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Diplomazia pontificia, il 24 novembre il presidente di Cipro da Papa Francesco

Prima visita del nuovo presidente di Cipro da Papa Francesco: sarà anche focus sulla situazione in Terrasanta. Il Cardinale Parolin parla alle associazioni famigliari francesi. Il Papa riceve la presidente del Parlamento Lituano

Cipro - Santa Sede | Bandiere di Cipro e Santa Sede | Vatican Media / ACI Group Cipro - Santa Sede | Bandiere di Cipro e Santa Sede | Vatican Media / ACI Group

Il presidente di Cipro, eletto lo scorso febbraio, visiterà Papa Francesco il prossimo 24 novembre, in quello che si preannuncia un incontro molto importante per discutere la situazione nel Mediterraneo e per riportare sotto i riflettori la situazione di Cipro, unico Paese europeo attualmente diviso e visitato da Papa Francesco nel 2021.

Nel corso della settimana, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha incontrato le associazioni famigliari francesi, pronunciando un discorso molto denso e importante. La presidente del Parlamento Lituano è stata in visita da Papa Francesco, dove ha parlato anche della crisi ucraina. L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, nel suo “tour europeo”, ha anche incontrato Federica Mogherini, oggi direttore del Collegio Europeo.

                                                           FOCUS CIPRO

Il presidente di Cipro visiterà Papa Francesco il prossimo 24 novembre

Nikos Christodoulides, presidente di Cipro, sarà in Vaticano per la prima volta dalla sua elezione il prossimo 24 novembre. Nel corso della visita, avrà una udienza con Papa Francesco, un bilaterale in Segreteria di Stato con il Cardinale Pietro Parolin alla guida dela delegazione vaticana, e poi anche un incontro presso il Sovrano Militare Ordine di Malta.

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Christodoulides è stato eletto presidente di Cipro lo scorso febbraio, al ballottaggio, con il sostegno di una coalizione di partiti centristi. Si trova alla guida della nazione su cui insiste l’ultimo “muro” – in realtà un green line di confine – di Europa: Christodoulides è infatti presidente della Repubblica di Cipro, Paese membro dell’Unione Europea. La Repubblica rivendica la sovranità di tutta l’isola, ma la parte settentrionale dell’isola è stata occupata nel 1974 dall’esercito turco, che vi ha formato la Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta dalla sola Turchia.

Nel corso di questi anni, diverse chiese nella parte di Cipro Nord sono state trasformate in moschee, destando preoccupazione internazionale. Papa Francesco ha visitato Cipro nel novembre del 2021, come parte di un viaggio che lo ha portato a toccare anche la Grecia.

Lo scorso 10 giugno, il presidente Christodoulides fu il primo capo di Stato ad inviare un messaggio a Papa Francesco dopo la diffusione della notizia del suo ricovero presso il Policlinico agostino Gemelli. Una prontezza dovuta sia alla perizia diplomatica dell’ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede, Georges Poulides, che da venti anni rappresenta Nicosia in Vaticano, e sia dagli stretti rapporti che il Papa ha sviluppato con i governanti del Mediterraneo Orientale.

Durante il viaggio di Papa Francesco a Cipro nel 2021, Cipro e Santa Sede sottolinearono il bisogno di monitorare con attenzione la regione.

Gli equilibri della regione sono stati messi a dura prova anche dal conflitto scoppiato a Gaza dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre lanciato da Hamas contro Israele. Cipro, che è parte dell’amministrazione del Patriarcato Latino di Gerusalemme perché Terrasanta, è stata colpita dalla nuova situazione di instabilità della regione. Recentemente, è stato proposto di fare di Cipro un hub umanitario.

San Giovanni Paolo II, il ricordo dell’ambasciatore Poulides

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L’ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede è l’ultimo diplomatico accreditato in Vaticano che ha presentato le credenziali a San Giovanni Paolo II, il 3 luglio 2003. Nell’ambito delle celebrazioni per il 45esimo anniversario dell’elezione del Papa polacco al soglio pontificio, Poulides ha reso una testimonianza al documentario Vita accanto a un Santo. Giovanni Paolo II da vicino. Il documentario è stato proiettato il 13 novembre, su iniziativa dell’ambasciata di Polonia presso la Santa Sede.

Intervenendo alla proiezione, l’ambasciatore Poulides ha ringraziato prima di tutto l’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Adam Kwiatowski per l’organizzazione e la realizzazione dell’evento, e ha poi notato che il documentario “testimonia il grande rispetto ed ammirazione che la figura di San Giovanni Paolo II ha suscitato nelle persone che hanno avuto il privilegio di incontrarlo”.

