tra l’altro, il supporto del Santo Padre stesso attraverso il suo Elemosiniere, il cardinale Krajewski”.

La sua presenza nei luoghi difficili è anche, dunque, per vedere come viene distribuito l’aiuto umanitario.

Il nunzio parla anche di incomprensioni, perché “per esempio, ho incontrato anche i volontari da vari territori e dicono che nelle loro terre la comprensione a volte non è corretta, è veicolata dalla propaganda. E arrivano qui e trovano una realtà diversa, molto più toccante, molto più vissuta e poi vogliono tornarci in Ucraina perché vedono che la propaganda politica a volte proprio dimentica queste necessità, si concentra sulle cose minime che non si vedono e non vedono le cose più importanti”.

Le parole sul Cristo risorto a Pasqua “hanno un senso molto importante, direi molto più importante che non nelle terre di pace anche perché la vita prima o poi terminerà a causa della guerra o non della guerra e rimane, anche in mezzo alla guerra, questa luce che nessuno può spegnere, che nessuno è capace di togliercela. Quindi è proprio Gesù questa nostra certezza, il fondamento, anche la nostra speranza, perché le altre speranze praticamente non ci sono”.

Parlando dell’appello del Papa per uno scambio totale di prigionieri tra Russia e Ucraina, l’arcivescovo Kulbokas ha affermato di aver ascoltato l’appello “con molta attenzione e veramente in unione spirituale, perché anche qui per me stare nella terra di Zaporizhzhia significa anche stare nella terra dove siamo più vicini alle vite di tanti prigionieri. Per me sarebbe una Pasqua ancora più grande se io potessi andare a visitare i prigionieri. E quando il Papa fa l’appello perché ci sia uno scambio totale di tutti i prigionieri, questo non è un semplice appello, ma è un appello che riguarda tante vite, diverse migliaia di persone le quali non soltanto non hanno la possibilità di celebrare la Pasqua, compresi i due sacerdoti greco-cattolici che qui sono stati prelevati da Berdiansk che non è tanto lontano da Zaporizhzhia, perché è la stessa regione”.

Visitare i prigionieri è importante, perché – spiega il nunzio – in Ucraina “sono infatti riuscito a visitare i prigionieri russi che qui vengono detenuti. Invece, io so che il mio collega in Russia non riesce a visitare i prigionieri ucraini e nessuno dei rappresentanti della Chiesa riesce a visitarli, neanche fare visita ai sacerdoti greco-cattolici. Questo per me è un peso molto forte: sapere che le persone stanno nelle condizioni così difficili e anche il comandamento di Gesù – vai e visita tuo fratello che sta in prigione – proprio non è possibile adempierlo”.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede a New York, crimini contro l’umanità

L’1 aprile, si è tenuto alle Nazioni Unite di New York a un incontro del Sesto Comitato, che si occupava di crimini contro l’umanità.

L’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali a New York, ha chiesto di finalizzare un strumento universale, multilaterale e legalmente vincolante per codificare l’attuale legge consuetudinaria riguardo i crimini contro l’umanità.

Questo perché, ha detto, “quando un crimine contro l’umanità è commesso, la dignità umana è sotto attaccato, ma non perduta”.

La Santa Sede ha sottolineato che “gli imperativi morali combinati di rispetto per la dignità umana e promozione del bene comune portano alla conclusione che gli interessi sovrani non possono mai giustificare i crimini contro l’umanità.

La Santa Sede a New York, la commissione sul disarm

Il 2 aprile si è tenuto alle Nazioni Unite di New York uno Scambio Generale di vedute alla Commissione per il Disarmo dell’ONU.

Intervenendo al dibattito, l’arcivescovo Caccia ha messo in luce che la deterrenza è “una illusione” perché “piuttosto che prevenire i conflitti, la disponibilità di armi incoraggia il loro uso, accresce la loro produzione, crea sfiducia e distrae risorse”.

Caccia ha sottolineato che la logica della deterrenza è “illusoria” ed è “spesso usata per giustificare il possesso continuato di armi nucleari”. Per questo, la Santa Sede chiede di rifiutare la logica della deterrenza nucleare e di unirsi al Trattato per la Proibizione Armi Nucleari. La Santa Sede, tra l’altro, ha sostenuto con forza il trattato, partecipando eccezionalmente all’assemblea che lo licenziò e votando come Stato membro, sebbene sia solamente uno Stato osservatore con poteri speciali.

