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Papa Francesco: "Anche in Curia ascoltare, discernere, camminare"

La differenza oggi - ha detto il Papa - non è tra "progressisti e conservatori, ma tra innamorati e abituati. Questa è la differenza. Solo chi ama può camminare"

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Nel consueto discorso per lo scambio di auguri natalizi con la Curia Romana il Papa stamane ha proposto tre verbi - ascoltare, discernere, camminare - associandoli ad alcuni personaggi principali del Santo Natale.

Su tutti "Maria, che ci ricorda l’ascoltare. E' la Vergine dell’ascolto, è importante entrare in relazione con Dio, accogliendo il dono del suo amore che ci viene incontro. Ascoltare con il cuore è molto più che udire un messaggio o scambiarsi delle informazioni; si tratta di un ascolto interiore capace di intercettare i desideri e i bisogni dell’altro, di una relazione che ci invita a superare gli schemi e a vincere i pregiudizi in cui a volte incaselliamo la vita di chi ci sta accanto. Ascoltare è sempre l’inizio di un cammino. Maria capisce di essere destinataria di un dono inestimabile e, in ginocchio, si mette in ascolto. Ascoltare in ginocchio è il modo migliore per ascoltare davvero, perché significa che non stiamo davanti all’altro nella posizione di chi pensa di sapere già tutto".

"A volte - ammonisce il Papa, ricordando l'esperienza e lo stile imposto nell'ultimo Sinodo - anche nella comunicazione tra di noi, rischiamo di essere come dei lupi rapaci: cerchiamo subito di divorare le parole dell’altro, senza ascoltarle davvero, e immediatamente gli rovesciamo addosso le nostre impressioni e i nostri giudizi. Invece, per ascoltarsi c’è bisogno di silenzio interiore, ma anche di uno spazio di silenzio tra l’ascolto e la risposta. Prima si ascolta, poi nel silenzio si accoglie, si riflette, si interpreta e, soltanto dopo, possiamo dare una risposta. Tutto questo lo si impara nella preghiera".

"Anche nella Curia - aggiunge - c’è bisogno di imparare l’arte dell’ascolto. Prima dei nostri doveri quotidiani e delle nostre attività, soprattutto prima dei ruoli che rivestiamo, occorre riscoprire il valore delle relazioni, e cercare di spogliarle dai formalismi, di animarle di spirito evangelico, anzitutto ascoltandoci a vicenda. Con il cuore e in ginocchio. Ascoltiamoci di più, senza pregiudizi, con apertura e sincerità; con il cuore in ginocchio. Ascoltare è diverso da udire. L’ascolto reciproco ci aiuta a vivere il discernimento come metodo del nostro agire".

Francesco analizza poi la figura di Giovanni il Battista che sente "di dover fare discernimento per ricevere occhi nuovi. Per tutti noi è importante il discernimento, questa arte della vita spirituale che ci spoglia della pretesa di sapere già tutto, dal rischio di pensare che basta applicare le regole, dalla tentazione di procedere, anche nella vita della Curia, semplicemente ripetendo degli schemi, senza considerare che il Mistero di Dio ci supera sempre e che la vita delle persone e la realtà che ci circonda sono e restano sempre superiori alle idee e alle teorie. Abbiamo bisogno di praticare il discernimento spirituale, di scrutare la volontà di Dio, di interrogare le mozioni interiori del nostro cuore, per poi valutare le decisioni da prendere e le scelte da compiere".

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"Il discernimento - suggerisce il Pontefice - deve aiutarci, anche nel lavoro della Curia, ad essere docili allo Spirito Santo, per poter scegliere gli orientamenti e prendere le decisioni non in base a criteri mondani, o semplicemente applicando dei regolamenti, ma secondo il Vangelo".

Infine il Papa associa il verbo camminare ai Magi. "La gioia del Vangelo, quando la accogliamo davvero, innesca in noi il movimento della sequela, provocando un vero e proprio esodo da noi stessi e mettendoci in cammino verso l’incontro con il Signore e verso la pienezza della vita. La fede cristiana non vuole confermare le nostre sicurezze, farci accomodare in facili certezze religiose, regalarci risposte veloci ai complessi problemi della vita. Al contrario, quando Dio chiama suscita sempre un cammino, Egli ci mette in viaggio, ci trae fuori dalle nostre zone di sicurezza, mette in discussione le nostre acquisizioni e, proprio così, ci libera, ci trasforma, illumina gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati".

"Anche nel servizio qui in Curia - dice ancora Papa Francesco - è importante restare in cammino, non smettere di cercare e di approfondire la verità, vincendo la tentazione di restare fermi e di labirintare dentro i nostri recinti e nelle nostre paure. Le paure, le rigidità, la ripetizione degli schemi generano staticità, che ha l’apparente vantaggio di non creare problemi, ci portano a girare a vuoto nei nostri labirinti, penalizzando il servizio che siamo chiamati a offrire alla Chiesa e al mondo intero. E restiamo vigilanti contro il fissismo dell’ideologia, che spesso, sotto la veste delle buone intenzioni, ci separa dalla realtà e ci impedisce di camminare. Invece siamo chiamati a metterci in viaggio seguendo la Luce che vuole sempre condurci oltre e che talvolta ci fa cercare sentieri inesplorati e ci fa percorrere strade nuove".

"Quando il servizio che svolgiamo - chiosa - rischia di appiattirsi ricordiamoci di guardare in alto, di ripartire da Dio, di lasciarci rischiarare dalla sua Parola, per trovare sempre il coraggio di ripartire. Dai labirinti si esce solo da sopra. Ci vuole coraggio per camminare, per andare oltre. È questione di amore".

La differenza oggi - conclude il Papa - non è tra "progressisti e conservatori, ma tra innamorati e abituati. Questa è la differenza. Solo chi ama può camminare".