Poulides ha sottolineato “l’affetto che tanta gente, proveniente da mondi anche diversi tra loro, ha provato per Papa Wojtyła, primo Papa non italiano dell'epoca moderna e primo Papa polacco della Storia”.

Un Papa “venuto da una terra lontana”, che ha saputo unire “l’Europa dall’Atlantico agli Urali” ed è stato – sottolinea l’ambasciatore di Cipro – “artefice di una rivoluzione pacifica che si attendeva da tempo e che riguardava in special modo i giovani, la famiglia, le questioni sociali, il dialogo tra le religioni”.

Poulides ha messo in luce le caratteristiche di “artigiano di pace” e “costruttore di ponti” di Giovanni Paolo II, il quale ha diffuso il messaggio di pace e fratellanza “compiendo 104 viaggi, visitando ogni luogo, fino agli estremi confini della terra”.

Per Poulides, Giovanni Paolo II è stato anche “il Papa che ha incarnato lo spirito del Concilio Vaticano II”, dando impulso al dialogo interreligioso lanciando gli incontri di Assisi nel 1986.

Poulides si è poi lasciato andare a ricordi personali. “Ho avuto – ha raccontato -  il grande onore e la grande fortuna nella mia carriera diplomatica di presentare le mie lettere credenziali nel 2003 proprio a Papa Giovanni Paolo II. Mi ricordo come se fosse ieri, il battito forte del mio cuore, la mia immensa emozione di essere ricevuto come primo Ambasciatore residente della Repubblica di Cipro presso la Santa Sede da colui che vedevo come una leggenda vivente”.

Del Papa polacco, Poulides ha ricordato “quella sua umanità genuina, il suo senso dell’umorismo, quando girando lo sguardo verso mio figlio Fotis, alto quasi due metri, lo guardò colpito e gli

chiese con il suo sorriso benevole ‘com’è il tempo da lì su?’.”

Poulides ha descritto come “straordinaria” la “energia, calore, luce che riusciva ad emaare anche solo con uno sguardo, con un semplice gesto”, ha ripercorso l’ultima udienza di auguri di nuovo anno al Corpo Diplomatico del 2005, quando Giovanni Paolo II “ha rivolto uno sguardo ed un sorriso alla connazionale Hanna Suchocka, ex primo Ministro della Polonia ed a quell’epoca Ambasciatrice per il Suo Paese presso la Santa Sede”, nonostante fosse già molto malato, al punto che “sembrava lui stesso portare su di sé la croce della sofferenza”.

Infine, l’ambasciatore Poulides ha raccontato del funerale di Giovanni Paolo II, e ha poi concluso: “In questi giorni, particolarmente travagliati, risuonano ancora le sue prime parole da

Pontefice: ‘Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo’!”

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                                               FOCUS PAPA FRANCESCO

La presidente del Parlamento lituano da Papa Francesco

Il 13 novembre, Papa Francesco ha ricevuto Viktorija Čmilyte-Nielsen, presidente del Seimas (Parlamento) lituano. Secondo una nota dell’Ambasciata di Lituania presso la Santa Sede, il Papa e la presidente hanno “discusso degli sforzi per aiutare la nazione ucraina sofferente e fornire assistenza ai rifugiati di guerra ucraina”. La presidente ha anche spiegato a Papa Francesco “come la Russia possa usare ogni parola imprecisa o ambigua per giustificare la sua aggressione”, e che le parole del Papa hanno una “influenza importante sulle nazioni per il perseguimento della libertà e della difesa della democrazia”.  

Viktorija Čmilyte-Nielsen ha detto che i lituani sentivano questo sostegno del Papa quando lottavano per la loro indipendenza, e ha rimarcato che “oggi queste parole sono molto necessari per gli ucraini e per i prigionieri politici in Bielorussia”.

Dopo l’incontro con il Santo Padre, la presidente del Seimas ha incontrato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, per un bilaterale. Tra gli appuntamenti, anche la visita alla mostra su San Giosafat presso l’Università Gregoriana, una sosta alla Cappella Lituana al Cimitero del Verano, una preghiera a Santa Maria Maggiore.

Importante anche l’incontro con il Gran Cancelliere dell’Ordine di Malta Riccardo Paternò di Montecupo.

Papa Francesco in Argentina?

Papa Francesco ha già fatto sapere che vorrebbe tornare in Argentina il prossimo anno, presumibilmente a marzo. Finora, il Papa non è tornato mai nella sua patria, anche a causa della instabile situazione politica, con elezioni ogni due anni e continui cambi di governo (in dieci anni, l’Argentina è stata governata da Cristina Kirchner, Macrì, Alberto Fernandez e avrà un nuovo presidente quest’anno).