Inoltre, la Santa Sede ha chiesto di sviluppare una normativa e una cornice operativa riguardo l’uso dell’intelligenza artificiale, reiterando la proposta di creare una agenzia internazionale sull’intelligenza artificiale proposta dall’arcivescovo Gallagher all’apertura dell’assemblea generale ONU lo scorso settembre.

La Santa Sede all’ONU, ancora sui crimini contro l’umanità

Il 2 aprile, il Sesto Comitato delle Nazioni Unite ha continuato il dibattito sui crimini contro l’umanità, e in particolare sulla loro definizione e sugli obblighi generali che riguardano questi crimini.

L’arcivescovo Caccia ha detto che la Santa Sede ritiene che la definizione dei crimini che siano inclusi nell’ambito della nuova convenzione devono essere radicati nella legge internazionale esistente. Ha chiesto una nuova convenzione per seguire le definizione dei crimini contenuti nello Statuto della Corte Penale Internazionale.

Il nunzio ha anche espresso preoccupazione che l’omissione della definizione di gender sia stata l’unica sostanziale differenza dell’attuale bozza dall’articolo 7 dello Statuto della Corte Penale Internazionale – la Santa Sede definisce il gender solo nei termini di sesso naturale, uomo e donna, e non ne accetta definizioni di tipo sociale.

La Santa Sede non può nemmeno essere d’accordo con alcun emendamento alla definizione di gravidanza forzata.

La Santa Sede all’ONU, il Gruppo di lavoro sulle armi nucleari

Il 3 aprile, si è aperto il I Gruppo di Lavoro sulle Armi Nucleari della Commissione per il Disarmo delle Nazioni Unite.

La Santa Sede ha rimarcato la necessità di una azione globale per il disarmo nucleare, ha chiesto agli Stati di rifiutare l’uso di una retorica di minaccia intorno alle armi nucleari, e ha chiesto piuttosto di cercare pace e stabilità internazionale attraverso la solidarietà e la cooperazione.

La Santa Sede ha lamentato che il percorso verso il disarmo e la non proliferazione nucleare si è fermato e in alcuni casi persino tornato indietro, e ha chiesto agli Stati di dialogare e raggiungere un consenso sulle “raccomandazioni per arrivare all’obiettivo del disarmo nucleare e della non proliferazione delle armi nucleari”, raccomandazioni che dovrebbero includere l’universalizzazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, del Trattato Globale del Bando dei Testo Nucleari e del Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari.

Questi trattati mostrano, secondo la Santa Sede, “la crescente consapevolezza pubblica che l’uso e il mero possesso delle armi nucleari è immorale”.

La Santa Sede all’ONU, le misure nazionali sui crimini contro l’umanità

Il 3 aprile, il Sesto Comitato dell’Assemblea Generale dei Diritti Umani a discusso delle misure nazionali sui crimini dell’umanità. La Santa Sede ha sottolineato che, tra gli elementi essenziali al successo del nuovo trattato c’è l’obbligo degli Stati parte di assicurare che le loro leggi interne criminalizzano i crimini contro l’umanità.

Inoltre, la Santa Sede sottolinea che le pene non devono solo proteggere il bene comune e preservare l’ordine pubblico, ma dovrebbero riformarsi, migliorare ed avere un compito educativo nei confronti dei perpetratori dei crimini. La Santa Sede ha anche sottolineato che la pena di more non può mai essere una risposta appropriata al crimine.

La Santa Sede alle Nazioni Unite, le nuove tecnologie e il disarmo

Il 3 aprile, si è aperto alle Nazioni Unite di New York il Secondo Gruppo di Lavoro della Commissione Disarmo, che ha riguardato le tecnologie emergenti.

La Santa Sede ha notato che le tecnologie emergenti hanno sia possibilità che rischi, e gli Stati e le organizzazioni internazionali possono regolarsi in un modo preventivo. Il vero progresso – nota la Santa Sede – può essere solo provato nell’applicazione delle tecnologie emergenti per la giustizia e la pace, che il concetto della dignità umana è centrale nelle discussioni.

La Santa Sede ha anche messo in luce che l’uso dei comandi da remoto in ambito militare ha portato a una diminuita percezione della devastazione causata dai sistemi delle armi e della responsabilità per il loro uso.

La Santa Sede alle Nazioni Unite, le misure internazionali dei crimini contro l’umanità

Il 4 aprile, si è proseguita anche la discussione del Sesto Comitato ONU sui crimini dell’umanità, guardando in particolare alla questione delle misure internazionali.

