Ma cosa si intende per "dibattiti incompiuti" ? Si tratta dei grandi temi "politici" riuniti in sei discorsi e una lettera. "Tre di questi discorsi (New York, Londra, Berlino) toccano aspetti politici cruciali: il fondamento dei diritti umani; riflessioni sulla tradizione democratica liberale; il fondamento della giustizia e il dibattito sul diritto naturale. Gli altri tre (Regensburg, Roma, Parigi) coprono aspetti chiave della discussione culturale: il rapporto tra fede e ragione; il contributo del cristianesimo alla cultura; l'autonomia della scienza e il suo rapporto con la fede. Infine, la lettera pastorale ai cattolici in Irlanda è stata un punto di svolta per la risposta della Chiesa alla crisi degli abusi sessuali." Per Pujol l'eredità intellettuale di Benedetto ha una "idea fondamentale che è alla base di tutti questi dibattiti come diagnosi e come soluzione: la centralità della ragione naturale e della realtà, come vera "autorità" per guidare i dibattiti culturali, legali e politici." C'è da combattere il pregiudizio che i cattolici in politica siano in qualche modo malati di deismo.
Per Pujol "parlare di "religione nella sfera pubblica" non equivale, come si presume erroneamente, a introdurre un principio deistico nel dialogo democratico, né implica attingere meccanicamente a precetti religiosi come fonte per la regolamentazione dei problemi sociali, politici e legali. In questo senso, il cristianesimo è una religione universale aperta a tutti, e a tutte le cose. Una religione che si fida della ragione e non vede alcuna opposizione tra fede e ragione, ma una relazione sinfonica".
Ecco che la "ragione aperta" di Joseph Ratzinger diventa molto importante. Quella ragione "disposta ad ammettere che la realtà contiene di per sé più di ciò che la ragione stessa può comprendere".
Come riaprire il dibattito? "Il Centro De Nicola per l'Etica e la Cultura dell'Università di Notre Dame (USA) e la Fondazione Ratzinger di Roma e l'Istituto Benedetto XVI di Ratisbona - spiegaPujol- sono disposti a generare una conversazione pubblica e intellettuale attraverso eventi accademici e pubblicazioni, tra Benedetto XVI e altri studiosi della sua generazione e quelli che seguono. (…) il pensiero di Benedetto, contenuto in questi sette testi, può essere inteso come un patrimonio tramandato a una nuova, più giovane generazione di intellettuali".
Per capire meglio cosa di intende per "eredità " di un Pontificato il professor Roberto Regoli della Gregoriana si è posto una domanda di fondo: cosa rende un pontificato un successo o un fallimento ? "Benedetto XVI- dice Regoli- ha saputo affrontare con originalità e determinazione il problema degli abusi, in particolare quelli sessuali su minori da parte di chierici. È possibile comprendere il pontificato solo nell’ottica della riforma ecclesiale, e in particolare della riforma papale. Non è un caso che il Papa abbia coordinato una simultanea e sistematica riforma sul fronte liturgico e teologico attraverso iniziative "ecumeniche" (in primis con i lefebvriani e gli anglicani), nonché sul fronte canonico (modificando il Codice del 1983 con la creazione degli "ordinariati personali")".
Ma si va oltre. Il suo è stato il Pontificato del confronto intellettuale. anche in politica. Quella con la P maiuscola ovviamente. Spiega Regoli : "L’interpretazione dell’ambito politico da parte di Benedetto XVI è primariamente di ordine teologico e si inserisce nel più ampio dibattito internazionale, nato dopo l’11 settembre 2001, sul ruolo pubblico della religione. Per il pontefice in qualche modo il cristianesimo non conosce nessuna «teologia politica», ma «soltanto un ethos politico» per cui «la civitas Dei non può mai diventare una realtà statale empirica», come lo Stato può essere soltanto una civitas terrena. Benedetto XVI vuole svincolare il cristianesimo dal rischio di una teologizzazione della politica, come pure di una politicizzazione della teologia".
E' evidente che "Il pontificato di Benedetto XVI ha esposto la Chiesa su più fronti, culturali, politici ed etici. Senza eccessive preoccupazioni di ricerca del consenso, il papa ha avviato processi di confronto, che hanno toccato l’identità ultima dell’uomo, destando adesioni e contrapposizioni".
La rinuncia ha apparentemente bloccato tutto. Ma L’eredità di Benedetto XVI è una "fede semplice e piena; è la visione di una Chiesa bella che è opera di Dio e non dell’uomo. L’eredità è la fiducia radicale in Dio. Un aspetto di non poca importanza in un'epoca stanca e autodistruttiva che esalta l'uomo ma alla fine lo umilia continuamente. Benedetto XVI ha scelto la fiducia in Dio e nell'uomo. Ha scelto l’armonia tra fede e ragione. Questa è la sua eredità".
Nel Convegno si è iniziato subito a parlare di "Diritti umani. Discorso alle Nazioni Unite (New York) del 18 aprile 2008", relatore principale Mary Ann GLENDON Harvard University, con Jean-Pierre SCHOUPPE Pontifical University of Santa Croce e Laurent TRIGEAUD Université de Paris Panthéon-Assas e Justin PETRISEK de Nicola Center for Ethics & Culture – University of Notre Dame. Gli altri 6 temi saranno discussi in un'altra conferenza negli Stati Uniti (University of Notre Dame) nella primavera del 2024.
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