Proprio il processo elettorale in corso, con il candidato presidenziale Javier Milei che non ha lesinato critiche al Papa (di cui poi si è scusato), ha fatto pensare che anche un eventuale viaggio del Papa in Argentina il prossimo anno dipenderebbe dall’esito elettorale. Ma, secondo InfoBae, Papa Francesco ha escluso con la sua cerchia intima di amici che il viaggio nel suo Paese natale dipenda “da alcun partito o gruppo. Niente condiziona la mia decisione”.

La Conferenza Episcopale Argentina, nella sua 123esima assemblea plenaria, ha inviato una lettera di invito ufficiale al Papa nel Paese, firmata dall’arcivesocvo Oscar Ojea.

Il 28 novembre, l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Ignacio Garcia Cuerva sarà a Roma e incontrerà il Papa, e probabilmente anche l’eventualità di una visita del pontefice in argentina sarà discussa.

                                                           FOCUS EUROPA

Il Cardinale Parolin incontra le Associazioni Famigliari Cattoliche di Francia

Il 9 novembre, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha incontrato a Roma i membri delle Confederazione Nazionale delle Associazioni Famigliari Cattoliche (CNAFC), che hanno tenuto nella capitale la loro assemblea annuale.

Nel suo intervento, il Cardinale ha ringraziato per il lavoro che viene fatto per le famiglie, che è “di notevole importanza per la Chiesa e per la società umana”, di fronte a sfide “numerose”, tra cui il fato che “il modello di famiglia cristiana è sempre più contestato, addirittura combattuto e, di conseguenza, sempre meno esteso”.

La rete delle associazioni è – ha detto il Cardinale – “un potente supporto per tante famiglie e futuri sposi che conservano nel cuore il desiderio di vivere secondo il Vangelo e di trasmetterlo”, nonché di quanti “potrebbero sentirsi isolati, scoraggiati”, senza un aiuto fraterno necessario.

Il Segretario di Stato vaticano ha lodato la vasta gamma di servizi che la FNAC offre alle famiglie, sottolineando di vedere nelle associazioni “una forza propositiva sulla scena politica, economica e sociale del vostro Paese, affinché la famiglia, secondo l’insegnamento della Chiesa Cattolica, sia promossa e incoraggiata”.

Parolin ha detto che la voce delle famiglie non è ascoltata “non perché manchi di lucidità, di coraggio o di forza”, ma perché piuttosto “si deve affrontare una chiusura assoluta alle evidenti verità antropologiche e a tutto ciò che riguarda il trascendente”.

Ci vuole, per il cardinale, una opera di “ricostruzione antropologica”, e anzi “in assenza della vera ed autentica antropologia predisposta dal Creatore, l’essere umano è incapace di relazioni vere, ed è incapace di conoscere Dio e accogliere il dono di sé, essendo inevitabilmente destinato all’autodistruzione”.

Giovanni Paolo II diceva che -la famiglia “è il luogo primario di umanizzazione”. Commentando questa allocuzione, il Cardinale Parolin ha sottolineato “fino a che punto le nostre società, soprattutto quelle occidentali e civilizzate, hanno un grande bisogno di essere umanizzate”.

Tra le sfide, il Cardinale elenca la violenza così diffusa, un ritorno alla barbarie di cui molti parlano, e si è chiesto: “Potrebbe essere possibile, dopo 200 anni di progresso in Europa, maggiormente sviluppato dal cristianesimo, che la nostra società torni alla barbarie?”

Non si tratta solo di una barbarie individuale – nota il Segretario di Stato vaticano – perché “sul piano istituzionale, le leggi che calpestano la dignità della persona e della vita umana sono sempre più numerose, e caratterizzano il naufragio della civiltà precedente. Ieri l’aborto, oggi la procreazione medicalmente assistita e la teoria del gender, domani l’eutanasia. Dove ci fermeremo? Non sono queste violazioni dei diritti umani fondamentali? Non sono queste forme di violenza esercitate sulla coscienza delle persone nello svolgimento della propria professione?”

Il cardinale Parolin ha ricordato che “nella sua accezione ontologica, la dignità umana è inviolabile e non deve essere soggetto di decisioni arbitrarie e manipolazione casuale, politica ed emotiva. La dignità dell’essere umano non dipende né dalla sua salute, né dalla sua longevità e ancora meno dalla qualità della sua vita”.

