Roma , martedì, 16. gennaio, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Si avvicini in Israele e Palestina, dove la guerra scuote la vita di quelle popolazioni. Le abbraccio tutte, in particolare le comunità cristiane di Gaza, la parrocchia di Gaza, e dell’intera Terra Santa. Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio. Supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti. Non si continui ad alimentare violenza e odio, ma si avvii a soluzione la questione palestinese, attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le Parti, sostenuto da una forte volontà politica e dall’appoggio della comunità internazionale”.
Da queste parole dette da papa Francesco nel messaggio ‘Urbi et Orbi’ natalizio iniziamo un colloquio con Nadine Bahbah, responsabile della comunicazione della Caritas di Gerusalemme, chiedendole di raccontarci la situazione in Terra Santa: “La situazione attuale è caratterizzata da paura, ansia, stress e intolleranza. L’animosità è in aumento e la convivenza non è più la norma. Bisogna essere attenti e prudenti, perché un passo falso o una parola mal scelta potrebbero causare problemi. Tutti sono in massima allerta, pronti a cercare rifugio al suono delle sirene di emergenza.
Ci sono più di 2.100.000 persone a Gaza; solo circa 1.000 di loro sono cristiani. La maggior parte dei cristiani ha cercato rifugio attorno ai complessi della Chiesa, sperando che i razzi incessanti non li colpissero. Tuttavia, il 19 ottobre, quando è stata colpita la sala adiacente a San Porfirio, si sono resi conto che nessun posto è sicuro e che non c’era nessun posto dove scappare. Qualunque destino sia previsto per i musulmani, lo è anche per i cristiani. I razzi non hanno religione, né distinguono tra civili e soldati.
Il 16 dicembre 2023, un cecchino delle IOF ha ucciso due donne cristiane all’interno della parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, dove la maggior parte delle famiglie cristiane si sono rifugiate dall’inizio della guerra. La stessa mattina un razzo lanciato da un carro armato IOF ha colpito il convento delle suore di Madre Teresa che ospita oltre 54 persone disabili sfollate e senza accesso ai respiratori di cui alcuni di loro hanno bisogno per sopravvivere.
I cristiani di Gaza sono riuniti nei due complessi, per ora hanno il loro cibo di base (in scarsità), ma stiamo facendo del nostro meglio con la nostra rete per rifornire le scorte; vivono nella paura e nei continui bombardamenti e pregano di non essere colpiti nuovamente”.