Città del Vaticano , domenica, 17. gennaio, 2016 10:00 (ACI Stampa).
“Oggi facciamo memoria del fatto che qui 808 anni fa, per la prima volta, Papa Innocenzo III fece portare in processione il Santo Sudario di Cristo da S. Pietro a S. Spirito. Si trattava di quel velo santo che ci mostra “il volto umano di Dio”, del quale papa Benedetto XVI non si mai è stancato di parlare; ovvero “il volto vivo della misericordia del Padre” al quale papa Francesco ha dedicato quest’Anno giubilare”.
Così l’arcivescovo Georg Gänswein, Prefetto della casa Pontificia, sabato pomeriggio ha ricordato la grande tradizione della venerazione e della processione del Santo Volto che si celebrava nella ottava dopo la Epifania. E l’immagine che accompagnava i pellegrini da San Pietro a Santo Spirito in Sassia era quella della Veronica. Oggi l'immagine da 400 anni è custodita e venerata a Manoppello e dall’ Abruzzo per due giorni ha fatto ritorno in Vaticano.
L’arcivescovo ha celebrato la Santa Messa al termine della processione che si è snodata dalla basilica vaticana fino alla chiesa a pochi passi dal colonnato, chiesa che da secoli è dedicata alla pratica della misericordia e che dal 1994 San Giovanni Paolo II ha voluto fosse il luogo dove si prega la “ Divina Misericordia” dove si custodiscono le reliquie di Santa Faustina Kowalska.
La prima processione avvenne nel 1208, per volere di Innocenzo III, e “in quella primissima processione- ha ricordato monsignor Gänswein- Papa Innocenzo III stabilì che l’immagine santa non venisse portata ai nobili di Roma, ma ai pellegrini malati e ai poveri della città, la cui dimora più importante già allora era quest’ospedale di Santo Spirito. E dispose anche che l’elemosiniere pontificio, attingendo all’Obolo di San Pietro, elargisse tre denari a ognuno dei trecento malati e ai mille poveri invitati ad assistere alla cerimonia e accorsi da tutta la città: un denaro per il pane, uno per il vino e il terzo per la carne. Egli inoltre legò consistenti indulgenze alla visita della “vera immagine” e alla partecipazione alla relativa processione”.
Una venerazione, quella del Santo Volto, che mosse migliaia di pellegrini per secoli, Dante compreso che forse proprio in una di queste processioni, ha detto l’arcivescovo, “imparò a conoscere il volto di Dio. È il volto davanti al quale finisce “l'escursione cosmica” della sua Divina Commedia, come disse Papa Benedetto XVI dieci anni fa, quando presentò la sua enciclica Deus caritas est. È il volto dell’amore, “che move il sole e l’altre stelle”, come Dante ha scritto nel passo più noto della letteratura italiana”.