La Chiesa – ha aggiunto il cardinale – deve ovviamente “affermare e promuovere la cultura della vita, in cui aborto, eutanasia e suicidio assistito non hanno posto”. Una cultura, poi, che esclude la cultura dell’esclusione, la globalizzazione dell’indifferenza e la tirannia del pensiero unico, che “non è altro che una forma di schiavitù e colonizzazione, soprattutto di quanti sono senza voce”.

Il cardinale Parolin ha sottolineato che anche le donne vengono “insultate con espressioni abilmente mimetizzate sotto espressioni emancipatorie”, e ha incoraggiato a denunciare “tutto ciò che danneggia l’essere profondo delle donne in tutti i settori della vita, anche nella pubblicità commerciale”.

La Chiesa – ha aggiunto il Segretario di Stato vaticano – “non può restare in silenzio di fronte al fenomeno della crescente negazione dell’evidenza delle verità ontologiche”, e per esempio “non può ammettere la totale disconnessione tra genere e sesso biologico dell’essere umano”.

Ma per dire queste verità ci vuole “il coraggio del martire”, che è la grazia “da chiedere ogni giorno se vogliamo evangelizzare”.

La missione è quella di riumanizzare la società se questa dovesse tornare alla barbarie, “curandole dei loro mali profondi”, generando nel mondo “persone che rispettino la grammatica iscritta dal creatore nell’essere umano” e di generare “generazioni di ferventi cristiani nella Chiesa, convinti e convincenti, connessi e collegati a Cristo, fermenti di pace e di fraternità evangelica vissuta, in grado di conservare la fede e di trasmetterla a loro volta”.

Il Cardinale ha ricordato che Papa Francesco ha chiesto a tutta la Chiesa uno slancio missionario, e questo non può non riguardare la famiglia. “Mi sembra – ha detto Parolin – che il futuro della Chiesa e delle nostre società in Europa, e più in particolare in Francia, continuerà ad essere giocato su larga scala all’interno delle famiglie, nella misura in cui saranno capaci di trasmettere la fede con i suoi valori”.

La fede – ha aggiunto il Cardinale – “è molto presente nella vita quotidiana”, si prega spesso, se ne parla in famiglia, ma tutto questo “è soffocato nelle nostre società: Dio non ci interessa più, crediamo di poter fare a meno di lui, di poter vivere ed essere felici indipendentemente da lui”. Succede anche in famiglia cristiane, dove “non parliamo mai di Dio come se ci fosse vergogna, come se fosse una verità preistorica”, mentre “molti giovani battezzati si allontanano e abbandona la fede per mancanza di radici e di autenticità”.

Il cardinale Parolin ha messo in luce come la CNAFC abbia proprio la missione di trasmettere ai giovani “una fede profondamente radicata e autentica”, che sia “disinibita, gioiosa, solida, che resiste allo shock di un confronto inevitabile con le culture non cristiane”.

Il Cardinale ha sottolineato che è “urgente accelerare la formazione dei giovani cristiani, che si dedicheranno al servizio delle nazioni e diventeranno dei veri leader”.

Parolin ha suggerito che la CNAFC si arricchisca “della testimonianza di fede delle famiglie delle giovani Chiese”, considerando che molti giovani hanno ritrovato la fede proprio entrando in contatto con queste Chiese più giovani.

Infine, il Cardinale ha invitato le associazioni famigliari di Francia a “mantenere la speranza, a non aver paura di osare, di rischiare e di essere creativi”.  

L’arcivescovo maggiore Shevchuk parla a Federica Mogherini

Nell’ambito del suo tour nelle istituzioni europee, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk ha anche avuto un incontro con Federica Mogherini, già Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea e ora direttore del Collegio Europeo di Bruges.

Nel suo intervento, Sua Beatitudine ha messo in luce che si ha a che fare in questo momento con un “indebolimento della forza del diritto, soprattutto di quello internazionale, e così prevale il diritto del più forte”, cosa che mette a rischio “il concetto stesso di sovranità di uno Stato”.

Sua Beatitudine ha notato che oggi “abbiamo a che fare con un regresso” a livello internazionale, come era sccesso prima della Seconda Guerra Mondiale.

Shevchuk ha poi ricordato che la storia dell’Ucraina è quella di un Paese che da una società post-comunista sta aspirando a diventare Paese democratico, e la Chiesa ha sviluppato nel Paese l’eguaglianza del diritto, perché “un oligarca è un povero agli stessi diritti di fronte dello stato del diritto”.

Tuttavia, ha aggiunto, questi “avvenimenti a livello globale a volte ci scoraggiano”, e “l’indebolimento del diritto internazionale può provocare nuovi conflitti, perché se non c’è più il diritto che regge una istituzione internazionale, allora ci si va a riprendere il proprio con la forza”. Forse, ha aggiunto, “ci si aspettava questa guerra da tempo”.

