Città del Vaticano , sabato, 16. gennaio, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Anche se il tempo liturgico del Natale è finito, in molte piazze del mondo come a Piazza San Pietro, il presepe è ancora allestito e in molti si fermano a pregare davanti alla santa famiglia.
Eppure prima di Natale ogni anno si creano polemiche proprio a proposito del presepe. Anche quest’anno ci sono state parecchie tensioni, polemiche sui simboli religiosi legati alla tradizione cristiana, e il presepe è sempre il primo ad essere preso di mira.
Abbiamo chiesto al cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore, che senso hanno queste polemiche e come un cristiano deve orientarsi:
“Questo tipo di polemica secondo me è sciocca ovunque sia e in qualsiasi contesto. È chiaro che l’uomo è fatto di anima e di corpo, ed è altresì chiaro che aderendo ad una fede vi si aderisce con l’anima e con il corpo. Con l’anima, è chiaro. Con il corpo abbiamo bisogno di piccoli richiami. Proprio perché siamo nella carne, un richiamo, un simbolo aiuta a rimanere in sintonia con la propria fede e a richiamare sempre se stessi alla sintonia con la propria fede, e in fondo anche quell’aspetto sociale per cui una fede non la si vive soltanto privatamente, ma la si vive anche comunitariamente, quindi dà anche un senso di appartenenza ad un popolo, ad una aggregazione, ad una comunità, ad una famiglia religiosa.
In generale io sarei molto severo sulla difesa dei simboli religiosi, perché dire: “Sì, è lo stesso, simboli o no l’importante è che ci sia la pace...” non basta perché la pace non si può avere facendola scontare alla verità e ai grandi valori. La pace si fa perché c’è un dialogo, un dialogo costruttivo, ci si capisce, si gettano dei ponti come dice sempre il Santo Padre, non si erigono dei muri di divisione, ci si rispetta innanzitutto. Se rispetto un simbolo di un’altra fede, pretendo giustamente che anche verso la mia fede si usino segni di rispetto. E non è soltanto tolleranza, è qualcosa di più.