La Santa Sede ha apprezzato la cornice per la cooperazione legale internazionale nella prosecuzione di crimini contro l’umanità, e ha enfatizzato che se viene adottata una Convenzione, questa dovrebbe contenere salvaguardie appropriate per evitare il potenziale conflitto con il dovere degli Stati di rispettare e sostenere i diritti umani fondamentali come il diritto alla vita.

La Santa Sede ha anche criticato la proposta di cambiare nella bozza il termine “sesso” con quello di “gender” quando ci si riferisce a basi valide per il rifiuto dell’estradizione.

La Santa Sede all’ONU, la salvaguardia contro i crimini contro l’umanità

Il 4 aprile, il Sesto Comitato delle Nazioni Unite ha continuato la discussione sui crimini contro l’umanità, e in particolare sulla questione delle salvaguardie.

Secondo la Santa Sede, i perpetratori dei crimini contro l’umanità devono essere perseguibili in accordo con il principio di legalità e della giustizia penale. Allo stesso tempo, le pene dovrebbero promuovere sia la reintegrazione dei perpetratori e la loro riconciliazione con la società. Gli articoli del testo in discussione dovrebbero anche sostenere la dignità delle vittime, particolarmente inserendo nella legge il diritto delle vittime a ricevere un rimborso e assistenza.

Santa Sede all’OAS, la situazione ad Haiti

Lo scorso 4 aprile, monsignor Juan Antonio Cruz, osservatore permanente della Santa Sede all’organizzazione degli Stati Americani, è intervenuto alla riunione del Consiglio Permanente dell’Organizzazione per discutere della situazione ad Haiti.

Monsignor Cruz ha notato che la Santa Sede apprezza l’approvazione per acclamazione della risoluzione “Appoggio alla transizione democratica ad Haiti” come “un passo significativo di questo organismo regionale per andare incontro alle necessità sempre più urgenti del popolo haitiano”.

Monsignor Cruz ha ricordato che più volte Papa Francesco si è riferito alla situazione che si vive ad Haiti, e lo ha fatto anche nel messaggio urbi et orbi della domenica di Pasqua.

Monsignor Cruz ha ricordato che la Santa Sede segue “molto da vicino e con grande preoccupazione la crisi democratica, di sicurezza e umanitaria che vive il paese caribico”, motivo per cui sin dall’inizio la Santa Sede ha partecipato al focus di assistenza umanitaria del Gruppo di Lavoro su Haiti.

La Santa Sede – ha detto monsignor Cruz – “assicura ancora una volta la sua vicinanza al popolo haitiano, e desidera fare presente il lavoro fondamentale della Chiesa locale, come anche quello delle varie istituzioni ecclesiali e umanitarie cattoliche in favore degli abitanti di questo amato popolo”.

Monsignor Cruz ha anche ricordato una dichiarazione della Conferenza Episcopale Haitiana del 18 marzo in cui si definiva la creazione del Consiglio Presidenziale di Transizione come un passo importante per restaurare la pace e la sicurezza, e ha invitato tutti gli haitiani a non alimentare la violenza.

                                               FOCUS AMERICA LATINA

Venezuela, un nuovo ambasciatore presso la Santa Sede dopo appena un anno

Il 3 aprile, l’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato, ha ricevuto la copia delle lettere credenziali dal nuovo ambasciatore del Venezuela presso la Santa Sede, Mauricio Zeltzer Malpican. Questi sostituisce Carlos Eduardo Garcia, che era stato designato per l’incarico nel marzo 2023.

Dopo appena un anno, dunque, c’è un cambio della guardia all’ambasciata del Venezuela presso la Santa Sede. Per contro, la nunziatura è vacante dalla nomina del precedente nunzio, Aldo Giordano, come nunzio nell’Unione Europea nel 2021. Giordano poi è morto poco dopo il Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest.

L’arcivescovo Pena Parra, anche lui venezuelano, ha comunque fatto visita in Venezuela nel 2022, incontrando anche il presidente Maduro.

                                               FOCUS NUNZI

Polonia, il Cardinale Parolin ordina arcivescovo Janusz Urbanczyk

Si è tenuta il 6 aprile, nella Cattedrale di Elblag, l’ordinazione episcopale di Janusz Urbanczyk, che Papa Francesco ha nominato il 25 gennaio come nunzio apostolico in Zimbabwe. Urbanczyk era precedente rappresentante permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), ed ha una carriera diplomatica di oltre 20 anni.

Il Cardinale Parolin ha ordinato il nuovo nunzio.