Intrieri descrive anche le anomalie del processo, nota che nella questione del palazzo della Borsa di Budapest, altra vicenda finanziaria che vede lo IOR coinvolto, gli ex vertici dello IOR sono stati citati in giudizio per mala gestio, e in un processo civile, non in un processo penale. Ci si chiede allora perché si sia deciso addirittura di procedere penalmente, e con l’intervento di Papa Francesco con quattro rescritti – a partire dal primo in cui si da allo IOR “il permesso di collaborare solo con il promotore di giustizia e nessun’altra autorità”, mentre vengono condotte perquisizioni, intercettazioni, persino interrogatori – nota Intrieri, ripercorrendo anche altre testimonianze processuali – “irregolari”, con il risultato che la Segreteria di Stato viene completamente trascurata, mentre “l’indagine del promotore parte dalla falsa verità del dottor Mammì che omette di indicare tutti i passaggi”.
Un grande complotto?
E allora come si arriva alla prima trattativa di Londra, quella che sposta il controllo delle quote dell’immobile da Mincione a Torzi? E come si arriva al totale controllo del palazzo operato da Torzi con le golden share, cioè le sole mille azioni con diritto di voto?
Torzi – nota Intrieri – ha “la convinzione di essere legittimato dall’esercizio della gestione che gli era stata promessa da Perlasca.” L’accusa, aggiunge l’avvocato, delinea un quadro in cui “Enrico Crasso, Gianluigi Torzi e Fabrizio Tirabassi” si muoverebbero in contrasto con le direttive che vengono loro date.
Ma l’indagine non ha tenuto conto di alcune deposizioni importanti, come la nota di Pena Parra, e ha preferito “una altra strada che ha visto irruzione sulla scena di personaggi equivoci che sarebbe stata messa da parte – come la signora Chaouqui, che sarebbe stato meglio di non sentire”, nasce con una denuncia “tardiva di Mammì”.
Intrieri delinea un quadro di pressioni, ricorda l’incarcerazione per otto giorni di Gianluigi Torzi in Vaticano, mette in luce che le intercettazioni autorizzate da un rescritto vengono disposte il 6 agosto, addirittura prima della denuncia del revisore dell’8 agosto, e si intercetta anche monsignor Mauro Carlino che “al tempo non era nemmeno conosciuto dal promotore di Giustizia”.
Le perdite della Segreteria di Stato
E intanto, nota Intrieri, i bilanci dello IOR “non sono brillanti”, e lo IOR fa calare drammaticamente il contributo dato alla Segreteria di Stato. L’attenzione, però, è sull’investimento di Londra, ma “dire che un investimento è illecito perché il risultato è stato sbagliato è scorretto finanziariamente e logicamente. Se avesse fatto guadagnare la Chiesa qualcuno avrebbe contestato il peculato?”
L’avvocato di Tirabassi lamenta l’interrogatorio “quasi intimidatorio” a Perlasca, paventa il dubbio che la signora Genevieve Ciferri (che aveva “guidato” monsignor Perlasca in alcune situazioni, e che è stata interrogata) abbia indirizzato a senso unico le indagini su Tirabassi, Crasso, il Cardinale Becciu, ricorda che Perlasca si sentisse minacciato eppure “non si è mosso nessuno, ed è un silezio che parla da solo”.
Sono tutte circostanze che fanno aleggiare sulla vicenda – sottolinea l’avvocato Intrieri – “il sospetto della ragione di Stato”.
Nel mezzo si trova Fabrizio Tirabassi, che in realtà – spiega Intrieri – fa le ragioni della Segreteria di Stato, durante la trattativa di Londra aspetta fino all’ultimo anche una firma del sostituto per chiudere l’operazione laddove la Segreteria di Stato “era solo per osservare, perché l’accordo doveva essere tra le altre società”, mentre Pena Parra arriverà poi ad avocare a sé tutta la gestione di Londra, come spiega nel memoriale. Eppure – nota Intrieri – “il sostituto non è mai stato interrogato in istruttoria”, sebbene consegni il memoriale in cui nota di “essere tenuto all’oscuro della trattativa”.