Sua Beatitudine ha anche chiesto di studiare, nel collegio europeo, il fatto che 30 anni fa l’Ucraina aveva ceduto le armi nucleari dopo il Memorandum di Budapest, e la Russia era considerata garante della sovranità dello Stato.

“Adesso – ha aggiunto - non solo un membro del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ma un membro di questo memorandum ci aggredisce perché dice che tutti i Paesi che sono nati dopo dello scioglimento della Unione Sovietica non hanno ragione di esistere. Stiamo entrando in un periodo che Timothy Snyder compara con il periodo del nazismo tedesco, una ideologia che distrugge gli Stati e toglie i diritti di intere nazioni. Il popolo ebraico è stato la prima vittima di questo tipo di ideologia”.

Shevchuk ha concluso che “ogni progetto di pace oggi fallisce perché non c'è il diritto internazionale ma ci sono le potenze che investono nella sua distruzione. Dobbiamo coltivare la cultura del diritto, e così saremo protetti tutti nel nostro futuro”.

Bilaterale Italia – Santa Sede sul Giubileo

Lo scorso 14 novembre si è svolto a Palazzo Chigi il secondo incontro bilaterale tra la Santa Sede e il Governo italiano per fare il punto sull’organizzazione del Giubileo 2025. La delegazione italiana era guidata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, il ministro del Turismo Daniela Santanché, il ministro per la Disabilità Alessandra Locatelli, il Commissario Straordinario del Governo per il Giubileo Roberto Gualtieri, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, il prefetto di Roma Lamberto Giannini.

La delegazione della Santa Sede era guidata dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Con lui, l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e delegato del papa per il Giubileo 2025. Quindi, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor Roberto Campisi, assessore della Segreteria di Stato, monsignor Samuele Sangalli, sottosegretario del Dicastero per l’Evangelizzazione, l’avvocato Giuseppe Puglisi-Alibrandi, vice segretario generale del Governatorato dello Stato di Città del Vaticano, il vicedirettore delle Infrastrutture e Servizi del Governatorato Silvio Screpanti, il vicedirettore dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile Davide Giulietti.

Durante la riunione, il Cardinale Parolin ha detto che la Bolla di Indizione del Giubileo sarà pubblicata a maggio del prossimo anno.

Durante l’incontro, si è parlato dell’avanzamento dei piani per la sicurezza, la sanità, il contributo e il coordinamento dei volontari, la protezione civile, i trasporti. È stata annunciata una intesa con il ministero degli Affari Esteri per il rilascio dei visti ai pellegrini che arriveranno a Roma per l’Anno Santo.

C’è anche un protocollo di intesa tra il Dicastero per l’Evangelizzazione, il ministro per il Turismo e il Commissario Straordinario italiano per l’accoglienza dei turisti in vista del giubileo, per cui l’arcivescovo Fisichella ha ringraziato.

Durante l’incontro, si è parlato anche degli eventi della rassegna culturale “Il Giubileo è cultura”, che comprende esposizioni, mostre itineranti e concerti.  

Proseguono gli incontri periodici dei Tavoli di Lavoro in Campidoglio, in stretta collaborazione tra Prefettura, Ufficio di Supporto al Commissario Straordinario per il Giubileo, Roma Capitale e Santa Sede. Molteplici anche le novità riguardanti l’organizzazione degli eventi giubilari, ufficializzati nei prossimi giorni sul sito web e sull’app ufficiale Iubilaeum25.

                                                           FOCUS TERRASANTA

La testimonianza del Cardinale Pizzaballa alla CEI

Nel corso del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, il 14 novembre, il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, è intervenuto con una testimonianza riguardo la situazione nella striscia di Gaza.

Il Cardinale ha notato che le vittime israeliane dell’attacco del 7 ottobre sono 1400, mentre i morti accertati a Gaza sono 11 mila, in gran parte civili, dei quali 4 mila minori. Gli sfollati in Israele sono circa 100 mila, a Gaza almeno un milione”.

A Gaza, ha aggiunto, le “infrastrutture sono completamente distrutte”, e i cristiani sono “meno di un migliaio, accolti in un centro ortodosso e in una parrocchia cattolica nella zona settentrionale, sotto bombardamenti continui e al centro delle operazioni militari”.

Il Cardinale ha sottolineato che il Patriarcato dà alloggio a circa 3 mila musulmani, ospitati nei locali di una scuola, mentre c’è grande preoccupazione “anche per i cristiani che si trovano a Betlemme e nelle zone limitrofe e per quelli sparsi in Cisgiordania”.

