Roma , mercoledì, 31. gennaio, 2024 14:00 (ACI Stampa).
Il Cristianesimo è incontro. La stessa Chiesa è incontro, e i santi s’incontrano sempre. E la storia della Chiesa ci racconta di innumerevoli “incroci” fra santi. Sembra proprio che si tratti di una sorta di forza attrattiva, dai tratti misteriosi e affascinanti, quella tra le aureole dorate. E così è stato per i santi Giovanni Bosco e Luigi Guanella. Due uomini di Dio che nel loro percorso spirituale e umano hanno vissuto un’amicizia profonda. Anzi, si potrebbe dire che San Giovanni Bosco abbia esercitato nei confronti di San Luigi Guanella una paternità spirituale del tutto particolare.
Il primo sentore della grandezza del sacerdote piemontese era giunto a don Guanella grazie all’eco di una predicazione straordinaria tenuta da Don Bosco al seminario di Bergamo, avvenuta nel febbraio del 1861, alla vigilia della Quaresima: un’ammirazione fulminea che crescerà poi negli anni, alimentata dal vivo desiderio di poter visitare la grande opera salesiana realizzata a Valdocco, a Torino. Il sogno diverrà poi realtà il 29 gennaio 1875, quando don Guanella (all’epoca trentaduenne e sacerdote da quasi nove anni) dalla città lombarda di Savogno arriverà nella città piemontese.
Don Bosco, in quella occasione, non mancò di invitarlo ad entrare nella sua società salesiana. Nei Pensieri intorno a Don Bosco, un testo scritto da Don Guanella molti anni più tardi, nel novembre 1891, è possibile leggere: “(Don Bosco, n.dr) con un discorso tutto suo, diceva: Ella venga fra noi e io aprirò in più un collegio”. Il santo torinese, sempre alla ricerca di nuovi giovani sacerdoti per poter accrescere il numero della Famiglia Salesiana e intuendo le capacità del Guanella, aveva un forte desiderio di inviare il giovane alle missioni d’America. Ma la strada del discepolo era altra: “Vorrei poi anch’io piantar in diocesi una famiglia di figlie (monache) ed altra magari di figli come è intelligenza con qualche confratello mio”. L’esperienza con don Bosco è per don Guanella fondamentale: è in questo luogo che comprenderà sempre più la propria vocazione. Alla fine del 1875 verrà poi mandato a Trinità, una cittadina in provincia di Cuneo, come primo direttore di un nuovo collegio maschile e vi resterà fino al novembre 1878, partecipando anche al primo capitolo generale salesiano.
All’età di 60 anni don Luigi Guanella affermerà: “Chi scrive ebbe la sorte di passare con don Bosco i tre più belli anni della vita”. Dal suo maestro apprende l’arte della missione, del non fermarsi davanti alle difficoltà, di lavorare con tenacia e perseveranza per Dio e i fratelli. Nel fondatore dei Salesiani, Don Guanella vede un “vero filosofo cristiano” che misura “con lo sguardo la terra” e la vede “ardere come un deserto di sabbie infuocate”, scriverà nel 1884, presentando la figura di don Bosco in un opuscolo dal titolo Cenni intorno alla vita di Anna Succetti della congregazione di Maria Ausiliatrice. Don Bosco che “con l’occhio scrutatore riusciva a penetrare nell’intimo dei cuori umani”, era entrato nell’animo di don Guanella come un vero e proprio padre.
Ma come in ogni storia di un padre e di un figlio, avviene anche il momento del distacco che, seppur doloroso, rimane necessario: “Reputo grandissima fortuna essere venuto con don Bosco, ma il mio cuore sentirebbe un vuoto per tutta la vita, perché non parrà vero ma continua in me il pensiero di fabbricare qualche ciabotto in patria mia”, è questa la risposta che il giovane sacerdote lombardo offre a Don Bosco all’offerta di ricoprire incarichi di responsabilità nell’opera salesiana. La sua sarà altra strada: nel novembre 1881, quando arriva a Pianello del Lario, in provincia di Como, in veste di parroco, trova un gruppo di ragazze dedite all’assistenza dei più poveri; quel gruppo di giovani donne diventerà il primo nucleo di una nuova congregazione, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza; più avanti, nel 1908, sarà la volta del ramo maschile, i Servi della Carità.