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75 anni fa il processo-farsa e la condanna del Cardinale Mindszenty

L’8 febbraio 1949 il tribunale d Budapest lo condannava all’ergastolo per crimini contro lo Stato

Il Cardinale Mindszenty - Wikicommons |  | Il Cardinale Mindszenty - Wikicommons Il Cardinale Mindszenty - Wikicommons | | Il Cardinale Mindszenty - Wikicommons

Il 3 febbraio 1949 iniziava a Budapest uno dei momenti più bui per la Chiesa Cattolica: il processo – orchestrato dal locale Partito Comunista – contro il Cardinale Jozsef Mindszenty, Arcivescovo metropolita di Estzergom e Primate di Ungheria.

Le accuse rivolte al porporato erano tanto false quanto assurde e la confessione gli venne estorta dopo ripetute violenze e torture. L’8 febbraio – esattamente 75 anni fa - il tribunale lo condannava all’ergastolo per crimini contro lo Stato.

Solo pochi giorni dopo, il 12 febbraio, Papa Pio XII reagiva prontamente comminando la scomunica a tutti coloro che avevano partecipato al processo farsa contro il Cardinale Mindszenty.

Il 2 gennaio precedente lo stesso Pio XII inviava una lettera ai vescovi ungheresi all’indomani dell’arresto di Mindszenty.

La coscienza e il dovere – scriveva il Papa - C’impongono di esprimere pubblicamente il Nostro rammarico e la Nostra indignazione per quanto è stato perpetrato contro i diritti della Chiesa; ciò che è accaduto non solo contro di voi, ma contro i cattolici d’Ungheria e di tutto il mondo, con somma tristezza deploriamo solennemente come ingiuria inferta a tutta la Chiesa. Conosciamo bene quale pericolosa tempesta si è abbattuta su voi e sul gregge alle vostre cure affidato; ma in pari modo Ci è noto il vostro zelo apostolico, in pari modo è certa e sperimentata la vostra prudenza pastorale e la salda unità d’intenti, di consigli e di opere; e così pure è nota e sperimentata l’indomita vostra fermezza, che, poggiandosi unicamente sull’aiuto di Dio, tutto può vincere, tutto può superare. Unendo dunque le vostre direttive e fondendo insieme le vostre forze, andate avanti, Venerabili Fratelli, armati di quella fortezza, che viene dal Cielo e che si alimenta con la divina grazia. Non lasciatevi sviare da quelle fallaci apparenze di verità, con cui si suole per mezzo d’inganni e di allettamenti adescare gli animi. I vostri antenati che già nei tempi passati dovettero resistere ad ogni genere di errori e superare le più aspre difficoltà, v’insegnano luminosamente che la religione cristiana può essere calunniata e combattuta, ma non può esser vinta”.

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All’indomani della insurrezione di Ungheria del 1956, Mindszenty trovò rifugio nell’Ambasciata Americana di Budapest dove rimase confinato fino al 1971. Per questo il porporato ungherese non fu in grado di partecipare ai conclavi del 1958 e del 1963. Nel 1958 – alla morte di Papa Pio XII - anche al Cardinale croato Alojzije Stepinac, Arcivescovo metropolita di Zagabria, venne impedito di raggiungere Roma per prendere parte al conclave.

Nel corso della seconda metà del XX secolo sono stati tanti i pastori che nell’Europa Orientale, oltre la Cortina di Ferro, e nell’Asia Orientale hanno sperimentato la persecuzione dei regimi comunisti.

Basta pronunciare il nome del futuro Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Văn Thuận che passò in carcere ben 13 anni, di cui 9 in regime di isolamento. Restando in Europa non si può non ricordare la figura di Don Ernst Simoni, sacerdote albanese di Scutari, arrestato, torturato e condannato a morte come nemico del popolo. La pena venne poi commutata nei lavori forzati. Per questa sua prova di fede e di adesione al Vangelo, Simoni sarà creato cardinale di Santa Romana Chiesa da Papa Francesco nel concistoro del 2016. La storia del Cardinale Simoni è molto simile a quella del suo connazionale, il Cardinale Koliqi: anch’egli fu vittima del regime comunista albanese e condannato ad anni di isolamento e lavori forzati. Nel 1994 Giovanni Paolo II lo insignì della porpora.