Kabul , venerdì, 9. febbraio, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Quando ci fu il Sinodo speciale sul Medio Oriente, nel 2011, si parlava già dell’esodo nascosto dalle regioni medio orientali. Benedetto XVI, nella sua esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, riprese il tema dell’esodo. Era il tempo delle primavere arabe, e in pochissimi potevano prevedere quello che sarebbe stato l’orrore dell’ISIS, il sedicente stato islamico. Oggi, la presenza cristiana è totalmente erosa. E a Bassora, metropoli nel Sud dell’Iraq, sono rimaste solo 350 famiglie cristiane, contro le 7 mila che c’erano prima della guerra. Ne sono rimaste solo il 5 per cento.
I numeri sono stati riferiti dalla fondazione Pro Oriente, che ha sciorinato cifre difficilissime da digerire. C’erano a Bassora 17 chiese. Nove sono state chiuse, due sono state vandalizzate o distrutte. I cristiani sono di varie confessioni, dagli Assiri d’Oriente alla Chiesa Cattolica Caldea, alla Chiesa Siro-Ortodossa alla Chiesa siro-Cattolica.
Bassora è un caso particolare. Fonti locali ricordano che quando l’Isis invase Mosul, Bassora era uno dei luoghi di rifugio insieme ad Erbil. Dunque, l’esodo di cristiani da Bassora non può essere considerato come una conseguenza dell’invasione dell’ISIS, perché in quel senso è una città sicura.
La riduzione delle famiglie cristiane è dovuto al fatto, ha detto Aram Sabah, membro dell’arcidiocesi caldea di Bassora e del Sud dell’Iraq, perché queste “si sentono minacciati. È per questo che i cristiani migrano. Ogni volta che si prospetta l’opportunità, la colgono al volo e se ne vanno”. Le parole di Sabah sono state riportate al sito di informazione curdo Rudaw, e diffuse da Asia News.
Una parte minima di cristiani è fuggita da Bassora verso il Kurdistan, nel Nord, che tra l’altro è stata il primo hub di accoglienza dei cristiani che scappavano dall’invasione di Mosul. Si emigra perché i cristiani vengono emarginati, perché non c’è stabilità e sicurezza.