Turchia, un summit sulla situazione in Palestina

Il 15 novembre, la first lady di Turchia Emine Erdoğan ha ospitato un summit dal tema “Uniti per la Pace in Palestina”. Il Summit ha incluso spose di leader di 15 nazioni, incluse Malesia, Qatar e Uzbekistan, e aveva lo scopo di discutere il dramma umanitario in Palestina.

La first lady turca ha reiterato il suo appello per un urgente cessate il fuoco e una pace durevole nella striscia di Gaza.

“Mentre la comunità internazionale che doveva proteggere Gaza ha fallito, giornalisti, operatori sanitari e personale di aiuto umanitario sono una forza di vigilanza per l’umanità. Allo stesso modo, dobbiamo essere vigili con tutti i mezzi disponibili affinché non sia dichiarato un cessate il fuoco”, ha detto Emine Erdoğan.

Inoltre ha chiesto di continuare a tenere alta l’attenzione sulla richiesta di cessate il fuoco anche attraverso i social media, perché “ciascuno di noi possiede una forza individuale, ma, quando siamo uniti, la nostra voce diventa molto più potente. Uniamo le nostre forze per loro e per il mondo, chiedendo un immediato cessate il fuoco”.

La first lady turca ha anche sottolineato che la comunità internazionale si deve impegnare anche per una pace duratura che metta fine al conflitto nella regione, e ha affermato che è necessario stabilire un fondo per la ricostruzione della striscia di Gaza, che dovrebbe essere posto sotto la responsabilità delle Nazioni Unite, “con l’impegno di offrire un futuro luminoso ai bambini di Gaza”.

Libano, il Cardinale Rai ribadisce il suo appello per l’elezione di un presidente

Nell’omelia dello scorso 11 novembre, il Cardinale Bechara Boutros Rai, patriarca dei maroniti, è tornato a parlare della situazione del suo Paese, sottolineando di rifiutare di “sottomettere l’elezione di un presidente a una specifica persona, gruppo, partito o progetto”.

Da più di un anno, il Libano è senza un presidente, mancando un accordo tra i vari partiti nel già difficile equilibrio politico del Paese. Durante il Sinodo, i patriarchi orientali hanno avuto una riunione sulla situazione in Libano con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, e poi con lo stesso Papa Francesco. Il Papa guarda con attenzione alla situazione in Libano, e c’era il progetto di un viaggio nel Paese dei Cedri a giugno 2022, occasione che avrebbe portato il Papa a passare anche da Gerusalemme per avere un secondo incontro con il Patriarca di Mosca Kirill. Il viaggio non ha mai avuto luogo per la situazione instabile nel Paese, mentre il secondo incontro tra un Papa e un Patriarca di Mosca è stato reso più difficile, e poi impossibile, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, soprattutto a causa di alcune tensioni tra Chiesa cattolica e Patriarcato di Mosca a causa di alcune dichiarazioni del Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e dello stesso Papa Francesco.

Da parte sua, il Cardinale Bechara Rai ha fatto da portavoce di tutti i leader cristiani della regione, non mancando di fare appelli e omelie durissime contro il potere politico, nonché di presentare allo stesso Papa Francesco, a margine del concistoro 2022, il suo progetto per una “neutralità attiva del Libano”.

Questo il contesto in cui vanno comprese le parole del Cardinale Rai. All’omelia dell’11 novembre, il patriarca ha sottolineato di “rifiutare di rimanere senza un presidente mentre lo Stato si disintegra, le istituzioni costituzionali e pubbliche collassano, la popolazione langue, le nostre forze vitali migrano in altre terre, e la Costituzione è violata”.

Il Cardinale Rai ha anche puntato il dito sulla situazione a Gaza, dove ci sono state più di 11 mila vittime, metà delle quali bambini, denunciando anche la distruzione di case, scuole, ospedali, chiese e moschee dei palestinesi che eliminerebbe la causa palestinese dopo 75 anni.

Il Patriarca ha chiesto alla comunità internazionale di imporre un cessate il fuoco immediato e permanente, e iniziare i negoziati per una soluzione politica. Il Cardinale Rai ha anche sostenuto “il contenuto della dichiarazione del summit di Ryadh” del 10 novembre, con la speranza che “le nazioni arabe e islamiche lavorino per migliorare il loro impegno, e perché i loro leader siano costruttori di pace con coraggio, impegnati alla decisione delle iniziativa Araba di pace dichiarata nel summit di Beirut del 2002, che adottò la soluzione dei due Stati come una porta per la pace e stabilità in Medio Oriente”.

