Città del Vaticano , domenica, 28. gennaio, 2024 12:19 (ACI Stampa).
“Il diavolo vuole possedere per incatenarci l’anima. E noi dobbiamo stare attenti alle catene che ci soffocano la libertà”. Lo ha detto il Papa, stamane, introducendo la preghiera mariana dell’Angelus.
Ma quali sono queste catene? “Penso – risponde Francesco - alle dipendenze, che rendono schiavi, sempre insoddisfatti, e divorano energie, beni e affetti; penso alle mode dominanti, che spingono a perfezionismi impossibili, al consumismo e all’edonismo, che mercificano le persone e ne guastano le relazioni. E ancora, ci sono le tentazioni e i condizionamenti che minano l’autostima, la serenità e la capacità di scegliere e di amare la vita; c’è la paura, che fa guardare al futuro con pessimismo, e l’insofferenza, che getta la colpa sempre sugli altri; e c’è l’idolatria del potere, che genera conflitti e ricorre ad armi che uccidono o si serve dell’ingiustizia economica e della manipolazione del pensiero”.
“Gesù – aggiunge Papa Francesco - è venuto a liberarci da tutte queste catene. Gesù libera dal potere del male e non dialoga mai col diavolo! Col diavolo non si dialoga, perché se dialoghi vince lui. Con il diavolo non si negozia”.
Bisogna dunque “invocare Gesù. Il Signore, con la forza del suo Spirito, desidera ripetere anche oggi al maligno: vattene”.
“Ormai da tre anni – ha detto il Papa dopo aver recitato l’Angelus - il pianto del dolore e il rumore delle armi hanno preso il posto del sorriso che caratterizza la popolazione del Myanmar: mi unisco perciò alla voce di alcuni vescovi birmani affinché le armi della distruzione si trasformino in strumenti per crescere in umanità e giustizia; la pace è un cammino: invito tutte le parti coinvolte a muovere passi di dialogo e a rivestirsi di comprensione perché la terra del Myanmar raggiunga la metà della riconciliazione fraterna e sia consentito il transito di aiuti umanitari per garantire il necessario a ogni persona”.