Città del Vaticano , sabato, 9. gennaio, 2016 11:30 (ACI Stampa).
Poco prima di Natale, il 21 dicembre del 2015, nei media vaticani è arrivato il primo scossone targato Papa Francesco. Non è stato un evento epocale, ma a leggerlo bene con alcune carte in mano si capisce che è la riforma dei media che da anni si favoleggiava.
Lo scorso 27 giugno il Papa con un Motu Proprio ha fatto nascere un nuovo organismo di organizzazione e controllo delle comunicazioni vaticane, lo ha chiamato Segreteria seguendo uno stile preciso, e ha scelto come prefetto un sacerdote che dirigeva il Centro Televisivo Vaticano: monsignor Dario Viganò.
Intanto si lavora agli statuti. Anche questo nello stile Francesco, prima si crea la struttura poi si decide come farla funzionare. E si parla di quattro anni di tempo, come riferito in uno degli incontri della Commissione cardinalizia che affianca il Papa nella gestione della Curia e per la sua riforma.
A dicembre arriva appunto il primo scossone. Il Papa sceglie quello che fino ad ora è stato il responsabile tecnico del CTV come direttore, lasciando intendere così che la vera direzione politica ed editoriale rimanga in mano alla Segreteria e quindi a Viganò, e sostituisce uno dei due vice direttori della Sala Stampa, il passionista padre Ciro Benedettini, che va in pensione per “raggiunti limiti di età”, e che si occupa tra l’altro della gestione del personale, il 30 gennaio 2016 con Greg Burke, fino ad ora consulente mediatico della Segreteria di Stato. Un ruolo che di fatto era stato inventato per lui e con lui nell’estate del 2012 e che lasciava capire che la sua strada non si sarebbe fermata lì.
Ma quello che è successo in più il 21 dicembre è che il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Parolin,invia una lettera a Padre Lombardi per informarlo del nuovo assetto del lavoro della Sala Stampa a partire dal primo gennaio del 2016.