Perché, dunque, il testo del Concilio Mondiale del Popolo Russo è importante? Perché – nota il Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese – è stato “principalmente istituito dalla Chiesa ortodossa russa, con il sostegno dello Stato russo”, è sotto la guida del Patriarca Kirill e vede la partecipazione di numerosi leader delle unioni religiose della Federazione Russa.
Inoltre, i suoi ultimi documenti sono stati diffusi attraverso i canali informativi ufficiali del Patriarcato di Mosca, testimoniando non solo una unità di intenti, ma una condivisione dei contenuti dei testi diffusi dal Concilio. Documenti che il Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese descrive come “neonazisti”, accusandoli di “contraddire completamente la verità e i principi spirituali e morali del Cristianesimo, dell’Islam e dell’Ebraismo”.
Ma cosa si legge nel decreto del XXV Concilio Mondiale del Popolo Russo? È un documento principalmente politico, che caratterizza la cosiddetta “operazione militare speciale” contro l’Ucraina come una guerra santa, in cui la Russia e il suo popolo stanno difendendo l’unico spazio spirituale della Santa Rus’ e stanno proteggendo il mondo dall’assalto del globalismo e dalla vittoria dell’occidente caduto nel satanismo.
Il decreto sottolinea che, una volta che sarà completata l’operazione militare speciale, tutto il territorio dell’Ucraina dovrà essere nella zona di influenza esclusiva della Russia, e – si legge – “la possibilità dell’esistenza in questo territorio di un regime politico russofobo ostile alla Russia e al suo popolo, nonché di un regime politico controllato da un centro esterno ostile alla Russia, deve essere completamente esclusa”.
Il decreto spiega anche le basi teologiche di questa visione, sottolinea che “la Russia è il creatore, il sostegno e il difensore del mondo russo”, e afferma che i “confini del mondo russo come fenomeno spirituale, culturale e di civiltà sono significativamente più ampi dei confini statali sia dell’attuale Federazione Russa che della grande Russia storica”, comprendendo “tutti coloro per i quali la tradizione russa, i santuari della civiltà russa e la grande cultura russa sono il valore e il significato più alto della vita”.
E la Russia è chiamata a proteggere il mondo dal male, con la “missione storica” di “distruggere ripetutamente i tentativi di stabilire una egemonia universale nel mondo – tentativi di soggiogare l’umanità ad un unico principio malvagio”.
In questo senso, la divisione e l’indebolimento del popolo russo hanno portato all’indebolimento e alla crisi dello Stato russo. Per questo è necessario ripristinare l’unità del popolo russo e il suo potenziale spirituale: perché la Russia e il mondo russo sopravvivano e si possano sviluppare.
Il decreto parla anche del necessario sviluppo della famiglia affinché ci sia sempre più popolazione russa, ribadisce il no all’aborto, chiede un lavoro sull’educazione perché vengano assimilate le idee e i valori spirituali e morali della civiltà russa, sottolinea che per farlo c’è bisogno di un sistema educativo nazionale sovrano purificato da “concetti e atteggiamenti ideologici” distruttivi ed estranei al popolo russo e che quasi sempre provengono da occidente.
Il testo del Concilio russo chiede un nuovo paradigma socio-umanitario basato sull’identità civile russa. Addirittura, si spinge a guardare lo scacchiere internazionale, e lancia la Russia come uno dei centri principali del mondo multipolare, in particolare come fulcro di equilibrio del quadro geopolitico eurasiatico. La politica estera russa, secondo il Concilio Russo, deve avere come compito principale la riunificazione del popolo russo, considerando che il concetto di “russo” comprende tutti gli slavi orientali discendenti della Russia storica.
Anzi, la Russia deve essere uno Stato rifugio per tutti i russi – e anche per i non russi che condividono gli stessi valori - che soffrono per il globalismo occidentale, per le guerre, per la discriminazione.
Commentando il documento, il Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese ha lamentato che in questi termini vengono anche giustificati i crimini di guerra e gli atti di genocidio giù commessi dalla Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina.
Ma è evidente che ci si trovi di fronte ad una guerra ibrida, in cui il fatto religioso viene utilizzato per giustificare un potere egemonico. E, sebbene il Concilio si sia tenuto a novembre, il documento russo sembra rispondere al messaggio del Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina in occasione del secondo anniversario dell’aggressione su larga scala della Russia – ma nell’ambito di una guerra che dura da dieci anni, dall’annessione della Crimea.
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Il testo del Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, in maniera puntuale, aveva invece ricostruito le ragioni del desiderio di dominio russo.
Nel messaggio si metteva in luce che il territorio abitato dagli ucraini è stato in gran parte conquistato e sottomesso dalla Moscovia dalla seconda metà del XVII secolo alla seconda metà del XVIII secolo, periodo in cui la cultura ucraina, la lingua e anche la Chiesa ucraina sono stati vietati, creando invece una narrativa che negava la storia ucraina e sottolineava che gli ucraini non fossero altro che una parte “più giovane, piccola e secondaria del popolo russo”.
Si è trattata di “una guerra neocoloniale nel continente europeo con chiari segni di genocidio” – e non va dimenticato l’Holodomor, il genocidio per fame, perpetrato da Stalin tra il 1932 e il 1933 – e che è stata portata avanti in diverse forme fino al crollo dell’Impero Sovietico, che ha permesso il ritorno all’indipendenza dell’Ucraina.
Ma oggi – denunciava il Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina – la Chiesa Ortodossa Russa ha preso il posto di quella ideologia neocoloniale prima zarista e poi sovietica, definendo appunto il concetto di “Mondo russo” e dando una giustificazione all’attuale aggressione all’Ucraina.
“Proprio questa leadership ecclesiastica – scriveva la Chiesa Greco Cattolica Ucraina - ha generato la nuova ideologia genocida, oggi conosciuta come ‘mondo russo’ (o ‘russkij mir’)”
Parole profetiche, se si legge il documento pubblicato in Russia il 27 marzo. Ma quello stesso documento appare come una risposta al lavoro di educazione fatto in Ucraina sulla storia e l’identità del popolo ucraino, una educazione che ha permesso fino ad ora una resistenza impensata.