Poi c’è la trattativa con Torzi, la presunta estorsione, eppure il 3 per cento che si definisce, che però sarebbero una sorta di standard riconosciuto per la gestione e l’uscita della gestione. Se tutte queste sono le evidenze “si torna all’idea del capro espiatorio”
La gerarchia della Segreteria di Stato
L’avvocato Intrieri mostra due documenti del Cardinale Pietro Parolin, uno che richiede a Credit Suisse il rifinanziamento di un credito alla base delle trattative, e l’incarico di sostituto dato a Pena Parra, e in entrambi i casi si dettaglia il pieno potere di firma dato al promotore, anche “poteri di firma disgiunta su ogni contratto”.
In fondo, di fonte alla legge vaticana “l’unico responsabile di un determinato atto è il superiore”. Tirabassi poteva decidere da solo? No, nota Intrieri. Tirabassi voleva nascondere i suoi incontri? No, risponde ancora Intrieri, tanto è vero “la preparazione dei fatti di Londra è preceduta da una serie di incontri dei magnifici tre Giovannini, Intendente e Milanese con Tirabassi, ma anche due incontri in Segreteria di Stato, a metà e fine ottobre 2018”.
La posizione di Squillace
Secondo Intrieri anche l’avvocato Squillace “dice qualche bugia”, specialmente per quanto riguarda il suo ruolo nella trattativa di Londra.
Il 20 ottobre è stato sentito il legale di Squillace, che ha chiesto la assoluzione da tutte le imputazioni, dalla truffa all’appropriazione indebita, fino al riciclaggio perché il fatto contestato non sussiste. Su Squillace pende una richiesta di condanna a 6 anni di reclusione, con sospensione dall’esercizio della professione e una multa per 12.500 euro.
L’accusa contesta a Squillace di aver scritto il documento con tutte le risposte ai dubbi del sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Edgar Peña Parra sui contratti con i quali il controllo del palazzo di Londra passava, tra il 20 e il 22 novembre 2018, dal fondo Athena del broker Raffaele Mincione (imputato) alla società Gutt di Gianluigi Torzi (anche lui imputato).
Secondo l’avvocato, non c’è prova che Squillace abbia truffato la Segreteria di Stato, perché “ufficialmente non è mai stato incaricato di assisterla” , né si può rivendicare la paternità delle question and answers.
Insomma, la responsabilità di Squillace “deriva da un messaggio in cui dice a Torzi, sono stato tre ore al telefono con Tirabassi e domani arriva la procura” anche se non ne è sicuro.
Si è anche parlato di “truffa contrattuale”, ma il legale ha redatto, ricorda Bertacco, solo il Framework Agreement (Fa), che definiva l’uscita della Segreteria di Stato dal fondo Athena di Raffaele Mincione per entrare, per la gestione del palazzo di Londra, nella società Gutt con Gianluigi Torzi. E non lo Share Purchase Agreement (Spa), che lasciava a Torzi mille azioni con diritto di voto della società Gutt, che per sei mesi ha controllato il Palazzo di Sloane Avenue, lasciando alla Segreteria di Stato 30 mila azioni senza diritto di voto e senza controllo dell’immobile.
Sono comunque contratti “non ingannevoli né fraudolenti”, e la clausola delle golden share a Torzi “sono una clausola”, mentre non c’è traccia di scambi di email tra Squillace e Perlasca e Tirabassi, né la Segreteria di Stato, secondo l’avvocato, “ha tratto alcun pregiudizio economico dalla condotta di Squillace".
E Squillace non sarebbe responsabile della presunta estorsione di Torzi – dice l’avvocato – perché “non sapeva niente” della richiesta del suo assistito, e “di questo non si è occupato” nonostante fosse l’avvocato del broker, né ci sarebbe prova della contestata appropriazione indebita e successivo riciclaggio di circa 619 mila euro, perché la cifra è piuttosto
“è il totale dei trasferimenti da un conto di Squillace ad un altro, frutto di parcelle per rapporti professionali precedenti e successivi alla vicenda” del palazzo di Londra. La parcella richiesta di 350 mila euro alla Segreteria di Stato.
I prossimi appuntamenti
Come procederà il processo? L’8 novembre, alle 16, interverrà la difesa di Gianluigi Torzi, così come pure il 21 novembre. Il 9 e il 10 novembre sarà la volta dell’avvocato di Enrico Crasso. Il 20 novembre, i legali di monsignor Mauro Carlino, mentre il 22 novembre, e forse per un’oretta del 6 dicembre (insieme con la seconda parte dell’arringa del legale di Fabrizio Tirabassi), è prevista la difesa del cardinale Angelo Becciu. Il 4 e il 5 dicembre, toccherà infine ai legali di Raffaele Mincione.