Città del Vaticano , domenica, 29. ottobre, 2023 10:28 (ACI Stampa).
Non le strategie, non i calcoli umani, non le mode del mondo. Il centro di tutto, punto di partenza è “amare Dio e il prossimo”. E per farlo si deve “adorare e servire”, perché “adorando Lui ci riscopriamo liberi noi”, e perché “non c’è amore di Dio senza coinvolgimento nella cura del prossimo”. Papa Francesco indica questa strada nella messa che conclude questa prima tappa del Sinodo su Comunione, Missione e Partecipazione. E chiede che l’adorazione sia centrale, per i pastori e per le comunità, per ripartire davvero da Gesù Cristo.
Alla fine, è stato licenziato un testo di sintesi, 42 pagine fortemente emendate, al termine di una discussione finale lunghissima e come corollario di un dibattito che si è giocato molto sui media, non solo nell’aula sinodale. Al termine di questo percorso, Papa Francesco cerca di rimettere l’amore per Dio e per il prossimo al centro della vita della Chiesa, in una omelia un po’ più lunga degli standard, in una Basilica di San Pietro colma di padri sinodali ma anche di cardinali e vescovi di Curia.
Amare Dio, dunque, con uno slancio di amore che significa “adorare e servire”.
Prima di tutto, adorare, perché “l’adorazione è la prima risposta che possiamo offrire all’amore gratuito e sorprendente di Dio”, significa “riconoscere nelle fede che solo Dio è il Signore e che dalla tenerezza del suo amore dipendono le nostre vite, il cammino della Chiesa, le sorti della storia. Lui è il senso del vivere: il fondamento della nostra gioia, la ragione della nostra speranza, il garante della nostra libertà”.
Papa Francesco sottolinea che adorando Dio “ci riscopriamo liberi noi”, e infatti nella Scrittura l’amore per Dio è “associato alla lotta contro ogni idolatria”, perché “mentre dio libera, gli idoli rendono schiavi”, e “ci ingannano e non realizzano mai ciò che promettono”.