Awali , venerdì, 1. dicembre, 2023 14:00 (ACI Stampa).
Nelle scorse settimane si è aperto con una solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale di Nostra Signora d’Arabia ad Awali, nel Bahrein, il giubileo straordinario nei Vicariati apostolici dell’Arabia per i 1500 anni dal martirio di sant’Areta e compagni, presieduta da Padre Aldo Berardi, vicario apostolico dell’Arabia del Nord (comprendente gli Stati della Penisola arabica: Bahrein, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita) preceduta dal rito dell’apertura della Porta Santa: “Consideriamo questo un anno di grazia per l'intero Vicariato e per tutte le comunità cristiane presenti nel Golfo Arabico. Celebriamo nella fede la memoria dei nostri antenati cristiani che hanno dato la vita per Cristo, rimanendo fedeli fino alla fine”.
Nella sua testimonianza mons. Aldo Berardi ha sottolineato che il Giubileo è occasione propizia per riscoprire la memoria degli antichi martiri della Penisola arabica, e trovare conforto nelle loro storie di fede e prossimità martiriale a Cristo: “Questo Anno Giubilare è un’opportunità per rinnovare il nostro spirito missionario e approfondire la nostra fede. Noi, a nostra volta, dobbiamo testimoniare Cristo e il Vangelo vivendo una vita santa e coerente. C’è una sollecitudine generale nelle parrocchie e nei gruppi di preghiera, di tutte le spiritualità e di tutte le etnie, per entrare nello spirito del Giubileo. Anche i bambini del catechismo partecipano in letizia a questo entusiasmo generale”. Per questo Giubileo papa Francesco ha concesso l’indulgenza plenaria fino al 23 ottobre del prossimo anno.
Quindi a lui chiediamo di raccontarci in quale modo è avvenuto l’incontro con il cristianesimo nella penisola arabica: “Ci sono tracce di un’antichissima presenza cristiana nella penisola arabica. Gli archeologi hanno confermato gli scritti ed i documenti in possesso degli storici. Le comunità cristiane quindi sono esistite fin dall’inizio del cristianesimo. Apostoli ed Evangelisti sono passati da qui. I missionari venivano dalla Palestina e dall’Etiopia. La dispersione dopo la caduta di Gerusalemme nell’anno 70 ha ‘lanciato’ la comunità cristiana nella regione. Nacquero così chiese, monasteri e vescovadi. C’è stato uno sviluppo graduale ed un’evangelizzazione costante nella regione. E’ vero che, accanto al politeismo, conviveva un certo monoteismo, che favoriva l’impianto cristiano. Fino all’avvento dell’Islam il cristianesimo fiorì”.
Cosa significa celebrare il Giubileo del martirio di sant’Areta?
“Questo Giubileo è molto importante per noi. Viene a commemorare l’evento di Najran, un’oasi nel sud dell’Arabia, dove la grande comunità cristiana fu martirizzata. Ci riconnettiamo con la nostra storia cristiana; ci ispiriamo alla testimonianza dei martiri e rinnoviamo la nostra adesione a Cristo. I martiri erano saldi nella fede, ed oggi noi siamo testimoni di quella fede, che vivifica e ci immerge nel cuore della Trinità. Memoria, dunque, approfondimento della fede e rinnovamento dei nostri impegni battesimali. Vogliamo essere degni dei martiri, ma anche rivivere lo spirito missionario per una testimonianza più profonda e dinamica. Siamo finalmente chiamati a convertirci ed a vivere come figli della luce in questa regione”.