Città del Vaticano , giovedì, 14. marzo, 2024 10:30 (ACI Stampa).
Ormai sembra che Papa Francesco abbia deciso di non sforzare la voce, o di farlo solo in determinate occasioni, per la preghiera dell’Angelus la domenica o in momenti più intimi con la gente come le 24 Ore per il Signore nella chiesa di San Pio V a Roma. Perché nemmeno oggi Papa Francesco ha letto il discorso previsto nell’udienza concessa ai partecipanti all’Incontro promosso dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali sul tema “Indigenous Peoples' Knowledge and the Sciences. Combining knowledge and science on vulnerabilities and solutions for resilience”.
E sì che il tema era uno dei più cari al Papa, che da tempo ha chiesto di guardare con più attenzione alle popolazioni indigene, forte dell’esperienza che ha in America Latina. In fondo, come disse una volta, anche la Madonna di Guadalupe è “una madre meticcia”.
Nel discorso, letto da padre Pierluigi Giroli, il Papa lancia l’idea del dialogo con le conoscenze dei popoli indigeni come una via per una risoluzione non violenta dei conflitti, ma anche come contrasto alle nuove forme di schiavitù e alla povertà.
È un evento, dice il Papa, in continuità con un altro incontro promosso in seno alla FAO di tre anni, e questa ricerca, aggiunge, “è un’opportunità per crescere nell’ascolto reciproco: ascoltare le popolazioni indigene, per imparare dalla loro sapienza e dal loro stile di vita, e nello stesso tempo ascoltare gli scienziati, per imparare dai loro studi”.
Il seminario della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali “lancia un messaggio ai governi e alle organizzazioni internazionali, perché riconoscano e rispettino la ricchezza della diversità all’interno della grande famiglia umana”, considerando che “nel tessuto dell’umanità ci sono culture, tradizioni, spiritualità, lingue differenti che hanno bisogno di essere protette, perché la loro perdita costituirebbe per tutti noi un impoverimento della conoscenza, dell’identità, della memoria”.