Roma , sabato, 3. febbraio, 2024 15:00 (ACI Stampa).
“La vita è sempre più minacciata a tutti i livelli: annientamento dei valori, violenza diffusa, guerre fratricide, povertà, sottosviluppo... Un buio sempre più fitto che avvolge persone, situazioni, la nostra società, il mondo intero; un buio che uccide la speranza nel cuore delle persone, che getta giovani, adulti, bambini e anziani nella paura, nel non senso di vivere. Per noi non deve essere così. Noi non ci possiamo adeguare, non ci possiamo arrendere! Credere alla vita è luce, luce che annulla il buio, luce che è Bellezza. Abbiamo la potenzialità immensa di essere luce perché siamo figli di Dio”: questo è un invito del fondatore del Sermig di Torino, Ernesto Olivero, al libro ‘La cultura della vita. Quarantʼanni di pensiero per il rinnovamento della società’, che raccoglie gli scritti di Carlo Casini, scomparso il 23 marzo 2020, che ancora sono attuali ed un dono per chi vuole attraversare la storia costruendo con gli strumenti della ragione la cultura della vita, della verità e dell’amore con lo sguardo rivolto ai più fragili e dimenticati tra gli uomini, a partire dal concepito.
Nell’introdurre il libro la figlia Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita e docente all’Istituto di ‘Bioetica e Medical humanities’ dell’Università Cattolica di Roma, ha scritto: “La lettura di questi scritti di mio padre, instancabile animatore di battaglie culturali, sociali e politiche, lascia intravedere l’immenso quotidiano sforzo di incarnare nella cultura, nelle strutture sociali, nelle leggi, le conseguenze di una totale e coerente fedeltà all’uomo, di enucleare le categorie logiche, le specificazioni, le scelte sociali, culturali, giuridiche e politiche che suscitano coraggio e speranza… L’affermazione del diritto alla vita dei figli non ancora nati è, infatti, collocata in una prospettiva di progresso e avanzamento”.
A lei chiediamo di spiegarci quale cultura della vita aveva suo padre, Carlo Casini: “Dal volume edito dalla casa editrice Ares, ‘La cultura della vita. Quarant’anni di pensiero per il rinnovamento della società’ si ricava in maniera limpida che c’è solo una autentica cultura della vita, quella che ponendo lo sguardo sull’altro ne riconosce l’uguale dignità. Quanto più lo sguardo si fa intenso nei confronti di coloro che non contano, che sono scartati, dei più poveri dei poveri, come la santa di Calcutta chiamava i bambini non nati, riconoscendo in ciascuno di essi ‘uno di noi’, quanto più la cultura della vita cresce e si diffonde: quello sguardo rende più limpido il riconoscimento del valore di ogni essere umano, cioè di ogni persona, specialmente se fragile, emarginata, colpita dalla malattia e/o dalla disabilità, in fuga dalla guerra e dalla miseria, migrante…
Non a caso, uno dei primi manifesti del Movimento per la Vita portava una scritta ‘Guardami!’ riferita a un bimbo nel grembo della mamma. Questo sguardo, diceva, tipicamente umano, è lo sguardo della ragione (la cui forma più complessa è la scienza, che ci rende chiaramente visibile il concepito) che si interroga sull’ ‘in sé’ del concepito, che è come dire sulle caratteristiche elementari dell’uomo in quanto tale; e quando si dispiega al massimo giunge a incontrare il mistero più vero, pieno e profondo del valore e del significato dell’esistenza umana.
Siamo nella dimensione contemplativa dove trionfa quel ‘principio di venerazione’ verso ogni essere umano che, anche quando spogliato di tutto, resta ‘regale’ perché caratterizzato da una dignità sempre ‘inerente’ e sempre ‘uguale’. E’ questo che sorregge, motiva, nutre, la cultura della vita in ogni ambito. Questo sguardo poi in lui si è fatto parola, azione, solidarietà, accoglienza, prossimità, condivisione, impegno sociale e politico per costruire la ‘civiltà della verità e dell’amore’”.