Roma , lunedì, 18. marzo, 2024 17:00 (ACI Stampa).
"I conflitti di cui l’umanità si sta rendendo protagonista in questo primo quarto del XXI secolo ci mostrano la fatica di essere fratelli, abitanti della casa comune".
Il Cardinale Matteo Zuppi apre così il Consiglio permanente della CEI, il 'parlamentino' dei vescovi italiani. Per lui la questione centrale è la fraternità. E pace è la parola centrale del pontificato di Francesco che in questi mesi sta incontrando i vescovi italiani in visita ad limina. E ricorda che durante la prossima Assemblea Generale ci sarà una giornata di preghiera, digiuno e solidarietà.
In questa stagione di guerra la Chiesa mostra empatia a e pietà: "La Chiesa è madre e vive la guerra come una madre per la quale il valore della vita è superiore a ragionamenti o schieramenti lontani da questo". Il pensiero va alle elezioni europee di giugno per" riscoprire la vocazione originaria, improntando le relazioni internazionali alla cooperazione".
Parlando della storia di Giuseppe e i suoi fratelli il cardinale mette al centro della riflessione e dice che "la fraternità ritrovata fa rifiorire la conversazione che prima sembrava impossibile. Deve essere questa la nostra incessante intercessione, l’impegno di tanti artigiani di pace che speriamo ispirino degli architetti che costruiscano una pace giusta e sicura".
Dalla fraternità alla sinodalità il passo è breve. E pensando alla Gaudium et Spes vede "una Chiesa nel mondo anziché una Chiesa contro il mondo, una Chiesa che si apre al dialogo anziché una Chiesa che si chiude sentendosi assediata". Invece "la sinodalità deve significare modi e forme concrete di vita comune, semplici, vere, esigenti e umanissime, personali e comunitarie, perché la Chiesa sia comunità, servizio, relazione, amore per la Parola e per i poveri, luogo di pace e di incontro. La sinodalità deve essere accompagnata dalla freschezza della fraternità, vissuta più che interpretata, offerta più che teorizzata, nella vita e non in laboratorio, capace di rivisitare e animare i nostri ambienti". Nessuna nostalgia per una supposta età dell' oro quindi, perché "i credenti non possono guardare al passato e lamentarsi del presente della Chiesa o di quello del Paese". Ma anzi la Chiese deve essere segno di speranza, una Chiesa che possa generare figlie e figli.