Advertisement

Cento anni fa il Concilio Plenario cinese. Cosa si farà per i festeggiamenti?

L’opera del Cardinale Celso Costantini creò le basi per l’ordinazione dei primi vescovi cinesi nel 2026. L’università di Macao lo ricorda. E si pensa ad un evento in Vaticano

Concilio di Shanghai | Una immagine del Primo Concilio Plenario Cinese a Shanghai, 1924 | da Asia News Concilio di Shanghai | Una immagine del Primo Concilio Plenario Cinese a Shanghai, 1924 | da Asia News

Sarà con una grande conferenza internazionale presso l’Università di Macao che si celebrerà il centesimo anniversario dal Concilio Plenario Cinese, il cosiddetto Concilio di Shanghai. Fu voluto con forza dal Cardinale Celso Costantini, allora delegato pontificio, inviato in Cina a seguito della Lettera Apostolica Maximum Illud del 1919, con l’obiettivo di liberare le missioni dall’idea dei protettorati e cominciare il percorso dell’inculturazione, con la formazione di vescovi e clero locale, perché la missione avesse forza. Ma quell’anniversario potrebbe anche essere celebrato in Vaticano, con delle conseguenze diplomatiche tutte da vedere.

Si parla, infatti, di un convegno che si terrà nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, un luogo che già in più occasioni ha rappresentato un ideale ponte di dialogo con la Repubblica Popolare Cinese. E si parla anche di una presenza istituzionale ecclesiastica cinese, magari proprio il vescovo di Shanghai, Giuseppe Shen Bin, la cui nomina unilaterale da parte di Pechino ha creato un vulnus nell’accordo sino-vaticano che solo l’intervento di Papa Francesco ha potuto sanare. Ma ora i rapporti tra Cina e Santa Sede si sono di nuovo distesi, altri due vescovi sono stati nominati sotto l’egida dell’accordo, e la Cina spera che il Papa vada in Vietnam a settembre anche senza piene relazioni diplomatiche stabilite (ci si trova di fronte al penultimo step) perché questo potrebbe essere un precedente per un viaggio a Pechino.

Insomma, c’è tutto questo sullo sfondo del convegno che si terrà a Macao, che si terrà dal 26 al 29 giugno e sarà promosso dalla Facoltà di Scienze Religiose e Filosofia dell’Università San Giuseppe e dal Centro Xavier per la Memoria e l’identità.

La prima notizia del convegno fu data già lo scorso anno da un articolo pubblicato sul sito di O Clarim, il settimanale diocesano della Chiesa cattolica di Macao.

Il “Primum Concilium Sinense si svolse dal 15 maggio al 12 giugno 1924. Era stato pensato e promosso da monsignor Celso Costantini per affermare che i cattolici cinesi avrebbero dovuto, da quel momento in poi, partecipare in prima persona alle decisioni canoniche e accedere a maggiori responsabilità ecclesiali.

Advertisement

Tra i partecipanti al convegno di Macao ci saranno padre Gianni Criveller, missionario italiano del Pime e direttore editoriale di AsiaNews, il sinologo austriaco Leopold Leeb e Anthony Lam Sui-ky, ricercatore dell’Holy Spirit Center di Hong Kong.

“La visione del Concilio di Shanghai di una Chiesa locale in comunione con la Chiesa universale ha incoraggiato un maggior numero di sacerdoti ad evangelizzare in modi considerati più adatti al popolo cinese - commenta il prof. Thomas Cai, direttore del Centro Xavier per la memoria e l'identità, nell’articolo pubblicato da O Clarim che annunciava l’iniziativa -. Questa visione fu poi riaffermata anche dal Concilio Vaticano II. Potrebbe ispirare un nuovo Concilio per la Cina oggi? Su questo tema si devono considerare molte questioni pratiche.”

Il Concilio di Shanghai fu anche il momento in cui si spezzò la strana alleanza tra “trono e altare” che si trovava a vivere non solo la Chiesa in Cina, ma anche le varie Chiese post-coloniali. Fu Benedetto XV a ridefinire le cose. E la missione di Celso Costantini era particolarmente delicata.

Tanto che lui era partito in gran segreto per essere il primo delegato apostolico a Pechino, sbarcando ad Hong Kong l’8 novembre 1922.

Costantini, nei suoi memoriali, scrisse che “di fronte specialmente ai Cinesi ho creduto opportuno di non dover accreditare in alcun modo il sospetto che la religione cattolica apparisca come messa sotto tutela e, peggio ancora, come strumento politico al servizio delle nazioni europee”.

E ancora: “Volli, fin dai miei primi atti, rivendicare la mia libertà d’azione nell’ambito degli interessi religiosi, rifiutando di essere accompagnato presso le Autorità civili locali dai Rappresentanti di Nazioni estere. Avrei fatto la figura di essere in Cina in subordine a quei Rappresentanti”.

More in Mondo

Il Cardinale Celso Costantini (1876 – 1958) rimase come delegato apostolico in Cina fino al 1933, avviando il processo di “decolonizzazione ecclesiale.

Era il tempo in cui terminava il commercio dell’oppio e si risvegliava un certo colonialismo europeo, e i missionari cristiani erano sospettati di essere agenti stranieri. La ribellione dei Boxer (1899-1901) aveva portato all’uccisione di migliaia di cristiani, soprattutto cattolici cinesi.

E poi c’erano i problemi interni

La Francia considerava le missioni cattoliche in Cina sotto la sua diretta protezione, e questo nonostante la sua recente costituzione separasse in maniera molto rigida Chiesa e Stato, tanto che Pio XI nel 1926 dovette inviare alla Chiesa in Cina la lettera Ab Ipsia, in cui enfatizzò che i missionari non servono gli interessi di una nazione straniera, e annunciò che presto sarebbero stati ordinati vescovi locali.

Così successe. Due anni dopo il primo Concilio Nazionale della Chiesa Cattolica in Cina, celebrato a Shanghai nel 1924, Pio XI ordinò in San Pietro, il 28 ottobre 1926, i primi sei vescovi cinesi dell’epoca moderna. Nel 1927, Costantini promosse la fondazione del primo istituto clericale cinese, la Congregatio Discipulorum Domini, e poco anche la prima università cattolica cinese, la Fu Ren, che oggi ha sede a Taiwan.

Il Cardinale Costantini tornò in Italia nel 1933, fu nominato segretario della Congregazione di Propaganda Fide, supportò la traduzione del Messale in Cinese. E il suo lavoro ebbe ulteriori frutti nel 1941 e 1942, quando due decreti dell’allora Sant’Uffizio approvarono l’uso del linguaggio locale per celebrare i sacramenti in Nuova Guinea, Giappone, Indocina, India ed Africa. Nel 1946 la Santa Sede stabilì la gerarchia ordinaria ecclesiale in Cina, e nel 1949 il Santo uffizio approvò l’uso del cinese per la celebrazione della Messa.

Sempre nel 1946, la delegazione apostolica di Pechino fu elevata al rango di nunziatura, e Pio XII instaurò la gerarchia episcopale cinese. Erano i risultati del lavoro di Costantini, tornato a Roma nel 1933 e diventato nel 1935 segretario della Congregazione di Propaganda Fide.

Mantenne l’incarico fino al 1953, anno in cui Pio XII lo creò cardinale.