Per quanto riguarda l’utilizzo successivo della somma, “il Tribunale ha ritenuto Raffaele Mincione colpevole del reato di autoriciclaggio (articolo 421-bis c. p.)”, ma ha escluso invece “la responsabilità di mons. Becciu, Crasso Enrico e Tirabassi Fabrizio in ordine agli altri reati di peculato loro contestati perché il fatto non sussiste, non avendo più la Segreteria di Stato la disponibilità del denaro una volta che esso era stato versato per sottoscrivere le quote del fondo”.
Crasso è stato dichiarato colpevole di autoriciclaggio (art. 421-bis c.p.) “in relazione all’utilizzo di una ingente somma di oltre 1 milione di euro, costituente il profitto del reato di corruzione tra privati commesso in concorso con Mincione”.
Inoltre, il Tribunale ha dichiarato Torzi e Squillace colpevoli di truffa aggravata (art. 413 c.p.) in relazione alle operazioni di riacquisto da parte della Segreteria di Stato delle quote del palazzo e poi del palazzo stesso nel 2018 – 2019. Torzi è dichiarato colpevole anche di estorsione in concorso con l’officiale di Segreteria di Stato Fabrizio Tirabassi, nonché per “autoriciclaggio di quanto illecitamente ottenuto”.
Quindi Torzi, Tirabassi, Crasso e Mincione sono assolti dal reato di peculato sulla ipotizzata sopravalutazione del prezzo di vendita dell’immobile, perché il fatto non sussiste. Tirabassi è stato invece “ritenuto colpevole del reato di autoriciclaggio (articolo 421-bis c.p.) in relazione alla detenzione della somma di oltre 1.500.000 USD a lui corrisposta – fra il 2004 e il 2009 – dall’UBS; il Tribunale ha infatti ritenuto che la ricezione di tale somma da parte dell’imputato integrasse il reato di corruzione in ordine al quale però, dato il tempo trascorso, l’azione penale è ormai prescritta”.
Per quanto riguarda Tommaso Di Ruzza e Renè Bruelhart, “intervenuti nella fase finale del riacquisto del Palazzo di Sloane Avenue, essi sono stati assolti dei reati di abuso di ufficio loro contestati e ritenuti colpevoli solo dei delitti di cui agli articoli 178 e 180 c.p. per omessa denuncia e per la mancata segnalazione al Promotore di giustizia di un’operazione sospetta”. Una questione, questa, procedurale, anche perché non si è dato all’AIF, con la sentenza, la prerogativa tipica delle Unità di Informazione Finanziaria di segnalare l’operazione sospetta solo quando questa era definita.
Per quanto riguarda invece la vicenda Marogna, il Cardinale Becciu e Cecilia Marogna “sono stati ritenuti colpevoli, in concorso, del reato di cui all’art. 416-ter c.p. in relazione al versamento, da parte della Segreteria di Stato, di somme per un totale di oltre 570.000 euro a favore della Marogna, tramite una società a lei riferibile, con la motivazione, non corrispondente al vero, che il denaro doveva essere utilizzato per favorire la liberazione di una suora, vittima di un sequestro di persona in Africa”.
Il Cardinale Becciu è anche ritenuto colpevole di peculato (art. 168 c.p.) “per aver disposto, in due riprese, su un conto intestato alla Caritas-Diocesi di Ozieri, il versamento della somma complessiva di Euro 125.000 destinata in realtà alla cooperativa SPES, di cui era presidente il fratello Becciu Antonino”.
E questo perché “pur essendo di per sé lecito lo scopo finale delle somme, il Collegio ha ritenuto che l’erogazione di fondi della Segreteria di Stato abbia costituito, nel caso di specie, un uso illecito degli stessi, integrante il delitto di peculato, in relazione alla violazione dell’art. 176 c.p., che sanziona l’interesse privato in atti di ufficio, anche tramite interposta persona, in coerenza – del resto – con quanto previsto dal canone 1298 C.I.C. che vieta l’alienazione di beni pubblici ecclesiastici ai parenti entro il quarto grado”. In questo caso, in pratica, l’erogazione è stata considerata data non alla Caritas, ma direttamente al fratello del cardinale, ed è una interpretazione che farà discutere.
Infine, il Cardinale Becciu, Mincione, Torzi, Tirabassi, Squillace, Crasso, Di Ruzza, Bruelhart “sono invece stati assolti, con le formule specificate nel dispositivo, da tutti gli altri reati loro ascritti”. Monsignor Mauro Carlino è stato assolto da tutti i reati.
