Città del Vaticano , venerdì, 8. marzo, 2024 10:00 (ACI Stampa).
Józef Ulma aveva piantato un albero di melo nel giardino della casa della sua famiglia a Markowa, lì dove aveva nascosto, in un posto strettissimo, anche due famiglie di amici ebrei. E proviene dai semi di quel melo l’albero piantato nei giardini vaticani lo scorso 6 marzo, a ricordo duraturo del martirio della famiglia di “samaritani”, marito, moglie e sette bambini, incluso quello non ancora nato e che non si sa per quanto tempo vide la luce al momento della morte della madre.
Dopo la beatificazione del 10 settembre, la memoria della famiglia Ulma si perpetua anche nei Giardini Vaticani, in un fazzoletto di terra che si distende alle spalle della grotta di Lourdes, e dalla quale, non lontana, si staglia la tomba di San Giovanni. Il melo di Jozef Ulma è il primo albero da frutto piantato in Vaticano, se si eccettua l’ulivo piantato da Papa Francesco, il presidente israeliano Ariel Sharon e il presidente palestinese Mahmoud Abbas nel 2014. Ed è il segno che il seme che muore porta molto frutto, parte di una campagna della regione di Podkparpacie dal titolo “Li riconoscerete dai loro frutti”. Da quel melo originario sono stati piantumati altri 100 alberi di melo, in varie istituzioni (uno nel giardino del Palazzo Presidenziale di Varsavia), in Europa e persino negli Stati Uniti, a testimonianza che il martirio dei “samaritani di Markowa” è un segno vivo nella memoria di tutti.
Gli Ulma, Jozef, Wiktoria e i loro figli Stanisława di 8 anni, Barbara di 7 anni, Władysław di 6, Franciszek di 4, Antoni di 3, Maria di 2, e il bimbo senza nome che vedeva la luce forse nel momento del martirio della madre, furono trucidati dai tedeschi nella notte tra il 23 e il 24 marzo 1944, insieme alle due famiglie ebree che nascondevano dal 1942. Sono giusti tra le nazioni dal 1995, e sono beati dal 10 settembre 2023.
La loro storia e la loro beatificazione ha rappresentato anche un momento fondante della storia polacca, di cesura con il passato e con le accuse di antisemitismo nate dalla campagna comunista, ma anche cesura dal periodo dell’occupazione nazista. Dopo la beatificazione, lo scorso settembre, in un momento molto toccante, fu lo stesso presidente Andrzej Duda a visitare il cimitero ebraico dove si trovano anche le famiglie ebree uccise dai nazisti. E non è un caso che lo stesso presidente Duda abbia inviato un messaggio alla cerimonia di piantumazione del melo in Vaticano, lodando l’amore eroico degli Ulma e di “migliaia di altri eroi silenziosi”, con l’auspicio che siano “faro di speranza per tutti coloro che temono la diffusione del male nel mondo”.
Alla cerimonia era presente il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che ha letto un testo molto personale, incentrato sulla storia della famiglia Ulma, in cui ha ricordato che Jozef Ulma, a chi lo intimava di non nascondere gli ebrei per non mettersi nei guai, rispondeva: “Questa sono persone, non le butterà mai fuori”.