                                                           FOCUS ASIA

Pakistan e Santa Sede, un incontro per il dialogo interreligioso

In un comunicato che porta una foto, ma non il nome dell’incaricato della Santa Sede, l’ufficio dello Speciale Assistente del Primo Ministro per i Diritti Umani e il Ruolo della Donna Mushaal Hussein Mullick ha fatto sapere di aver incontrato “il consulente capo” della Santa Sede – presumibilmente lo chargeé d’affairs della nunziatura di Islamabad, e di aver concordato con lui che “i leader religiosi possono essere una forza potente per un pacifico accordo su questioni riguardanti l’umanità, specialmente il conflitto israelo-palestinese e quello che divampa nel Kashmir.

Secondo una dichiarazione congiunta, Mullick e l’officiale della Santa Sede hanno discorso “temi di mutuo interesse, inclusa l’armonia tra le fedi, il lavoro per la coesistenza, l’eliminazione della possibilità di discordia e violenza”, mettendo in luce che “le vite umane hanno valore inestimabile senza distinzione di casta, razza, credo, religione e nazionalità”.

Le due parti hanno anche concordato che “gli insegnamenti di tutte le religioni sono basate sulla pace, l’amore l’armonia e che un vero seguace di ogni religione non potrebbe mai pensare di provocare odio contro altre fedi”.

E ancora, la dichiarazione congiunta parla di un comune impegno per “un dialogo più ampio e una comunicazione efficace”, attraverso il quale “tutte le parti siano in grado di comprendere gli altri spassionatamente e tagliare quei pregiudizi che danno luogo ad odio e conflitto nella religione”.

Il rappresentante della Santa Sede ha invitato Mushaal a visitare il Vaticano e di mandare un messaggio di pace e armonia interfede come donna musulmana del XXI secolo.

Mushaal ha detto: “La necessità di oggi è di sviluppare e identificare le interpretazioni mistiche attraverso il messaggio vero e moderato dell’Islam al mondo, diventando un ponte verso dialoghi interreligiosi di significato”.

L’idea – ha aggiunto – “non è di diluire gli insegnamenti dell’Islam o di ogni fede, ma piuttosto di presentarli in una forma che includa un messaggio di amore, tolleranza e moderazione, come fecero i Sufi per evitare uno scontro di civiltà e risolvere conflitti globali”.

                                                           FOCUS OCEANIA

Gallagher in Australia, il bilaterale con il ministro degli Affari Esteri

La visita dell’arcivescovo Gallagher in Australia ha avuto un ultima parte a Perth, con un incontro alla Notre Dame University, e poi a Canberra, dove il “ministro degli Esteri” vaticano ha potuto incontrare il suo omologo australiano Wong. Ne dà notizia l’account X della Segreteria di Stato, che sottolinea come nell’incontro tra l’arcivescovo Gallagher e Wong “sono stati sottolineati i solidi legami bilaterali tra l’Australia e la Santa Sede e la volontà di collaborare per affrontare le sfide attuali e promuovere la pace”.

                                               FOCUS AMERICA LATINA

Messico, i vescovi si riuniscono con i candidati alla presidenza della Repubblica

Il 14 novembre, la Conferenza Episcopale Messicana, nell’ambito della loro 115 assemblea ordinaria (che si è tenuta dal 13 al 17 novembre) ha discusso di sfide e opportunità che affronta la Chiesa, incluso il processo elettorale che porterà all’elezione di un nuovo presidente.

La Conferenza Episcopale Messicana ha sottolineato che l’incontro con i candidati è servito a “definire i temi cruciali per la società messicana, come la difesa della vita, la giustizia sociale, la pace, la libertà religiosa e altri affari di tipo etico che impattano direttamente il benestare della società”. Secondo i vescovi, l’incontro si è svolto “in un ambiente di rispetto mutuo e di apertura al dialogo, dove ciascuno, in momenti distinti, ha avuto l’opportunità di condividere le sue visioni per il Paese in risposta alle inquietudini dei rappresentanti della Conferenza Episcopale”.

Nell’ultimo anno, la Chiesa in Messico ha lavorato alacremente nella ricerca della pace nel Paese di fronte alla violenza che colpisce i messicani e di cui molti sono stati vittimi. La Chiesa ha portato aiutato attraverso la Caritas anche nella risposta ai disastri causati dall’uragano Otis ad Acapulco e in altri municipi nello Stato di Guerrero.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede all’OSCE, miglioramenti nel campo dell’ambiente e della sicurezza

Il 13 novembre, monsignor Janusz Uranczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso l’OSCE, ha preso la parola all’Incontro per l’Implementazione della Dimensione Economica e Ambientale, che si tiene ogni anno.

