Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi ha detto che il tema di un possibile confronto con la Chiesa lo appassiona da tempo, e che vorrebbe “che il prelato, l’uomo di Chiesa che ho davanti, non avesse paura di me e vorrei, io, non aver paura di lui”. E ha aggiunto che la sua speranza è che “un giorno un Papa e un Gran Maestro possano incontrarsi e fare un pezzo di strada insieme, alla luce del sole. Mi viene da dire alla luce del Grande Architetto dell’universo”.
E ha ricordato il carteggio che ebbe con il Cardinale Gianfranco Ravasi, il quale nel 2016, dalle colonne del Sole 24 Ore scrisse l’articolo “Cari Fratelli Massoni”, mettendo in luce come Papa Francesco abbia aperto agli omosessuali con il “chi sono io per giudicare”, poi ai divorziati, ma “si è dimenticato che fra i massoni ci sono anche tanti cattolici ai quali è impedito di ricevere la comunione e quando si è trattato di concedere le credenziali a un ambasciatore massone ha detto ‘no’”.
Ma è davvero il tempo di un confronto tra Chiesa e Massoneria? Una cosa è il fatto che passino dal Palazzo Apostolico politici e personaggi di ogni tipo, alcuni con aderenze massoniche ben radicate, e che abbiano un dialogo con le figure apicali della Santa Sede non perché massoni, ma per il ruolo che ricoprono. Altro è invece aprire ad un dialogo sui principi della massoneria, completamente inconciliabili con gli insegnamenti della Chiesa.
Questa inconciliabilità è stata ribadita dal Dicastero per la Dottrina della Fede, in una nota a seguito di una udienza con il Santo Padre del 13 novembre 2023, rispondendo ad una domanda del vescovo Julito Cortes di Dumaguete (Filippine), preoccupato dal fatto che sempre più fedeli aderiscano tra le file dei “liberi muratori”. La risposta del dicastero è pastorale, e chiede una azione coordinata dei vescovi, basata sulla catechesi che ribadisca l’insegnamento della Chiesa. Ed è interessante come l’idea di un tavolo di confronto con la Massoneria, lanciata quasi come fosse una idea innocua, non viene contemplata dal Dicastero della Dottrina della Fede, che invece chiede piuttosto di spiegare le ragioni del non conciliabilità tra Chiesa Cattolica e Massoneria.
La nota del dicastero ricordava che “l’adesione attiva alla massoneria da parte di un fedele è vietata a causa dell'inconciliabilità tra dottrina cattolica e massoneria”, come stabilito sia dalla Dichiarazione sulla Massoneria della Congregazione della Dottrina della Fede del 1983 che dalle linee guida pubblicate dagli stessi vescovi filippini nel 2003. Per questo, coloro che sono formalmente e consapevolmente si sono iscritti a Logge Massoniche e hanno abbracciato la Massoneria principi rientrano nelle disposizioni della suddetta Dichiarazione. Queste misure si applicano anche agli eventuali chierici iscritti alla Massoneria”.
Il Dicastero proponeva quindi ai Vescovi filippini di “condurre catechesi accessibili al popolo e in tutte le parrocchie sulle motivazioni l’inconciliabilità tra Fede Cattolica e Massoneria”, valutando anche se “sia il caso di fare un pronunciamento pubblico in merito”.
L’approfondimento, dunque, non è nella comprensione del fenomeno massonico, quanto nel modo in cui la Chiesa si è pronunciata sulla massoneria.
E, in fondo, ci sono oltre 600 documenti dei Papi che condannano la massoneria, in maniera diretta e indiretta, mentre il magistero dei Papi esplicitamente dedicato al fenomeno massonico è rappresentato da una raccolta di documenti che va dalla enciclica di Clemente XII In Eminenti Apostolatus Specula del 28 aprile 1738 fino alla Annum Ingressi di Leone XIII del 1902, passando per la Humanum Genus dello stesso Papa che è una vera e propria pietra miliare nella lotta alla massoneria.
Una era ricchissima, necessaria per comprendere come i Papi guardassero al fenomeno massonico, ufficialmente fondato nel 1717 dal pastore Anderson in Inghilterra.
Dal 1903 non ci sono encicliche dei Papi formalmente dedicate alla condanna della massoneria, ma il canone 2335 del Codice di Diritto Canonico del 1917 dichiara che coloro i quali si iscrivono alla Massoneria o ad altre associazioni dello stesso genere, che macchinano contro la Chiesa, incorrono ipso facto nella scomunica riservata alla Sede Apostolica.
Il Codice di Diritto Canonico del 1983 non aveva una menzione esplicita sulla massoneria. Il 26 novembre del 1983, tuttavia, la Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata allora dal Cardinale Joseph Ratzinger, notava in una dichiarazione citata anche da quest’ultimo documento del Dicastero che “è stato chiesto se sia mutato il giudizio del Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore”, e che questo era dovuto “a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie”.
“Rimane pertanto immutato – scriveva la Congregazione - il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l'iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione”.
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Inoltre, la Congregazione stabiliva che “non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981 (Cf. AAS 73, 1981, p. 240-241)”.