L’attuale situazione ha fermato il flusso degli stranieri?
No, gli stranieri continuano a venire. Sono cambiati i Paesi da cui provengono. C’è un aumento di migranti che provengono dal Medio Oriente e dall’Africa, e c’era un flusso importante dall’Ucraina, ora ovviamente in diminuzione. In generale, è diminuito il flusso di studenti dal mondo occidentale, mentre sta aumentando il flusso di studenti che proviene da diversi Paesi dell’Africa, soprattutto dell’Africa Centrale, e dell’Asia. In particolare, per quanto riguarda la Chiesa cattolica, c’è un aumento di vietnamiti e filippini.
Lo scorso settembre, Papa Francesco è intervenuto in videoconferenza alla fine di un raduno di giovani russi. Cosa ha portato questo incontro?
Ha portato grande entusiasmo. I giovani si sono sentiti accolti, si sono sentiti interessanti, hanno percepito un profondo interesse per le loro persone, per il loro destino, per la loro storia, per la loro vita. È questo l’aspetto più forte. Io, per esempio, il mese dopo l’incontro sono stato al Sinodo, e chi curava la pastorale giovanile era con me al Sinodo, e questo ha rallentato le attività. Però vedo che c’è un fervore, un proliferare di iniziative e soprattutto una gran voglia di incontro. Durante il Sinodo, i giovani stessi mi hanno chiesto di incontrarli online, volendo un confronto sul cammino sinodale. Mi ha colpito come fossero interessati al destino non solo della Chiesa, ma della loro vita. Ci sono vari in contro. È un momento di effervescente vivacità.
Cosa può portare la Chiesa cattolica in Russia alla Chiesa in Europa oggi?
Io penso che il contributo maggiore che noi possiamo portare è che il perdono. Solo una esperienza di perdono e riconciliazione può realmente superare e vincere ogni divisione e il rancore e l’odio che c’è tra fratelli. Penso che questo sia il contributo più potente che possiamo portare.
E la comunità cattolica riesce a perdonare?
C’è una esperienza di conversione che ho fatto in questi ultimi due anni di cui parlo sempre, ed è una esperienza che mi ha cambiato profondamente. Questa esperienza è emersa in confessionale durante la Settimana Santa dello scorso anno, dove normalmente passo alcune ore il Giovedì Santo e il Sabato Santo. Dopo la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo di due anni fa, dunque, ho ricevuto una donna che mi disse che non riusciva nemmeno a confessarsi perché tale è l’odio che mi divora. E diceva di come odiasse anche se stessa, e tutte le cose che la circondavano. Io le risposi che non avevo risposte da darle, ma che avremmo potuto pregare insieme. Così abbiamo detto una Ave Maria insieme e poi sono uscito e la ho abbracciata. Dopo qualche tempo, questa donna è tornata e mi ha detto: “Adesso posso confessarmi”. E io le ho detto alla fine: “Lei ha trovato veramente l’antidoto all’odio che è proprio in questa riconciliazione e nel perdono”. Oggi, per poter offrire questo antidoto, lei va adesso a parlarne, a spiegare come abbia perdonato se stessa, perdoni Dio, perdono il mondo che le è intorno. Lei questo lo ha trovato ed è questo che va diffondendo. Ed è bellissimo.
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