Torino , mercoledì, 31. gennaio, 2024 18:00 (ACI Stampa).
Nelle scorse settimane si sono svolti a Torino le Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana con il filo conduttore della Strenna del Rettor Maggiore, Cardinale Ángel Fernández Artime, sul tema: ‘Il sogno che fa sognare. Un cuore che trasforma i lupi in agnelli’, a cui hanno preso parte circa 350 partecipanti provenienti da 45 Paesi del mondo, rappresentanti di 22 dei 32 Gruppi della Famiglia Salesiana.
Il momento centrale è stata la presentazione della Strenna da parte del Rettor Maggiore, che ha raccontato la genesi della Strenna, nata in occasione dal Bicentenario del Sogno dei 9 anni, avvenuto nel 1824, confidando che viaggiando per il mondo e visitando 120 nazioni, ha scoperto ‘che la Strenna è come questo filo che veramente si fa presente dappertutto nel mondo’: “Proprio così, 200 anni fa Giovannino Bosco fece un sogno che lo avrebbe ‘segnato’ per tutta la vita. Un
sogno che avrebbe lasciato in lui una traccia indelebile, il cui significato comprese pienamente solo al termine della vita! Esistono diverse narrazioni di questo sogno nella vita di don Bosco. Farò
riferimento ad una molto significativa, che diversi confratelli e consorelle esperti di salesianità valutano in modo molto particolare.
Evidentemente, il contenuto è lo stesso del sogno dei nove anni, ma nella versione che don Bosco racconta a don Barberis nell’anno 1875, quando aveva già sessant’anni anni. In quel tempo don
Bosco aveva assistito alla nascita della Congregazione Salesiana (18 dicembre 1859), dell’Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice (18 aprile 1869), dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (5 agosto 1872) e della Pia Società dei Cooperatori Salesiani, secondo il nome
originario dato da don Bosco, approvata il 9 maggio 1876”.
E’ un sogno che si presenta nei momenti cruciali della vita del Santo torinese: “Nel sogno sempre si riconosce in filigrana quel primo quadro e scena del prato dei Becchi, ma con nuovi particolari,
reazioni, messaggi, legati alle stagioni della vita che, non il Giovannino dei nove anni ma il don Bosco nel pieno sviluppo della sua missione, sta vivendo. In un’altra occasione, molti anni dopo, fu
don Bosco stesso a raccontarlo a don Barberis nell’anno 1875, quando aveva già 60 anni. In quel tempo don Bosco aveva assistito alla nascita della Congregazione Salesiana (18 dicembre 1859),
dell’Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice (18 aprile 1869), dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (5 agosto 1872) e della Pia Società dei Cooperatori Salesiani, secondo il nome originario dato da don Bosco, approvata il 9 maggio 1876”.
Nel racconto di san Giovanni Bosco il Rettor Maggiore sottolinea il metodo educativo intrapreso, che conduce alla Resurrezione: “La cosa più importante che accade nel sogno e che don Bosco stesso impara e, successivamente, tutti i suoi seguaci, è scoprire che il processo di trasformazione è sempre possibile. Si tratta di un movimento (permettetemi di dire) ‘pasquale’ di conversione e di trasformazione, di lupi in agnelli e degli agnelli in una (diremmo nel linguaggio di oggi) comunità giovanile che celebra Gesù e Maria. Mi sembra certamente un elemento essenziale e centrale del sogno”.