Milano , lunedì, 30. ottobre, 2023 16:00 (ACI Stampa).
Quella che si vive al momento in Terrasanta è una “situazione diabolica”, di fronte alla quale l’unico antidoto è “l’amore”, perché ogni altra parola rischia di essere fraintesa. Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Terrasanta, spiega così l’ora buia che si vive in Israele, dove i leader religiosi sono chiamati a dire parole di conforto e anche a parare i colpi di una diplomazia che ora si trova in guerra, e che dunque non comprende, né può accettare, gli appelli al cessate il fuoco o quelli umanitari senza vedere un cedimento alla logica dei terroristi.
Essere patriarchi, vescovi, sacerdoti in Terrasanta è dunque una sfida delicata, che il Cardinale Pizzaballa ha dettagliata in un incontro organizzato a Milano da Tempi il 28 ottobre, il cui tema riguardava la conservazione della speranza dopo che il Paese è in una situazione drammatica a seguito dell’attacco di Hamas il 7 ottobre.
Collegato in videoconferenza, intervistato da Giancarlo Giojelli, il Cardinale Pizzaballa ha parlato sia della situazione della comunità cristiana in Terrasanta ma anche di come lui personalmente sta vivendo quello che è successo.
Lo sguardo, ovviamente, va alla piccola comunità cristiana di Gaza, la quale “ha tutti i motivi per essere disperata: hanno abbandonato le loro case, vivono alla meno peggio nel complesso della scuola che non è attrezzata per queste cose. Non ci sono le docce per 700 persone, ad esempio, e intanto cadono le bombe”.
Nel mezzo del loro spavento, però, il Cardinale li vede spaventati ma anche pieni di fede, ed è lì che si incontra il Risorto, perché “La resurrezione la si incontra nelle persone che la testimoniano. Dentro una tragedia immane, la morte di cui sono circondati – in 18 sono morti tra i cristiani – io vedo Cristo risorto nostra speranza dentro gli occhi e la vita di quelle persone. Per me l’ultima parola l’avranno loro, qualunque cosa accada”.