Roma , sabato, 30. marzo, 2024 10:00 (ACI Stampa).
Giovedì scorso la Chiesa è entrata in un tempo particolarmente intenso con l’inizio del Triduo Pasquale. In alcune diocesi la celebrazione crismale presieduta dai vescovi con l’intero presbiteriosi è svolta nel pomeriggio di mercoledì e in altre il giovedì mattina. Nel pomeriggio le celebrazioni per ricordare l’Ultima Cena del Signore e la Lavanda dei Piedi. E poi la Via Crucis in tutte le parrocchie italiane ieri e oggi la Veglia Pasquale e domani le celebrazioni per la Santa Pasqua.
I vescovi non hanno voluto far passare questo momento senza un augurio alle loro comunità esortandoli a guardare alla Resurrezione con speranza e fiducia. “Tanta Luce” augura il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana: “Pasqua è la luce che vince le tenebre – afferma il porporato – e noi stiamo sperimentando delle tenebre profondissime. Forse ce ne dimentichiamo o abbiamo vissuto con tante luci artificiali, finte che pensavamo di poter accendere e spegnere a piacimento. Ci accorgiamo invece di tenebre terribili che spengono la vita di migliaia di persone, la vita di innocenti, in tanti luoghi nel mondo, in particolare in Ucraina, in Terra Santa, nella Striscia di Gaza. Quanta desolazione”. Per il presidente dei vescovi italiani noi “dovremmo sempre guardare attraverso le lacrime dei bambini, attraverso il pianto dei più piccoli. È da lì che capiamo tutto l’orrore e la violenza della guerra, dell’ingiustizia e quanto è inaccettabile. Non possiamo abituarci alla guerra”. Da qui l’augurio del card. Zuppi di “una Pasqua di luce. Nella Pasqua nessuno è spettatore, siamo tutti attori. Nella Pasqua non c’è una via di mezzo: o stai con Gesù e resti con l’amore, con la luce, con una forza che sconfigge quelle terribili tenebre oppure diventi complice del male”. “Il mio augurio – conclude - è che questa Pasqua di resurrezione accenda la speranza e la consapevolezza di combattere contro le tenebre del male e di vincere con il Signore che le ha sconfitte per noi perché anche noi possiamo proseguire nella lotta contro il male”.
Per il Segretario Generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari mons. Giuseppe Baturi la “grande vocazione” della Chiesa è quella di “trasmettere agli uomini, in particolare ai giovani, in forza della fede, ragioni di speranza capaci di far crescere la fiducia nella vita, di trasformare il mondo e costruire una storia rinnovata. Il Risuscitato porta nel mondo la bellezza di una vita nuova, la creatività paziente della nuova creatura. Una novità, la più grande. Il mondo, oggi così deturpato dalla violenza della guerra, può essere ricostruito e trasformato da uomini e donne che vivono le più grandi ragioni di vita e di speranza”. Baturi ricorda che oggi viviamo in un tempo “triste”, in cui la morte “occupa le pagine dei giornali. Pensiamo alle guerre, ai combattimenti che non risparmiano i bambini, alle violenze sulle donne, alla cattiveria frutto di arbitri, di prepotenze che segnano anche gli ambiti più delicati dell’esistenza, come quelli familiari e affettivi. Il rapporto tra uomo e donna sembra quasi avvelenato dall’istinto del possesso e dall’evocazione della morte. Dobbiamo – scrive - riprendere a parlare della vita, di una vita capace di sconfiggere la tentazione della morte. A noi importa il fascino della vita piena, non del nulla, di quella vita felice che è frutto di una verità sperimentata e accolta”.
“La fede (anche quella più ‘semplice’ di chi, anche se non molto credente, si fida però ‘della vita’) nasce – scrive il vescovo di Ascoli Piceno e vice presidente della Cei per il Centro Italia, Gianpiero Palmieri - per l’azione dello Spirito del Risorto nel cuore degli uomini. Ed è questo il miracolo che avviene continuamente per dono di Dio, è il miracolo della fede che vince ogni paura”. Qual’ è il motivo della speranza dei cristiani, anche in questo tempo così profondamente segnato dalla guerra, dalla violenza, dallo smarrimento?, si chiede il presule: “il segreto spiega - di questa speranza è lo Spirito di Gesù risorto, è Lui che spinge i credenti e ogni uomo che si apre alla grazia ad andare avanti, a lottare, a combattere con le armi della persuasione per la giustizia, la fraternità universale, la pace”.
La Pasqua “spalanca di fronte al nostro sguardo la prospettiva gioiosa della santità, insieme alla consapevolezza di poterla raggiungere, non attraverso le nostre capacità, totalmente insufficienti, ma con l’aiuto onnipotente di Dio”, scrive l’arcivescovo de L’Aquila, il card. Giuseppe Petrocchi sottolineando che siamo chiamati ad “impiantare un avvincente ‘cantiere di santità’: anzitutto in noi stessi, e poi nel mondo. Se ci lasciamo abitare dal Signore, crocifisso e risorto, possiamo diventare efficaci ‘artigiani’ di santità, collaborando con lo Spirito di Verità e di Amore, che compie il prodigio di condurci alla perfezione evangelica”. “La tentazione che può assalirci – sottolinea il card. Paolo Lojudice, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza e arcivescovo di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino - è quella di pensare che ciascuno di noi possa considerarsi impotente di fronte alle grandi questioni che affliggono l'umanità. Credo che ognuno di noi possa fare qualcosa non per risolvere ad esempio conflitti internazionali, ma per cambiare le piccole cose in modo tale da dare una grande una mano alla pace nel mondo. Ognuno di noi deve cercare di sciogliere quei nodi che sono presenti nelle nostre vite sociali e familiari, per arrivare così a dei traguardi che non immagineremmo”. Da qui l’invito a essere “attenti e solidali con chi non ha tante possibilità, chissà se il giorno di Pasqua diventiamo tutti buoni come a Natale. L'importante è che non sia una bontà sdolcinata, ma reale e concreta, fatta da piccoli gesti significativi e utili”.