È importante che l’ideologia del mondo russo sia stata ampiamente condannata, dice il Sinodo, notando che “questa dottrina quasi-cristiana, alla fine, è degenerata in una vera e propria ideologia del rascismo con il suo culto del leader e dei morti, il suo passato mitologizzato, il corporativismo tipico del fascismo, la censura totale, la coltivazione delle teorie del complotto, la propaganda centralizzata e la guerra per l’annientamento di un’altra nazione”.
La degenerazione del mondo ortodosso, insieme alla pratica della realpolitik, hanno messo in luce “l’incapacità del mondo cristiano di trovare soluzioni spirituali e di visione del mondo adeguate a queste sfide poste dalla Russia”.
Di fronte a questa ideologia, i vescovi della Chiesa Greco Cattolica Ucraina parlano di una “resistenza non violenta”, sull’esempio di Gesù, anche se non è l’unica da considerare, perché “il Vangelo è pacifico e pacificatore, ma non pacifista (nel senso moderno del termine). Non annulla il dovere dello Stato di proteggere la vita e la libertà dei suoi cittadini”.
Il documento punta il dito contro i pacifisti contemporanei, i quali, “ignorando completamente i fondamenti evangelici dell'oggettività della Verità, spesso vedono la pace come il frutto della pacificazione del male o del compromesso con esso”.
Il sinodo ricorda anche che il pacifismo “incoraggia l’aggressore alla continua violenza”, e che in questo contesto “il gesto profetico” dell’Ucraina che trenta anni fa firmò il Memorandum di Budapest “è un gesto profetico di fiducia nella forza del diritto internazionale da parte del popolo cristiano e un manifesto delle sue aspirazioni nazionali per una sicurezza e pace giusta. Questo gesto merita oggi un'attenzione particolare e una nuova riflessione”.
Ma oggi si tratta di difendere lo Stato, e allora “alla luce dell’insegnamento della Chiesa cattolica, le Forze di sicurezza e di difesa dell'Ucraina esercitano la legittima difesa legale dello Stato e del popolo”, perché “oggi, non mancano prove che la Russia non era in alcun modo disposta a risolvere le sue controversie con l’Ucraina al tavolo dei negoziati come con un partner paritario e la propria indipendenza e autonomia decisionale”.
I vescovi notano che “l’aggressione russa contro l’Ucraina non è una lotta per il territorio conteso: è un attacco al diritto internazionale e un crimine contro la pace. La guerra attuale in Europa è un conflitto di identità a somma zero, poiché gli ucraini cercano di preservare la propria indipendenza statale e il diritto di essere ucraini, e i russi cercano di privare gli ucraini del loro diritto di esistere come tali e ricostruire il loro impero”.
Il sinodo denuncia le atrocità dei russi contro la popolazione civile, e mette in luce come la “la neutralità artificiale e formale spinge molti a interpretare entrambe le parti contrapposte simmetricamente, come politicamente e moralmente uguali, ignorando le vere cause di questa guerra e le sue circostanze, e per questo essa è destinata alla sconfitta etica”.
I vescovi difendono anche le azioni della Santa Sede, perché “nel servire la causa della pace e della cooperazione internazionale della Sede Apostolica, è necessario distinguere due tipi di neutralità: diplomatica e morale. Tuttavia, nelle azioni della Santa Sede non vediamo in nessun caso alcuna neutralità morale. Ad esempio, nel caso dell'ingiusta aggressione della Russia contro la nostra Patria, essa distingue chiaramente l'aggressore e la vittima del suo attacco e sostiene sempre colui che è diventato questa vittima: il popolo ucraino”.
Anzi, “la tradizione millenaria del ruolo del Vescovo di Roma come massimo arbitro del mondo cristiano, cioè la posizione ‘super partes’ che si trovano in stato di guerra, ha dato e consente al Vaticano di svolgere un ruolo importante, a volte decisivo, nella risoluzione di una serie di situazioni di conflitto in tutto il mondo, nonché nel facilitare la creazione di canali per lo scambio di prigionieri e il sollievo delle sofferenze della popolazione civile”.
