Roma , venerdì, 3. novembre, 2023 14:00 (ACI Stampa).
Vogliamo gridare al mondo che vogliamo la pace, che la violenza genera violenza e che la nostra fiducia in Dio è grande. Ma se Dio ci chiamasse a sé, siate certi che dal Cielo continueremo a pregare con voi e a supplicarlo con maggiore forza di avere compassione del suo popolo e di voi. Pace, sicurezza, unità e fratellanza universale, questo è ciò che desideriamo e questa è la volontà di Dio e anche la nostra. Come in cielo così in terra”.
A scrivere questo messaggio è stata una cristiana della comunità di Gaza, legata al Movimento dei Focolari, in cui ringrazia coloro che nei giorni immediatamente successivi all’attacco terroristico di Hamas e la controffensiva armata di Israele: “Non voglio parlare della guerra e della sofferenza che stiamo vivendo. Voglio dire che, alla luce di questi avvenimenti, nutriamo speranza per il fatto che ci sono persone come voi. I vostri messaggi, le vostre chiamate ci hanno dato molta gioia. Mi avete dato la forza di non arrendermi al male, di non dubitare della misericordia di Dio e di credere che il bene esiste. In mezzo ad ogni oscurità c’è una luce nascosta. Non possiamo pregare, pregate voi, noi offriamo e il nostro operare insieme è completo”.
Partendo da tale messaggio abbiamo contatto lo scrittore e giornalista Michele Zanzucchi, docente di comunicazione all’Istituto Universitario ‘Sophia’ di Loppiano, per comprendere se l’inasprimento del conflitto in Terra Santa vuol dire che la ‘polveriera’ del mondo è esplosa: “Si possono usare tante espressioni per raccontare quel che è successo tra Israele e Hamas in questi giorni drammatici. Certamente la furia con cui Hamas ha attaccato Israele ed i suoi abitanti e la risposta violentissima dell’esercito israeliano che in queste ore sta prendendo piede contro quella prigione a cielo aperto che è Gaza hanno tutti i segni di una ‘santabarbara’ che esplode. Da troppo tempo la questione israelo-palestinese non ha avuto quell’attenzione della comunità internazionale che sarebbe stata necessaria”.
Quanto ha ‘pesato’ l’invasione in Ucraina nella destabilizzazione del Medio Oriente?
“Non credo che vi siano rapporti particolari di causa ed effetto. Certamente il conflitto che in Ucraina sta vedendo la Nato da una parte e la Russia con i suoi alleati dall’altra è una replica di quanto da decenni sta avvenendo in Medio Oriente, in Iraq, in Siria, in Libano… Certamente gli uni e gli altri stanno cercando di trarre profitto (è triste dirlo) dalla crisi attuale in Medio Oriente. In particolare, a proposito del conflitto del Donbass, ci si chiede se gli Usa possano continuare a rifornire gli ucraini di armi in misura corrispondente a quanto richiesto da Kiev. Le prossime settimane ce lo diranno”.