Roma , domenica, 7. gennaio, 2024 14:00 (ACI Stampa).
180 anni fa, il 7 gennaio 1844, in una piccola cittadina ai piedi dei monti Pirenei in Francia, nasceva una bambina: tratti gentili e rotondi; occhi e capelli, scuri. I suoi genitori, François Soubirous (1807 - 1871) e Louise Castérot (1825 - 1866), gestivano un mulino non tanto lontano dalla cittadina francese. La bambina fu battezzata due giorni più tardi, il 9 gennaio, primo anniversario di matrimonio dei suoi genitori, nella chiesa parrocchiale di San Pietro: le sarà dato il nome di Bernadette. Questo nome sarà legato, per sempre, a quella piccola cittadina di montagna: Lourdes.
Lourdes e la grotta di Massabielle; Lourdes e la statua dell’Immacolata Concezione; e poi come non ricordare l’acqua miracolosa, i flambeaux, le migliaia di candele accese che illuminano la famosa grotta di notte. Tutte immagini che affiorano nella memoria di ogni fedele perché la cittadina francese dalle apparizioni della Vergine Maria (dall’11 febbraio 1858 al 16 luglio 1858) diverrà uno dei luoghi mariani più visitati, meta di milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo. La storia di Lourdes ha avuto inizio proprio con le apparizioni a Bernadette, un’adolescente che all’epoca delle apparizioni non sapeva leggere né scrivere. Andava solo saltuariamente a scuola, nella classe delle bambine povere dell’ospizio di Lourdes, tenuta dalle Suore della Carità di Nevers.
Molto è stato scritto sulle apparizioni e molto altro ancora si scriverà. Ma c’è un importante passaggio che troppo spesso viene tralasciato: Bernadette, a seguito già della prima apparizione dell’Immacolata (11 febbraio 1858), dovrà subire alcuni interrogatori da parte della polizia locale. Alla grotta di Massabielle, fin da subito, cominciarono ad accorrere i primi “pellegrini”: ciò provocò non pochi problemi di ordine pubblico. La quiete della cittadina era stata ormai compromessa dai racconti di Bernadette. Per questo motivo bisognava indagare sul caso: comprendere la veridicità delle affermazioni dell’adoloscente che aveva incontrato la Vergine.
Fu così che cominciarono i primi interrogatori. Furono condotti dal commissario di polizia Jacomet e dal procuratore imperiale Dutour. E’ interessante leggere il memoriale che il procuratore stenderà del suo incontro con la giovane: “Bernadette non fu né portata, né condotta: si recò volontariamente, dietro semplice invito verbale. Quando apparve, nulla del suo aspetto esprimeva ch’ella dovesse vincere qualche ripugnanza; nessun timore da superare. La sua fisionomia era serena, fiduciosa, senza timidezza, se pur senza audacia. Ciò che le fu detto non parve causarle alcun turbamento; ciò che disse, lo disse con semplicità, nel suo dialetto, senza imbarazzo e senza che fosse necessario costringerla” (in Bernadette Soubirous di François Trochu, Marietti, Torino, 1957).
I resoconti degli interrogatori riescono ad offrire un’istantanea di quei concitati momenti che segneranno, per sempre, la storia della Chiesa e delle apparizioni mariane. Sono pagine in cui è possibile trovare replicato lo stesso schema di domanda-risposta: da una parte, ci sono le autorità della polizia che cercano di mettere in crisi Bernadette; dall’altra, vi è la giovane che non cade nelle “trappole” inquisitorie. Per avere un’idea di come venivano condotti tali interrogatori, ne citiamo uno come esempio. Il commissario di polizia Jacomet si esprime così alla giovane: “No, tu non dici la verità. Se tu non mi dici chi è che ti ha spinta a raccontare questa storia, ti perseguiterò come una bugiarda”. Bernadette non si scompone e così risponde senza indugio: “Signore, fate come volete”. In lei, nessuna esitazione, forte della fede, forte nell’aver detto la verità.