È una mediazione importante, che “non può essere sopravvalutata nemmeno nelle condizioni dell'attuale aggressione della Russia contro l'Ucraina: molte madri e mogli ricordano con gratitudine il ruolo del Santo Padre nella liberazione dei soldati catturati o dei bambini deportati”.
I vescovi greco cattolici ucraini mettono rilievo che “è nostro dovere cristiano e civico proteggere la vita del nostro prossimo, soprattutto dei bambini, delle donne e degli anziani, nel modo più coraggioso e radicale, prendendo in mano le armi, pronti a sacrificare la propria vita per questo”.
Questo perché “nell’etica cristiana, la pace giusta significa molto più della semplice vittoria sull’aggressione”.
Parlando dell’obiettivo di una pace giusta, il sinodo nota che “per raggiungere una pace giusta in Ucraina, le Chiese cristiane, le organizzazioni internazionali e le istituzioni politiche dovrebbero sforzarsi a condurre una retorica estremamente chiara di condanna dell’aggressione militare e degli atti di genocidio della Russia contro l’Ucraina, nonché realizzare il perseguimento penale dei criminali di guerra. Il male impunito continua a causare ancora più danni”.
In conclusione, i vescovi della Chiesa Greco Cattolica Ucraina notano che “l'Ucraina è diventata il centro dei cambiamenti globali e sta affrontando prove terribili oggi. Il male è reale: abbiamo visto il suo volto. Le voci delle persone innocenti uccise e crudelmente torturate, brutalmente violentate e deportate contro la loro volontà gridano alla coscienza del mondo. Gli ucraini non mettono in discussione l'importanza di valutare razionalmente le minacce e di esaminare attentamente le mosse politiche. Tuttavia, è altrettanto importante conservare la capacità di guardare agli eventi attuali attraverso gli occhi delle vittime”.
Il testo denuncia il fatto che “la Russia da molti anni utilizza come strumento la cosiddetta guerra ibrida, i cui elementi includono: creazione di dipendenza economica in determinati paesi, guerra dell'informazione attraverso la diffusione di propaganda e fake news, corruzione dei leader delle organizzazioni internazionali e dei politici, minacce e distruzione dei propri cittadini dissidenti che sono riusciti a emigrare in altri paesi, e così via”.
Insomma, “l'obiettivo della Russia è quello di creare minacce e caos, al fine di successivamente annettere i territori di altri paesi o offrire loro il proprio "aiuto" per ottenere il controllo su di essi. Tale politica subdola e distruttiva richiede alla comunità internazionale un riconoscimento rapido delle minacce globali e una chiara valutazione morale da parte della Chiesa”.
Ma il sinodo va oltre. Nota che, “iniziando una guerra ibrida contro l'Ucraina, la Russia ha sfidato, in verità, tutto il mondo civilizzato”, sconvolgendolo al punto che “molte persone hanno smesso di distinguere verità e menzogna, e di conseguenza anche bene e male”.
“Sotto i nostri occhi – denunciano i vescovi - si sta verificando una terribile sostituzione: ciò che è malvagio si veste con i panni del bene; e ciò che è buono viene marchiato come malefico. In un mondo distorto in questo modo, non sarà possibile né evitare né fermare le guerre”.
Insomma, “le dichiarazioni verbali sfocate e il linguaggio politico ambiguo saranno impotenti, e la neutralità diplomatica senza chiari fondamenti e punti di riferimento si trasformerà gradualmente in relativismo morale o addirittura in debolezza, che già oggi impedisce a molti politici nel mondo civilizzato di riconoscere l’aggressione delle truppe russe in Ucraina come genocidio del popolo ucraino, poiché ciò richiederebbe il loro intervento. Attualmente, molti cristiani appartenenti alla generazione postmoderna del mondo occidentale, semplicemente non vedono il genocidio del popolo ucraino e non sentono le grida delle vittime, ma, per non perdere la facciata, continuano a esprimere la propria preoccupazione e profondo turbamento”.
Si può superare tutto questo solo con una “chiara e inequivocabile proclamazione della verità evangelica”, perché “la voce dell'Eterna Verità evangelica, la sua incarnazione nei rapporti sociali e internazionali, ha una storia unica nella tradizione della Chiesa di Kyiv e nella nostra millenaria tradizione di costruzione dello Stato”.