Parigi , martedì, 31. ottobre, 2023 14:00 (ACI Stampa).
Due anni dopo la pubblicazione del rapporto CIASE (la Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa), il presidente della commissione, Jean-Marc Sauvé, si fa intervistare da Le Parisien per esprimere i suoi dubbi. Ma, alla fine, più che dubbi sul rapporto, Sauvé mostra dubbi sulla risposta della Chiesa, alimenta divisione, chiede ancora riforme strutturali e dottrinali nella Chiesa che di certo non sono competenza della CIASE, con colpi di scena come la richiesta di considerare l’abuso su minori non solo come peccato contro il Sesto Comandamento, ma anche contro il Quinto, perché “per la CIASE lo stupro di una minorenne è un’opera di morte”.
Se Sauvé ha parlato di nuovo è anche perché il rapporto è stato molto contestato, per metodologia e calcolo.
Si parla, infatti, di 300 mila vittime nella Chiesa cattolica, ma è anche vero che solo 3 mila persone hanno contattato le autorità di riparazione e richiedono assistenza. I numeri, insomma, non quadrano. Ma Sauvé lo spiega con il fatto che “siamo di fronte a due categorie di vittime: quelle che accettano il processo di riparazione e quelle che scelgono il silenzio. O perché non hanno sentito parlare della richiesta di testimonianze e dell'esistenza degli organismi di riparazione, o perché è troppo difficile parlarne”.
Sauvé rilancia: la Chiesa ha mostrato grande contrizione, su riconoscimento e riparazione individuale, ma ora c’è bisogno di misure preventive per il futuro, e i suggerimenti della CIASE – lamenta – “non sono stati ascoltati”.
Quali sono i suggerimenti? “Aprirla a più laici, più donne, per regolare le questioni di abuso di potere”. E ancora, dare maggiore responsabilità ai vescovi, che non sono nemmeno stati d’accordo a parificare l’abuso al quinto comandamento.