Monsisgnor Urbanczyk ha sottolineato che l’implementazione sul tema di sicurezza e ambiente debbano “rimanere alti nell’agenda dell’OSCE”, e ha sottolineato che sono di particolare importanza gli obiettivi relativi alla seconda dimensione, ovvero la dimensione ambientale, per “le sempre crescenti sfide ambientali, che pongono una seria minaccia alla sicurezza comune nella regione dell’OSCE e oltre”.

La delegazione della Santa Sede chiede una “cooperazione più efficace”, e nota che gli Stati si sono impegnati riconoscendo che “la cooperazione ambientale e la cooperazione e la promozione della allerta precoce possono essere strumenti utili nel diminuire tensioni come parte di uno sforzo più grande nella prevenzione dei conflitti, la costruzione della mutua confidenza e la promozione delle relazioni di buon vicinato”.

Parlando ad una sessione sul buon governo e la lotta alla corruzione, il rappresentante della Santa Sede ha sottolineato che “quasi su base quotidiana, assistiamo al modo in cui le minacce ambientali poste da differenti tipi di disastri stanno sempre più esercitando pressioni sulle economia nazionali, sulla stabilità e sulla prosperità”, facendo crescere il rischio di “tensioni tra le nazioni” e rappresentando spesso “la causa alla radice dei movimenti popolari tra i confini e lo sfollamento di gente”.

È sempre più urgente fare cooperazione, e “l’OSCE ha dato contributi importanti da questo punto di vista, siamo convinti che possa continuare a farlo”.

Secondo la Santa Sede, gli sforzi OSCE possono essere rafforzati riflettendo sul fatto che ci sono due crisi, una sociale e una ambientale, e che si devono cercare soluzioni globali – un approccio che “dovrebbe ispirare una diplomazia multilaterale basata sulla cultura dell’incontro su sforzi comuni per affrontare sfide ambientali sociali e culturali attraverso meccanismi globali”.

                                                           FOCUS NUNZIATURE

Un nuovo nunzio in Bolivia

Il 17 novembre, Papa Francesco ha nominato l’arcivescovo Fermin Emilio Sosa Rodriguez nunzio apostolico in Bolivia.

Messicano, classe 1968, l’arcivescovo Sosa Rodriguez è sacerdote dal 1998, anno in cui è entrato nella pontificia accademia ecclesiastica. Ha preso un dottorato in diritto con relatore l’attuale Cardinale Gianfrano Ghirlanda.

Ha lavorato nelle rappresentanze pontificie di Papua Nuova Guinea, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Stati Uniti d’America e Serbia.

Il 31 marzo 2021 Papa Francesco lo ha nominato nunzio apostolico in Papua Nuova Guinea, al posto dell’arcivescovo Kurian Matthew Vayalunkal che era stato destinato alla nunziatura di Algeria. È stato ordinato arcivescovo del Cardinale Pietro Parolin, che nell’occasione fece un lungo viaggio in Messico. Il 16 dicembre, ha unito all’incarico di nunzio in Papua Nuova Guinea quello di nunzio presso le Isole Salomone.

In Bolivia, sostituirà il nunzio Angelo Accattino, che il 2 gennaio 2023 è stato nominato invece “ambasciatore del Papa” in Tanzania.

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L’ambasciatore di Bulgaria presso la Santa Sede presenta le credenziali

Il 16 novembre, Kostadin Tashev Kodzhabashev, ambasciatore di Bulgaria presso la Santa Sede, ha presentato le credenziali a Papa Francesco. Nel servizio diplomatico dal 1989, è stato nel Ministero degli Affari Esteri esperto nel Dipartimento dell’America Latina e nell’Amministrazione delle Organizzazioni Internazionali e Capo del Dipartimento dell’America Latina nella Divisione Asia, Africa, America Latina e Australia.

Quindi, sempre nel ministero, ha ricoperto il ruolo di Vice Direttore del Dipartimento per la Nato e le Questioni di Sicurezza e Direttore del Dipartimento dell’America Latina nella Direzione dell’America.

Ha poi avuto incarichi nelle ambasciate di Nigeria, Zimbabwe, Italia, Spagna. Il suo primo incarico da ambasciatore è stato da ambasciatore di Bulgaria in Spagna e Andorra, dal 2012 al 2016. Nel 2016, ha preso la guida della Direzione Generale delle Relazioni Bilaterali dal 2016 al 2019, e quindi è stato ambasciatore in Ucraina dal 2019 al 2023. Nell’ultimo periodo ha anche ricoperto l’incarico di viceministro degli Affari Esteri di Sofia.