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Ma cosa pensa la Chiesa del Deep State?

Il XV Rapporto Sulla Dottrina Sociale della Chiesa del Mondo dell’Osservatorio Van Thuan affronta il tema del Deep State. Non c’è il punto di vista della Chiesa. Ma dovrà esserci

Osservatorio Van Thuan | la copertina del XV rapporto della dottrina sociale nel mondo | Osservatorio Van Thuan Osservatorio Van Thuan | la copertina del XV rapporto della dottrina sociale nel mondo | Osservatorio Van Thuan

Quello che manca, nel XV rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa del Mondo, è proprio il punto di vista della Chiesa. Ma non è una mancanza del rapporto. È che il tema che viene affrontato, quello del Deep State, o – per dirla in maniera romantica – del Grande Burattinaio che muove i fili di Stati e governi – non è ancora un tema che è diventato parte di una riflessione, se non teologica, almeno sociologica all’interno della Chiesa Cattolica. E sarebbe ora.

Ancora una volta, l’Osservatorio Van Thuan mette il dito della piaga e lo fa con uno sguardo controcorrente, in perfetta continuità degli studi degli ultimi anni che hanno affrontato il tema della proprietà privata e della sorveglianza, hanno toccato l’idea del Great Reset e quella di un modello cinese troppo vicino, delineando i contorni di quella che sembra diventare una nuova dittatura globale.

Ora, questo XV rapporto guarda alla realtà in maniera diretta, affronta il tema del Deep State, cerca di definirne i contorni. E lo fa negando ogni complottismo, ammettendo che lo Stato Profondo è formato da monadi, a volte disorganizzate, sottolineando a volte la romanticità di una teoria del complotto che spesso non ha ragione di esistere, ma allo stesso tempo portando avanti una critica feroce alla società moderna che permette il perpetuarsi di un Deep State come forma di controllo globale.

È un rapporto che celebra il quindicesimo anno di vita, mentre l’Osservatorio Van Thuan fa vent’anni, e il vescovo Giampaolo Crepaldi, iniziatore di entrambi, sottolinea che “i Rapporti hanno svolto la funzione unica di mostrare la fecondità della prospettiva della Dottrina Sociale della Chiesa, capace di alimentare visioni e soluzioni di problemi sociali”.

Ora, c’è bisogno di guardare allo Stato Profondo. Nella loro scheda introduttiva, Riccardo Cascioli e Stefano Fontana sottolineano che prima di tutto deve essere definito il Deep State e poi chi sono i soggetti che ne fanno parte, con la considerazione che oggi il fenomeno è globale, e globalità è inteso “non come estensione planetaria, ma soprattutto come profondità radicale”.

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Ci sono attori centrali e attori secondari e gregari. Gli attori sovranazionali superano quelli interni ad uno Stato.

C’è, insomma, un sistema ben oliato che però ha i suoi limiti, e infatti, scrivono gli Autori, “se gli attori del Deep State – pensiamo alle grandi fondazioni statunitensi – possono contare su elevate competenze favorite dalle loro grandi risorse, è anche vero che il reclutamento degli ‘adepti’ e le carriere per cooptazione lasciano passare anche grandi incompetenze”.

Cosa fa il Deep State? Provoca “una trasformazione della diffusa concezione della società civile”. C’è un fenomeno, che è la “costituzione all’interno degli enti del Terzo Settore di una nuova élite di attori che si candidano per entrare in collusione con altri e potenti attori del Deep State nazionale e internazionale”.

Il rapporto sottolinea che il Deep State è un fenomeno politico, che usa il presunto “populismo” per gettare in cattiva luce chi si oppone, come ad esempio “qualsiasi movimento politico pro-family e pro-life.

Secondo gli autori “lo Stato profondo è invece un fenomeno politico che si radica nella visione moderna della politica intesa come convenzione”, una modernità che stabilisce il primato della coscienza e dunque “stabilisce i caratteri dell’ideologia”, mentre diventa più sfumata la dimensione pubblica e privata “che tocca perfino l’amministrazione della giustizia”.

Il Deep State – proseguono Cascioli e Fontana – “è possibile per gli stessi motivi per cui è possibile lo Stato moderno, ossia l’inesistenza di legami naturali e finalistici tra gli uomini. Possiamo dire: la finzione. La situazione originaria di anarchia non viene risolta dallo Stato moderno ma solo nascosta, coperta dal manto del potere, e, quindi, permane sotto le apparenze della sua assolutezza, per esprimersi anche nelle forme dello Stato profondo”.

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La denuncia è che “ciò che lega le menti e le braccia degli attori del Deep State è il rifiuto dell’ordine naturale per la creazione di un ordine artificiale”.

In un saggio del Rapporto, il Cardinale Raymond Leo Burke sottolinea che “un ordine internazionale staccato dal giusto ordine delle famiglie e delle nazioni, infatti, diventa facilmente lo strumento di attacco ai beni più fondamentali: i beni della vita, della famiglia e della religione. Diventa uno degli ‘altri dèi’ che, invece di salvaguardare e promuovere la libertà dell’uomo, lo rende schiavo. Infatti, solo Dio governa il mondo nella sua interezza. Proporre un unico governo mondiale significa negare l’autorità e il potere di Dio”.

Tra i saggi, da notare quello di Gregor Puppinck, direttore dello European Center for Law and Justice, che ha dettagliato come i grandi think tank e fondazioni influenzino le politiche europee sui temi della famiglia e della vita, addirittura arrivando a fare assumere come esperti i loro impiegati.