Città del Vaticano , venerdì, 26. gennaio, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Si è concluso lo scorso 23 gennaio presso i Musei Vaticani il convegno dedicato al Cardinale Ercole Consalvi in occasione del bicentenario della morte. Il porporato, che per tutta la vita rimase diacono, fu Segretario di Stato per due mandati: dal 1800 al 1806 e dal 1814 al 1823, affiancando Papa Pio VII.
La figura di Consalvi è stata ricordato dal suo successore, il Cardinale Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato.
Consalvi – ha osservato il Cardinale Parolin – “ha ricollocato la Santa Sede all'interno delle dinamiche internazionali grazie al suo operato al Congresso di Vienna nel 1814-15 fino al punto di vedere il papato partecipe attivo dell'epoca della diplomazia multilaterale, dei congressi internazionali, della restaurazione e ha rilanciato con determinazione e creatività la stagione dei concordati fino a giungere per la prima volta sottoscrivere testi anche con potenze acattoliche”.
“In un'epoca in cui il principio di legittimità attraversava le riflessioni politiche e i criteri di riordino internazionali Consalvi – ha aggiunto il Segretario di Stato - ha saputo esprimere e incarnare la teologia politica dell'epoca che, seguendo l'impostazione paolina secondo la quale ogni potere viene dall'alto, non si preoccupava più della legittimità in chiave dinastica o di diritto ma con estremo realismo entrava nelle interlocuzioni con chi di fatto deteneva il potere”.
“La politica realista del cardinale – ha detto ancora il Cardinale Parolin - non ha torto è stata definita dalla storiografia con lo stesso nome del cardinale si parla infatti di consalvismo, intendendo quell'attitudine diplomatica secondo la quale vi è un primato della realtà sulle aspettative ideali. A livello storico si tratta per Consalvi della capacità di accettazione del mondo fuoriuscito dalla rivoluzione francese per quello che è, e non di un vacuo e antistorico sforzo rivolto a far sparire quel mondo in tutti i modi possibili. Si tratta di capacità di adattamento avendo però ben chiari i limiti della propria opera che nel Cardinale Segretario di Stato erano dettati dalle esigenze dottrinali essenziali”.