Assisi , lunedì, 13. novembre, 2023 17:00 (ACI Stampa).
“Il primo pensiero è rivolto alle guerre che dominano gli scenari del mondo, con il loro tragico seguito di morti, violenze, distruzioni, barbarie e profughi. Non c’è pace senza sicurezza e questa non può essere garantita solo dalle armi! La pace è il problema dei problemi, perché la guerra genera ogni male e versa ovunque i suoi veleni di odio e violenza, che raggiungono tutti, pandemia di morte che minaccia il mondo. L’alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti. Non bisogna smettere di credere che si può arrivare a comprendersi! Non è ingenuità, ma responsabilità!”. Lo ha detto il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, nella relazione di apertura della 78/ma Assemblea Generale Straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana che si è aperta nel pomeriggio ad Assisi.
Parlando del conflitto in Terra Santa il Presidente della CEI ha ringraziato per la sua testimonianza il Cardinale Pizzaballa che “testimonia la vicinanza pacifica della Chiesa cattolica a tutti coloro che sono nella sofferenza e indica con coraggio la via della riconciliazione e della difficile ma indispensabile soluzione politica”. “L’odio – ha aggiunto il Cardinale Zuppi - non deve mai giustificare la violenza contro gli innocenti. Preoccupa, in queste ore, il risorgere dell’antisemitismo. Sappiano i nostri fratelli ebrei italiani che la Chiesa non solo è loro vicina, ma che considera ogni attacco a loro, anche verbale, come un colpo a sé stessa e un’espressione blasfema di odio”.
Ricordando poi le devastazioni ambientali in Italia, non è mancato l’appello per la cura del creato. “È tempo – ha scandito il porporato - di avanzare proposte concrete, perché vi siano comportamenti adeguati a questi cambiamenti climatici e non si espongano i poveri e le future generazioni a enormi tragedie”.
Il Cardinale Zuppi ha poi scattato una istantanea della situazione italiana: “nel nostro Paese nel 2022 i poveri assoluti sono il 9,7% del totale della popolazione, cioè quasi 5 milioni 700mila persone. E, dato ancor più allarmante, tra questi poveri rientra il 21% delle famiglie con 3 o più figli minori. Particolarmente urgente è diventata la questione casa: il costo di mutui e affitti rischiano di strozzare molte famiglie che hanno lavori precari e sottopagati. Sentiamo la necessità di una politica della casa che interpella tutti. Nelle città turistiche si preferisce guadagnare trasformando gli appartamenti in B&B piuttosto che affittare a prezzi calmierati alle famiglie o a studenti fuori sede. La somma di egoismi fa perdere di vista il rapporto tra la proprietà e il bene comune, tra i beni privati e la destinazione universale dei beni. Guardando al futuro del nostro Paese, alla crisi della natalità che da anni suscita grande preoccupazione ma non altrettante risposte, penso alla presenza di persone di origine non italiana, giunte qui emigrando: i loro figli, cresciuti con i nostri, parlano la nostra lingua e si pensano tra noi. Nessun governo finora ha posto mano seriamente a dare la cittadinanza a chi cresce in Italia, per offrire l’orgoglio di sentirsi pienamente parte di una comunità della quale vivere diritti e doveri”.
Poi un avviso al governo dopo l’accordo per limitare l’immigrazione sottoscritto con l’Albania. “Non abbiamo ancora tutti gli elementi per comprendere come sarà realizzata la creazione dei centri in Albania per i richiedenti asilo. Auspichiamo che i diritti umani dei richiedenti asilo siano rispettati. Riaffermiamo che sui migranti serve un’azione dell’Europa corale, comune e condivisa dove l’esternalizzazione non può essere la soluzione. Riaffermiamo come sul tema dell’emigrazione è necessaria un’Europa consapevole, responsabile e davvero unita e solidale, che non lasci l’Italia da sola. Le due bandiere, italiana ed europea, esposte sui nostri edifici, suggeriscono ai concittadini che l’Unione non è un accessorio, ma un modo di pensare l’Italia, pienamente sé stessa ed europea. Questa realtà, non semplice da gestire politicamente, è presente al Governo e al Parlamento, ma deve crescere nella coscienza dei cittadini e degli attori della politica”.