Roma , venerdì, 10. aprile, 2015 10:48 (ACI Stampa).
Quelle parole del Cardinal Walter Kasper sui vescovi africani a sinodo sulla famiglia ancora in corso bruciano ancora. Per questo, quando un noto media americano ha intervistato il Cardinale, e lo ha definito “il teologo del Papa,” il Cardinal Wilfrid Fox Napier non ha resistito, e ha twittato che “è davvero preoccupante vedere l’espressione ‘Teologo del Papa’ applicata a Walter Kasper.” Perché – ha poi spiegato ad AciStampa – quelle sue frasi sul fatto che “i vescovi africani non contano perché li vede come troppo chiusi nei tabu” porta a un monologo, non ad un dialogo. Esattamente il contrario di quello che si vuole fare con il prossimo sinodo dei vescovi.
La battaglia per il sinodo è già cominciata. Il prossimo mercoledì, i questionari compilati nelle diocesi di tutto il mondo fluiranno negli uffici della Segreteria Generale del Sinodo, che provvederà poi ad elaborare su quella base un instrumentum laboris. Nel frattempo, il Cardinal Walter Kasper ha pubblicato “Papa Francesco. La rivoluzione della tenerezza e dell’amore,” e va in giro a promuoverlo. Il momento di portare avanti quella visione teologica è ora.
È un pericolo che il Cardinal Napier avverte molto forte. Arcivescovo di Durban, il più grande porto sudafricano, francescano, il Cardinale fu colui che tirò fuori, fortissima, la lamentela dei vescovi africani dopo la pubblicazione della controversa “relatio post disceptationem.”
“Il sinodo non è chiamato a discutere di contraccezione, aborto, matrimoni tra persone dello stesso sesso. È stato convocato per parlare della famiglia,” disse. E poi aggiunse che “la relatio lascia comprendere che c’è un accordo su temi sui quali in realtà non c’è un accordo. Spero che la linea del sinodo, non quella di qualche gruppo, prevalga.”
Era il 14 ottobre. Il giorno dopo, il Cardinal Kasper, parlando con alcuni giornalisti all’uscita di una delle sessioni del sinodo, sottolineò che “l’Africa è totalmente differente dall’Occidente. Anche le nazioni asiatiche e musulmane, sono molto differenti, specialmente per quanto riguarda i gay. Non puoi parlare di questo con Africani e con gente dei Paesi islamici. Non è possibile. È un tabu. Per quanto ci riguarda, noi diciamo che non dobbiamo discriminare, non vogliamo discriminare in certi aspetti.”