Strasburgo , giovedì, 7. marzo, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Una sentenza della Corte Europea di Giustizia ha stabilito che la conversione al cristianesimo può essere una base di partenza valida per la richiesta dell’asilo, a patto che si dimostri che si è cambiato religione per “convinzioni profonde”. È una sentenza importante, perché riconosce il fattore religioso come discriminante in alcune nazioni. Ed è importante specialmente oggi che le persecuzioni anti-religiose, e in particolare contro i cristiani, sono in crescita.
La decisione della Corte Europa di Giustizia è stata resa nota il 28 febbraio, e riguardava un convertito iraniano convertito che viveva in Austria. Dopo che la sua prima richiesta di asilo era stata rifiutata dall’Austria, l’uomo si è convertito al cristianesimo e ha chiesto in una applicazione seguente che sarebbe stato perseguitato a causa della propria fede se fosse tornato.
Come risposta, le autorità austriache gli hanno garantito protezione sussidiaria e un permesso temporaneo di residenza. Hanno tuttavia rifiutato le sue richieste di asilo perché la ragione della persecuzione, ovvero la sua fede cristiana, nemmeno esisteva quando l’uomo aveva lasciato l’Iran.
La Corte Europa di Giustizia è invece stata in disaccordo con la decisione, stabilendo che una richiesta conseguente sulle basi della conversione non costituisce “abuso”.
La sentenza sottolinea che la legge dell’Unione Europea non permette la conclusione generale che “ogni richiesta seguente basate da circostanze create da chi fa richiesta dopo aver lasciato la nazione di origine siano dovute a un intenzione di abusare o strumentalizzare la procedura di garanzia di protezione internazionale”.