Vienna , martedì, 19. marzo, 2024 14:00 (ACI Stampa).
Il Cardinale Franz König stabilì a Vienna la fondazione Pro Oriente sessanta anni fa, poco prima che i vescovi che partecipavano al Concilio Vaticano II adottassero il decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio. La fondazione, che ha svolto un dialogo pionieristico nel promuovere il dialogo tra le Chiese in Oriente e Occidente, compie sessanta anni. Quest’anno, ricorrono anche i venti anni dalla morte del Cardinale König.
Un doppio anniversario importante, celebrato il 14 marzo con una celebrazione nel Duomo di Santo Stefano di Vienna, presieduta del Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, con concelebranti il vescovo di Linz Manfred Scheuer, il vescovo ausiliare di Vienna Franz Scharl e l’arcivescovo emerito maronita di Beirut Boulos Mater, nonché il vescovo cattolico caldeo di Aleppo Antoine Audo e il vicario generale della Chiesa orientale Yuryi Kolasa.
La celebrazione ha visto anche la presenza del metropolita greco-ortodosso Arsenios (Kardamakis), del vescovo apostolico armeno e presidente del Consiglio ecumenico delle chiese in Austria, Tiran Petrosyan, del metropolita siro-ortodosso Mor Polycarpos Aydin e dl metropolita romeno-ortodosso responsabile per l'Austria Serafino (Joanta). Ci sono poi numerosi altri rappresentanti di alto rango delle Chiese ortodosse e ortodosse orientali, ma anche delle Chiese della Riforma; per esempio il vescovo vetero-cattolico Maria Kubin o la pastora metodista Esther Handschin.
Il vescovo Scheuer, che è anche presidente della Fondazione Cardinale König, ha parlato nell’omelia dei meriti ecumenici del Cardinale König e della Fondazione Pro Oriente, che ha rappresentato 60 anni di amicizie coltiva, perché il dialogo ecumenico richiede "disponibilità e capacità di apprendere, disponibilità ad aspettarsi di sbagliare talvolta e purificazione della memoria".
Secondo il vescovo Scheuer, consenso e dissenso ecumenico sono trasversali alle denominazioni e alle comunità confessionali della Chiesa, perché “in ogni Chiesa ci sono sostenitori del dialogo ecumenico, ma anche oppositori che vedono nell’ecumenismo una caduta in disgrazia”.