Le confische
Pesanti anche le confische, che restano comunque sospese fino all’appello. Il Cardinale Becciu, Crasso, Mincione e Tirabassi subiscono la confisca di 200 milioni 500 mila dollari oltre interessi e rivalutazione a far data dal 26 febbraio 2014 come profitto del delitto di peculato. In pratica, si chiede la restituzione dei soldi destinati al fondo che poi gestì il palazzo di Londra.
Crasso e Mincione vedranno confiscati, se le condanne saranno confermate in appello, 1 milione 500 mila dollari, oltre interessi e rivalutazione a partire dal 15 agosto 2016, come “prezzo del delitto di corruzione tra privati”.
Crasso e Tirabassi ricevono anche una confisca di 1.540.292 euro oltre interessi e rivalutazione a far data dal 31 dicembre 2009 per il delitto di autoriciclaggio.
Torzi e Tirabassi dovrebbero anche vedersi confiscati 15 milioni di euro oltre interessi e rivalutazione a far data dal 2 maggio 2019 “quale profitto del reato di estorsione” – in pratica, il denaro che la Segreteria di Stato ha liquidato a Torzi per cedere il controllo del palazzo, reato che viene attribuito in concorso anche a Tirabassi, che invece sembrava essere uno di quelli che si opponeva alla trattativa e fu anche estromesso da Torzi dal board del fondo GUTT che gestiva le quote.
Al Cardinale Becciu, a Marogna e alla societò Logsic la confisca di 589.400 oltre interessi e rivalutazione a far data dall’8 luglio 2019, quale profitto del reato di truffa aggravata.
Il Cardinale Becciu si dovrebbe vedere anche confiscati i 125 mila euro da lui destinati alla Caritas di Ozieri “quale profitto del reato di peculato”.
Per ora, la confisca resta “sospesa fino alla irrevocabilità della sentenza di condanna, sia mantenuto il sequestro in atto su tutte le somme di cui è stata disposta la confisca”, ma nel frattempo resta il sequestro di tutte le somme di cui è disposta la confisca.
Per quanto riguarda i risarcimenti alle parti civili, il cardinale Becciu, Crasso, Mincione e Tirabassi dovranno risarcire 91 milioni come danno emergente in favore dell’APSA, e 15 milioni a titolo di lucro cessante maturato a tutto il 2 maggio 2019.
Torzi e Tirabassi sono chiamati a risarcire l’APSA per 15 milioni a titolo di danno emergente, la Logsic e Marogna devono risarcire 575 mila euro a titolo di danno emergente all’APSA, mentre Becciu deve risarcire 125 mila euro di danno emergente all’APSA.
Da notare che, sebbene il danno sia stato maturato dalla Segreteria di Stato, è l’APSA che riceve il risarcimento, perché all’APSA sono state passate tutte le competenze amministrative della Segreteria di Stato.
Tutti gli imputati sono chiamati a liquidare 80 miloni di danno non patrimoniale alla parte civile Segreteria di Stato e altri 100 mila come danno non patrimoniale in favore della parte civile IOR “per tutti i reati in ordine ai quali vi è stata pronuncia di condanna”.
Di Ruzza e Bruelhart devono invece liquidare all’ASIF un danno non patrimoniale di 10 mila euro.
Tutti gli imputati dovranno dividersi le spese delle parti civile, ovvero 70 mila euro per ogni parte civile e 50 mila euro di spese in favore della Segreteria di Stato, che “ne ha fatto espressa richiesta”.
Verso l’appello
Si chiude così un processo durato 86 udienze, concluso con i ringraziamenti del presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone il quale, prima di riunirsi in camera di consiglio, ha voluto ribadire l’utilità e l’importanza del dibattimento che aiuta a portare alla “verità processuale” e magari anche il più vicino possibile alla “verità senza aggettivi”.
Questa è solo il dispositivo di sentenza di primo grado, mentre la sentenza completa non verrà pubblicata prima di sei mesi. Entro tre giorni, tuttavia, le decisioni del giudice potranno essere impugnate e ci si potrà appellare al secondo grado. Il processo di secondo grado in Vaticano, tuttavia, è soprattutto documentale, c’è pochissimo dibattimento, e così sarà per la Cassazione. Siamo però di fronte a reati di tipo finanziario, e allora l’ultimo grado di giudizio potrebbe essere la Corte dei Conti Europea di Lussemburgo.
Inoltre, c’è un procedimento per diffamazione intentato a Londra da uno degli imputati, Raffaele Mincione, contro la Segreteria di Stato, e questo proseguirà su binari paralleli. Senza considerare che ci sono altri procedimenti penali collegati, in quello che appare essere un procedimento infinito.
Resta da vedere se Papa Francesco deciderà di prendere provvedimenti nei confronti del Cardinale Becciu vista l’interdizione dai pubblici uffici. Va considerato, però, che è ancora una sentenza di primo grado.