Lussemburgo , venerdì, 5. aprile, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Serve una riforma della spiritualità, prima che una riforma delle strutture. Lo sottolinea Mons. Tomas Halik, teologo ceco vincitore del Premio Templeton e già relatore al Ratzinger Schuelerkreis, il cui pensiero ha avuto un grande impatto nello sviluppo della teologia moderna.
Halik ha parlato con ACI Stampa a margine di un simposio di due giorni che si è tenuto a Lussemburgo, organizzato dalla Luxembourg School if Religion & Society, sul tema “Cosa ci tiene insieme quando non siamo d’accordo”. Una conferenza che si inserisce nel cammino sinodale voluto da Papa Francesco, ma anche in un ampio dibattito teologico, che ha raggiunto livelli di polarizzazione molto alti specialmente di fronte al cammino sinodale in Germania e al pensiero teologico che lo sostiene e che, in fondo, non è condiviso nemmeno da Papa Francesco.
Halik, che della Scuola lussemburghese è diventato professore onorario, parla di una teologia che si deve sviluppare in un mondo ormai non più cristiano, di un passaggio dal cattolicesimo alla cattolicità, della necessità di guardare ai frutti spirituali prima che alle strutture. E lo fa con la sua esperienza di sacerdote sotterraneo, ordinato di nascosto, sotto osservazione del regime comunista.
Lei ha sottolineato che non c’è bisogno di una riforma delle strutture, ma c’è bisogno prima di tutto di una riforma della spiritualità. Cosa intende?
Credo che dei cambiamenti in alcune strutture istituzionali siano necessari, ma che debbano andare insieme all’approfondimento teologico e spirituale, altrimenti sarebbe tutto molto superficiale. Credo che la sfida per questo cammino sinodale sia proprio questa. Papa Francesco ci ha dato molti buoni impulsi, ma devono essere ulteriormente sviluppati. Cosa ci dice Papa Francesco? Che possiamo trovare Dio in ogni cosa e che lo possiamo scoprire. È una esperienza tipica dei gesuiti e del loro discernimento spirituale.