Awali , giovedì, 30. novembre, 2023 9:00 (ACI Stampa).
Papa Francesco sarà negli Emirati Arabi Uniti dall’1 al 3 dicembre, per parlare di cura della casa comune al COP28 di Dubai. Ma se oggi i cristiani nella regione sono pochi, e quasi tutti migranti, la realtà è che c’è una presenza cristiana nel Golfo che risale a millenni fa. Tanto che i Vicariati per l’Arabia del Nord e del Sud hanno aperto, a inizio novembre, una speciale Porta Santa per celebrare un Giubileo molto importante: il millecinquecentenario del martirio di Sant’Areta e compagni.
Così, lo scorso 4 novembre, il vescovo Aldo Berardi, vicario apostolico per l’Arabia del Nord, ha benedetto la porta santa dello speciale Giubileo indetto per ricordare Sant’Areta e compagni in una celebrazione che ha incluso anche l’arcivescovo Eugene Martin Nugent, nunzio apostolico in Kuwait, Bahrein e Qatar.
Chi era Sant’Areta? Giovanni di Efeso racconta che Dhū Nuwās, diventato ebreo, annunciò che avrebbe perseguitato i cristiani che vivevano nel suo regno, perché questi avevano perseguitato i correligionari nei loro regni. La persecuzione, che avvenne a Najran, la moderna al Ukhdud in Arabia saudita, è condannata anche in un sura del Corano. Pare piuttosto che il sovrano himyarita non volesse non rimborsare un forte debito contratto con la comunità cristiana di Najran, e per questo eliminò i creditore. E così, Dhū Nuwās attaccò prima la guarnigione del regno aksumita a Zafar, conquistando la cittadina e bruciando le sue chiese, e poi si mosse verso Najran, la portò alla resa e massacrò i cristiani della città che non avevano abiurato alla loro fede.
La notizia del massacro fu diffusa dallo stesso Dhū Nuwās in una lettera inviata all’imperatore Kavadh di Persia e al re lakhmide al-Mundhir, esortandoli a comportarsi nello stesso modo. Al-Mundhir rivelò il contenuto della lettera di Dhū Nuwās agli ambasciatori bizantini che restarono inorriditi per il suo contenuto.
Fu così che la notizia del massacro si diffuse rapidamente negli imperi bizantino e sasanide. Gli scampati alla carneficina trovarono ospitalità presso l’Imperatore bizantino Giustino I.